Le radici della civiltà, da Oriente ad Occidente, in un tempo di grandi trasformazioni e di ondivaghi cammini a cavallo tra presente e ritorno al passato, rappresentano, senza alcun dubbio, un elemento dirimente, un valore non transeunte, la dimostrazione che il cammino dell’uomo pur tra difficoltà e criticità, procede e guarda avanti. Soltanto che per farlo deve avere coscienza e perfetta conoscenza di ciò che è stato, di come le diverse espressioni dell’umanità hanno proceduto nel difficile percorso della civiltà, bene tanto prezioso quanto più attaccato e vilipeso.

La crescita esponenziale della tecnologia nel suo insieme e le applicazioni scientifiche sempre più specializzate nei confronti della conoscenza di ciò che è stato costituiscono uno strumento formidabile a disposizione dell’uomo per comprendere il proprio cammino alla luce delle impronte di coloro che ci hanno preceduto, lasciando testimonianze incredibili, magnificenti, a volte anche singolari ed inquietanti, ma pur sempre segno dell’umanità e del suo seguire con determinazione quell’imperativo che in un epoca apparentemente oscurantista come il Medio Evo, ci ha lasciato l’opera di Dante. Un cammino appunto nella essenza dell’umanità e della sua caratteristica, quella rivolta a tutti noi di non esser fatti “a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”!

La capacità dell’uomo di oggi, le sue grandi realizzazioni scientifiche, l’approntamento di strumenti capaci di scandagliare le profondità dei mari come i picchi delle montagne, le aree urbanizzate e i deserti e di “leggere” anche dallo spazio la nostra Terra, stanno permettendo di aggiungere elementi di conoscenza un tempo non immaginabili e che danno un contributo potente all’analisi anche di quel che credevamo di conoscere già. A dimostrazione che il fluire della vita e della civiltà, come quello insondabile della natura sono e saranno sempre un volano di intuizione, di studio, di approfondimento e di conoscenza senza se e senza ma.

In fondo, riuscire ad avvicinarci passo dopo passo alla comprensione di ciò che siamo, attraverso ciò che come umanità siamo stati, costituisce forse l’impresa più esaltante, il valore immanente al quale ancorarci pur nelle incertezze, nelle criticità, nei rischi del presente. Non in una prospettiva di supremazia e di prevalenza degli uni sugli altri che di questa civiltà comune sarebbe il tradimento più odioso, ma consapevoli che le migliaia di rivoli che vengono dal passato, le tracce di civiltà ora sepolte o scomparse ma di cui conserviamo l’enigmatico ricordo, sono le fondamenta sulle quali ci siamo forgiati tra avanzate e fermate, vittorie e sconfitte nel rapporto con l’ambiente e con gli altri esseri viventi del pianeta. Spesso si dice che sarebbe necessario un nuovo umanesimo come quello che nel Quattrocento e nei secoli a venire diede impulso alla civiltà, soprattutto in Occidente. In realtà, quel che occorrerebbe è un nuovo approccio non settoriale, non solo sistemico ma in un certo senso panoptico, ovvero capace di comporre nel modo più coerente possibile il mosaico dell’eredità che il passato ci ha consegnato da un angolo all’altro del globo e saperlo di nuovo valorizzare e accettare per quel che è. Andare a ritroso per cercare conferme di teorie che negano in qualunque forma l’altro inteso come simile, come uomo tra gli uomini, nel tentativo di sterilizzare e creare una specie diversa da quella che la natura ci ha permesso, costituisce per chi sembra seguire queste strade folli, il più alto tradimento della nostra casa comune!

Una lunga premessa per introdurre quello che ogni anno, da quasi un quarto di secolo, è un appuntamento unico nel panorama italiano, la XXII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico che si terrà a Paestum dal 14 al 17 novembre prossimi. Un riferimento necessario al quel Mediterraneo che è stato culla delle più grandi e durature espressioni della civiltà umana nel corso dei millenni e che ancora ci riserva scoperte e conoscenze senza pari. E a quella parola, “turismo” che letta nelle intenzioni di chi propone questo incontro vuole indicare una nuova ed unica strada per avvicinarci al passato e fare tesoro di quello che esso ancora ci racconta e che ci lascia intendere. Ed archeologia, ovvero, studio, lettura, comprensione dell’Arché, vocabolo greco che indica il "principio, l’origine", adoperato per primo dal filosofo Anassimandro per designare il principio di tutte le cose e che nei secoli è stato l'obiettivo principale delle ricerche dei primi filosofi greci, alcuni dei quali lo individuavano in un unico elemento (acqua, aria, infinito, fuoco), mentre altri in una pluralità di elementi. Parliamo di quasi tremila anni fa, quando la speculazione filosofica e scientifica non aveva certamente gli strumenti dei quali oggi disponiamo. Eppure è da lì e a questa che dobbiamo sempre tornare e fare riferimento, per presentarci cristallini ed “innocenti” di fronte al nuovo, alle scoperte che ancora ci attendono.

È a queste scoperte e a coloro che le hanno inseguite, trovate, valorizzate e che per esse, per difenderle dall’ignoranza e dall’oscurantismo, hanno anche dato la propria vita che la Borsa Mediterranea ha consacrato il riconoscimento più alto e distintivo, l’International Archaelogical Discovery Award “Khaled al-Assad”, intitolato al direttore e responsabile dell’area archeologica di Palmira in Siria ucciso dai miliziani dell’Isis mentre cercava di salvare dalla distruzione e dallo scempio i tesori millenari di uno dei siti più suggestivi del Medio Oriente, quel Medio Oriente che fu culla delle grandi civiltà del passato e alimento per quelle che nei secoli si sono susseguite. Giunto alla quinta edizione, verrà assegnato venerdì 15 novembre nel quadro delle giornate della XXII BMTA promosso dalla stessa Borsa in collaborazione con le testate internazionali Antike Welt (Germania), Archéologia (Francia), Archeologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Gran Bretagna), e ancora dalla francese Dossiers d’Archéologie.

Khaled al-Asaad “era uno studioso completo, ma soprattutto era una persona tipica delle famiglie delle città del deserto. Questo tipo di uomini, come i beduini di un tempo, sono caratterizzati da una amabilità, da una cortesia e da un’ospitalità straordinaria che per loro è del tutto naturale - il ricordo dell’archeologo italiano Paolo Matthiae - non eccessiva, ma misurata e discreta, Khaled al-Asaad era una persona di grandissima amabilità, misura e gentilezza d’animo. Anche archeologi che non si occupano di quel periodo, cioè di antichità romane, andavano di frequente a Palmira in visita e la disponibilità di Khaled era totale. Era una personalità fortemente radicata nella città, ma per il carattere internazionale del sito che gestiva era una sorta di cittadino del mondo”.

L’Archaelogical Discovery Award a lui dedicato è l’unico riconoscimento intitolato agli archeologi che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti al servizio del territorio. Su questo significato si sono trovati concordi Ugo Picarelli, direttore della Borsa e Andreas Steiner, direttore della rivista Archeo nella convinzione che “le civiltà e le culture del passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante assumono oggi sempre più un’importanza legata alla riscoperta delle identità, in una società globale che disperde sempre più i suoi valori”.

L’edizione 2019 vede in competizione la Bulgaria con il ritrovamento nel Mar Nero del più antico relitto di nave intatto del mondo; l’Egitto, dove a Sud del Cairo nell’area della piramide di Unas, nella necropoli di Saqqara, è stato trovato un laboratorio per la mummificazione: la Giordania con la scoperta di quello che viene indicato come il pane più antico del mondo, tracce ritrovate a Shubayqa 1 nel Deserto Nero della Giordania, Nord-Est del Paese, da un gruppo di ricercatori delle Università di Copenaghen, di Cambridge e l’University College di Londra. Si tratta di una focaccia di pane azzimo carbonizzata di circa 14mila anni fa; l’Italia con le iscrizioni e le due dimore di pregio scoperte a Pompei e restituite alla luce: la Casa con giardino con il bel portico affrescato e gli ambienti decorati da vivaci megalografie e la Casa di Giove con le pitture in primo stile e gli eccezionali mosaici; la Svizzera dove è stata rinvenuta la più antica mano in metallo d’Europa vicino al Lago di Bienne nella zona occidentale del Cantone di Berna dove grazie al metal detector in occasione di una bonifica ambientale, è venuta in superficie la riproduzione di una mano in bronzo, leggermente più piccola del normale di circa ½ kg, che è la più antica rappresentazione in metallo di una parte del corpo umano mai trovata in Europa e risalente a circa 3.500 anni fa. Presenta una sorta di polsino in lamina d’oro e una cavità interna che, si pensa, potesse permettere di montarla su un bastone o una statua.

E, certamente, con l’hastag “#unite4heritageforPalmyra” si svolgeranno una serie di incontri dedicati alla vergogna internazionale della distruzione del patrimonio culturale e la disintegrazione dell’eredità che da esso ci arriva. Parteciperà la figlia di Khaled, Fayrouz Assad, con tra gli altri Mounir Bouchenaki Consigliere Speciale del Direttore Generale Unesco, Paolo Matthiae Archeologo e Direttore della Missione archeologica in Siria dell’Università di Roma“La Sapienza”, Mohamad Saleh, ultimo direttore per il Turismo della martoriata città siriana.

Nel solco del dialogo interculturale che costituisce l’essenza stessa dell’appuntamento nella cornice suggestiva di uno dei luoghi archeologici più belli d’Italia e del mondo, la Borsa viene anche riconosciuta come best practice a favore del confronto. Quest’anno sono 30 i Paesi partecipanti. Come sempre dal 2015, continua l’impegno a ricordare gli attacchi al patrimonio culturale mondiale, con riferimento al 18 marzo di quattro anni fa, quando la violenza assassina degli estremisti islamici assaltò e uccise nel museo del Bardo a Tunisi, con un incontro intitolato “#pernondimenticare” con la partecipazione del direttore Moncef Ben Moussa.

A fianco di questi appuntamenti, che costituiscono il fulcro dell’impegno che unisce persone e nazioni nella direzione della salvaguarda, conservazione e promozione del patrimonio culturale e dell’eredità del passato in tutto il mondo, si dipanerà nei quattro giorni come ogni anno la riflessione sul fare di oggi, alla luce delle nuove tecnologie; la sfida culturale rivolta alle giovani generazioni; l’impegno a fare del turismo archeologico una punta di diamante dell’approccio turistico alla cultura e alle sue testimonianze; la conoscenza e l’approfondimento del lavoro che sostiene l’archeologia, le figure centrali, la formazione, l’istruzione con un approccio a tutto campo che caratterizza dalla sua nascita la Borsa!