Quanti se ne vedono in giro di bluff e quotidiane ipocrisie! Si potrebbe rispondere ai grandi temi e quesiti esistenziali, semplicemente con luoghi comuni o altrettante eterne bugie, ma personalmente ho imparato troppo presto a pensare, di conseguenza mi diverto da sempre a sfatarli tutti, i luoghi comuni. Ce ne sono tantissimi e a qualcuno piace citare i più famosi come: “Anche la regina ha bisogno della vicina”, “L’occasione fa l’uomo (a volte anche la donna) ladro”; il fatto è che tali aforismi più che esser presi come giudizi o consigli vengono vissuti da chi li pronuncia quasi come se fossero dogmi (dicasi dogma principio che si accoglie per vero o per giusto, senza esame critico o discussione).

Ecco, dunque, il nocciolo della questione: senza esame critico o discussione, senza trasformare la propria esperienza in qualcosa di unico. Senza mai pensare, nemmeno per un instante al caso, alla bellezza della transitorietà, al dubbio e alla certezza.

Se potessi scegliere fra tutti i proverbi, alcuni me li terrei, altri li cambierei, altri ancora li getterei via. Se avessi potere troverei una strada per modificare vecchie dicerie pronunciate da chi ha vissuto esperienze personali ormai troppo vecchie per essere prese per buone, e che sicuramente sono lontane da questa vita e da questa strada. Da dove nascono quelle espressioni, quei modi di dire tanto comuni da esser assunti a legge, se non nelle strade, al mercato, quando ci si trova gomito a gomito, nella vita reale insomma.

È qui che scenderei, negli agglomerati urbani, nelle scuole, nelle residenze condominiali; ecco, in queste ultime, in particolare vivono specie davvero bizzarre del genere umano. Si tratta di singolari figure che non vedono, non ascoltano, non parlano, non dicono, non si espongono, ma che magicamente conoscono morte-vita-miracoli di ciascun essere del loro piccolo orticello e dell’intero Pianeta. Tali individui amano eccessivi gesti di affetto, per poi dirsene alle spalle di tutti i colori, tanto che se le pietre potessero parlare i declamati amore e tesoro si trasformerebbero in sonore strascicate di capelli.

Ma andrei decisamente oltre, uscendo dalle liti e dagli amori condominiali, andando incontro a quel famoso modo di dire, che recita: “Mal comune mezzo gaudio”. Tale affermazione può avere diverse accezioni, una delle quali sarebbe che per una disgrazia non devi preoccuparti, perché succede a tutti. Gaudio deriva dal latino e vuol dire godere, per cui mezzo gaudio è mezza gioia, come per dire godi, tanto succede anche ad altri. Il bello dei proverbi è che sono aperti alle libere interpretazioni e sono altamente democratici, tanto che quel Mal comune è riferito anche ai ladri, agli spacciatori, agli assassini. Per questo motivo non bisognerà più meravigliarsi se qualcuno delinque o ruba o uccide, anzi bisognerà provare quel mezzo gaudio, di cui parla quel proverbio, per sentirsi in un momento, e in qualche circostanza addirittura parte di quella melma che modifica il DNA dell’essere umano.

La vita non è una strada e neppure un proverbio lo è, e forse la parte più interessante è che non esistono massime che indicano un percorso o che ci modificano geneticamente, e spesso vivere vuol dire trovare le risposte nella confusione del mondo, dove ogni passo non è la strada, ma una strada.