Nel 2008, in occasione del centenario della scomparsa di Edmondo De Amicis, la De Agostini ha pubblicato un’edizione speciale del libro Cuore con illustrazioni e copertina di Ugo Nespolo. Dei famosissimi nove racconti mensili Nespolo raffigura solo La piccola vedetta Lombarda, Il piccolo scrivano fiorentino, Sangue romagnolo e Naufragio. Le sue immagini di forte impatto emotivo e di vivacissimi contrasti cromatici raccontano visivamente lo sviluppo narrativo di ognuno dei quattro racconti, quasi in sequenza temporale di accadimenti, pur concentrandoli ciascuno in un unico quadro d’insieme. Una vera e propria chicca editoriale per adulti attempati che hanno, tra i legami sentimentali che li collegano all’infanzia, anche il ricordo tenace della lettura di quelle pagine e della commozione che ne scaturiva.

Fatale, per i fortunati possessori di questa edizione, l’irrefrenabile impulso di andare tra i cimeli di famiglia alla ricerca dell’edizione dei tempi della scuola elementare, che forse da qualche parte sta ancora conservata e dimenticata. Può capitare, se la ricerca ha felice esito, di trovarne una vecchia e malandata copia, che prima di finire nelle nostre maldestre mani di scolaretti è stata in quelle di uno dei genitori, e forse anche dei nonni, per cui è visibilmente stremata, con qualche pagina staccata dalla legatura e miracolosamente superstite, la cucitura allentata e la copertina ferita e restaurata alla buona con nastro adesivo. Eccola quella che io, che sono nel novero degli attempati nostalgici di quelle letture, ho avuto la buona sorte di trovare: Edmondo De Amicis. Cuore. Libro per ragazzi. Nuova edizione popolare illustrata con disegni di A. Ferraguti, E. Narni e A.G. Saporito. Milano, Fratelli Treves, Editori, 58° migliaio, 1926.

Lasciando scorrere le pagine tra indice e pollice viene al naso un tenue odore di canfora che il libro ha conservato, quasi gelosamente custodito tra le pagine, traccia evidente della premura conservativa dei nostri predecessori, che affidavano tutto alla naftalina e alla canfora per la difesa dagli insetti. È illustratissimo: dalla prima all’ultima pagina. Ma come sono diverse queste immagini da quelle vivacissime di Nespolo! Sono tutte improntate alla cupezza delle vicende di un tristissimo anno scolastico di fine Ottocento a Torino e alla tragicità dei racconti mensili. Per di più la tristezza sconfortante delle aule disegnate dai tre celebri illustratori non è poi così lontana da quelle delle nostre alla metà degli anni Cinquanta dello scorso secolo.

Il nostro straordinario maestro di terza elementare un bel giorno del primo trimestre ci lesse il primo racconto: Il piccolo patriota padovano. Aveva una voce calda e piacevole con una cadenza nemmeno a farlo apposta torinese. Noi ci sentimmo solidali all’orgoglioso bambino padovano che rifiutava le elemosine da gente che parlava male dell’Italia. Aspettammo sospettosi, dopo la lettura, l’interrogazione o i pensierini da fare. Ma non successe niente. Poi fu la volta della Piccola vedetta lombarda, finalmente un racconto di guerra! E poi toccò al Piccolo scrivano fiorentino. E poi, di nuovo, un altro racconto di soldati: Il tamburino sardo. E, stranezze del maestro, leggeva, ma non ci interrogava mai su quelle letture. Non ci imponeva i temi in classe e nemmeno i dettati, come il maestro Perboni, protagonista di Cuore, che ricorre ai racconti mensili proprio come esercizio di dettato.

Eravamo noi che mettevamo in campo discussioni animatissime per decidere se c’era più eroismo nella vedetta lombarda o nel tamburino sardo; se era più generoso l’infermiere di Tata o Ferruccio di Sangue Romagnolo o quel faticatore del piccolo scrivano. Il maestro interveniva solo per sedarci quando la discussione si faceva troppo animata. E nessuno di noi avrebbe confessato, per non apparire debole come una femminuccia, che alla fine di ogni racconto il groppo alla gola ci impediva di parlare. Insomma, noi settantenni di oggi, ai tempi delle elementari abbiamo amato De Amicis, come un eroe. Che scrittore! Che uomo generoso!

Poi riletta da adulti qualche pagina meno avvincente rispetto a quelle dei nove racconti mensili, è sorto qualche dubbio sulla sincerità dell’uomo e dello scrittore. A parte la retorica della bontà, dell’eroismo, del valore civico, del gusto per le disgrazie che serpeggiano nel libro, qualche sospetto ci è venuto che lo scrittore fosse, sotto sotto, un po’ classista e un po’ prevenuto col meridione. Un esempio per tutti. Il sesto giorno di scuola, un sabato, arriva in classe un nuovo iscritto, un ragazzo calabrese descritto così: “Un ragazzo dal viso molto bruno, coi capelli neri, col le sopracciglia folte e raggiunte sulla fronte; tutto vestito di nero… che guardava noi con quegli occhioni neri, come spaurito”. Il nuovo iscritto non ha né nome né cognome, mentre il capoclasse, che ha incarico di andarlo ad abbracciare per conto di tutti i bambini piemontesi, il cognome ce l’ha. Per non dire di quanta retorica c’è nell’incontro tra il carbonaio e il signore: roba da sceneggiata napoletana d’avanspettacolo.

Poi, ancora, curiosando nella corrispondenza tra De Amicis e l’editore Treves, riportata in un saggio dottissimo, abbiamo scoperto di come sia stato costruito a tavolino il best seller Cuore, col dichiarato intento di costruire un’opera per tutti che facesse piangere, che rasserenasse e desse forza. Così Cuore, pubblicato nel 1886, è già annunciato dall’editore nel 1879 come un sicuro capolavoro, del quale esiste al momento solo il titolo. Il successo è clamoroso. Già nel 1892 il libro raggiunge il record clamoroso della centesima edizione. Perfino in Parlamento c’è chi addita l’opera di De Amicis come un modello.

Sbirciando in rete tra le offerte di vendita del Libro Cuore, a giudicare dal rapporto tra edizioni in commercio e edizioni usate, con prezzi quasi d’antiquariato, sembrerebbe che il suo pubblico forte è proprio quello degli adulti.

I bambini di terza elementare di oggi, già praticissimi di smartphone e di messaggini, possono ancora appassionarsi alle avventure di Enrico Bottini il protagonista, di Derossi il primo della classe o di Franti il cattivo? O commuoversi seguendo i piccoli eroi di Naufragio e di Sangue romagnolo?

Chissà! Perché non provarci?