Avrebbe compiuto cento anni il prossimo ottobre, Gianni Rodari. Eppure non si direbbe perché la bellezza delle cose semplici ma fatte ad arte, come le sue rime e le sue narrazioni, è senza tempo. È per questo motivo che sono diventate grandi classici e che, già nel 1970, per l’originalità del suo lavoro, a Rodari veniva conferito il prestigioso Premio Hans Christian Andersen, considerato alla stregua di un Nobel per la letteratura per l’infanzia, mai più assegnato a un autore italiano, dopo di allora.

Rodari, infatti, trattava i suoi testi, soprattutto le filastrocche, come “giocattoli poetici” che, con ritmi e suoni, esplorano le potenzialità della lingua, sperimentando nuove architetture compositive ed esaltando il potere liberatorio delle parole attraverso accostamenti insoliti, paradossi, nonsense ed errori creativi. Si ricollegava, in questo modo, ai surrealisti francesi, come Breton, Queneau ed Éluard, e alle ricerche di linguisti, come Martinet. Quando sognava di creare una “fantastica”, si rifaceva, invece, al filosofo tedesco Novalis, che nel XVIII secolo scriveva: “Se avessimo anche una fantastica come abbiamo una logica, allora sarebbe scoperta l'arte dell'inventare”. Perché, spiegava Rodari a proposito dell’invenzione, “nei bambini il bisogno della fiaba c’è e questo può anche essere in contraddizione con le esigenze della società che ha il bisogno di educare uomini efficienti, produttivi però in una sola direzione (sono chimico, sono industriale, sono ingegnere e così via…). Ma se noi vogliamo degli uomini completi dobbiamo educare anche la loro immaginazione…”

Le poesie, i racconti e le filastrocche di Gianni Rodari, infatti, sono senza dubbio tra i testi più evocativi che siano mai stati scritti. È praticamente impossibile leggerli senza iniziare a viaggiare con la fantasia, dando forma e colore a storie e personaggi. Le immagini nascono da sole. Non a caso Rodari durante la sua vita, strinse importanti sodalizi proprio con due grandi artisti, Bruno Munari, conosciuto nel 1960, che divenne subito suo grande amico, ed Emanuele Luzzati, conosciuto due anni più tardi. Con entrambi condivideva l’attenzione seria, sincera e profonda verso il mondo dei ragazzi. Lo testimoniano le parole che nel 1980 Rodari dedicò a Luzzati, "... una caratteristica di Lele che i ragazzi capiscono: il suo rifiuto di stabilire gerarchie tra impegni "importanti" e impegni meno "importanti", tra cose grandi per grandi e cose per bambini. Non ci sono per lui lavori di seria A e lavori di serie B. In quel che fa sta sempre dentro tutto intero”.

Ecco perché Einaudi Ragazzi ha realizzato un omaggio perfetto per celebrare il centenario della nascita di Rodari: un volume per il quale sono stati chiamati a raccolta cento tra i migliori illustratori italiani e stranieri invitati a realizzare una tavola dedicata alla propria fiaba o alla propria filastrocca preferita.

Einaudi è lo stesso editore che, tra i primi, si accorse della genialità, dell’umanità e dell’umorismo delle opere di Rodari, che definiva “surreali, ilari e politiche”. Non c'è niente di più politico, infatti, di questo pensiero: “Tutti gli usi della parola a tutti mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”. E poi nelle sue poesie, Rodari affronta tematiche sociali, come quelle della pace e della guerra, dell’uguaglianza e della libertà.

Il volume da poco pubblicato si intitola Cento Gianni Rodari. Cento storie e filastrocche. Cento illustratori ed è un libro d’arte a tutti gli effetti: una selezione di cento tra gli scritti più belli di Rodari affiancati da opere inedite di talenti dell’illustrazione e della grafica artistica. Un’occasione per riscoprire il suo universo creativo, popolato da una moltitudine di esseri, umani e animali, colorata, dolce e bizzarra, e per sollevare lo spirito rileggendo testi che ci ricordano con decisione il valore e l’importanza del potere della fantasia.