Il Sud è abbandonato a se stesso, lo è da anni; la disoccupazione e l’inquinamento, l’Ilva di Taranto, i veleni di Crotone, la terra dei fuochi in Campania, questi sono solo alcuni dei mali che attanagliano il Meridione d’Italia, creando un profondo solco e un divario sempre più incolmabile fra Nord e Sud. Le ultime polemiche hanno interessato Matera e Venezia, che secondo alcuni non hanno ricevuto lo stesso trattamento, dopo i disastri causati dal maltempo. In effetti, nella romantica e antica città di Venezia si sono viste sfilate e passerelle di personaggi pubblici e politici, mandate in onda più volte al giorno dai più importanti mass media nazionali. Quando disastri ambientali e tragedie colpiscono tutta la nostra penisola, non possono esistere differenze di nessun genere.

Purtroppo la storia è prepotentemente simile alla quotidianità, soprattutto quando parliamo del Sud d’Italia. Oggi, i molti problemi che imperversano in questa parte dell’Italia sono come la peste e il colera di non molti anni fa.

Nel 1884 il colera, infatti, ebbe la funzione di portare Napoli al centro della cronaca, tanto che tutti volevano salvarla, un po’ come avviene oggi con le varie emergenze, ma si tratta purtroppo solo di trovate pubblicitarie.

Le epidemie colpivano ripetutamente Napoli, facendola somigliare al terzo mondo. Le precarie condizioni economico sociali, igieniche e il sovraffollamento peggioravano la situazione, c’era proprio bisogno di qualche Super eroe, che arrivasse e mettesse le cose a posto, proprio come oggi non avviene per inquinamento, disoccupazione, emigrazione e roghi tossici. I vicoli di Napoli erano privi di luce, la maggior parte della popolazione viveva in miseri bassi. Il colera del 1884 causò oltre 7000 morti. Come oggi, anche allora l’emergenza rendeva ladri, sfruttatori, corrotti tutti indistintamente: imprese edili, politici, usurai, speculatori di ogni grado e specie. I risultati del risanamento del 1884 furono l’abbattimento di 17 mila abitazioni fatiscenti, di 144 strade, 56 fondachi e 64 chiese, sì anche una parte di storia fu demolita, per far spazio ai profitti. Le menti eccelse che avevano concepito tutto ciò, non si preoccuparono di ricostruire per i meno abbienti, ma tale operazione portò a un’impennata del mercato immobiliare. Nel mercato entrarono molti imprenditori del Nord, in particolare del Piemonte che specularono e si arricchirono alla faccia del Risanamento, con appalti e subappalti taroccati, e alle spalle di povera gente che non ebbe più abitazioni dove vivere. La storia è sempre uguale: l’emergenza fa nascere la necessità di salvare, poi ci si accorge che qualcosa forse non va bene e viene istituita una commissione d’inchiesta, che come nel caso del Risanamento dell’Ottocento, non risolve proprio nulla, ma in compenso individua loschi affari e intrecci pericolosi fra politica e malavita, e purtroppo non condanna nessuno.

Il programma di sventramento del centro storico di Napoli interessò i quartieri bassi come Pendino, Porto, Mercato, Vicaria e il sindaco della città Nicola Amore, fece richiesta al governo di una legge speciale per distruggere quella parte di Napoli, che vide la luce nel 1885. In quegli anni non vi era ancora una cultura che permettesse di salvaguardare il centro storico e le sue bellezze, per cui, purtroppo, Napoli fu sventrata togliendo abitazioni alla gente povera, cancellando l’arte e la cultura di una delle città più ricche di storia al mondo. Addirittura, grandi scienziati, architetti e artisti dell’epoca definirono Castel dell’Ovo “un rudere che non ha più ragione di essere in piedi”. Fortunatamente, qualcuno non credette a quelle sciocche affermazioni.

Veniamo ai giorni nostri, dove politici ed esperti propinano ricette per risolvere il problema dei roghi tossici nella terra dei fuochi; allora si parla di droni e di bonifiche, di telecamere e di esercito, senza però arrivare a una soluzione definitiva. Da anni è sul tavolo di grandi scienziati la questione dell’Ilva di Taranto e non si riesce ad uscire fuori da quel groviglio e dall’insormontabile dilemma: lavoro o salute?

Un’altra triste realtà è quella dei veleni di Crotone, dove industrie ora dismesse, per anni hanno sversato nei terreni i veleni delle loro lavorazioni, tanto che il mare è pieno di sostanze tossiche, come l’aria e i terreni, i suoli sui quali sono costruite addirittura abitazioni, caserme e scuole. Tutto questo però non fa notizia come l’arrivo di personaggi politici a Venezia, che muniti di stivaloni attraversano piazza San Marco fra telecamere, giornalisti e foto rubate; chissà se avranno trovato l’oro nell’acqua alta, insieme a una nuova emergenza.