La storia ci ha insegnato che grandi avvenimenti, spesso drammatici, a volte vissuti nel presente come semplici banalità, siano poi stati determinanti nel cambiamento della società, nella crescita di noi esseri umani agendo piano piano nell’ombra e determinando dapprima una totale crisi sia economica, politica, sociale e poi grazie alla resilienza, alla capacità dell’uomo di adattarsi all’imprevisto e alla capacità di ogni essere vivente di reagire sono divenuti il motore dell’evoluzione.

Ogni generazione ha avuto il suo shock che ha determinato un nuovo inizio… forse la pandemia Covid19, il Coronavirus, è il nostro punto di non ritorno.

Mi viene in mente mia nonna e la Prima guerra mondiale: la guerra non era veicolata dai media e nessuno sapeva la quantità di morti effettivi. Ed erano tanti ed erano giovani. Molte donne hanno perso il marito e hanno dovuto lavorare e darsi da fare… questo ha segnato un cambiamento.

Mi vengono in mente i miei genitori e la Seconda guerra mondiale. Immaginate quale trasformazione ha portato al mondo intero! Non entro nel dettaglio non essendo uno storico ma è immaginabile come la società rialzandosi dalla miseria lasciata dalla guerra fosse del tutto cambiata in abitudini e atteggiamenti.

Mi vengono in menti disastri naturali che modificano città e territori abbattendosi su tutto e tutti senza freni… Gli stati si rialzano soffrendo e cambiano le quotidianità e cambia il modo di approcciarsi alla natura.

Mi viene in mente la peste nera… una pandemia che negli anni successivi al 1347 afflisse il mondo arrivando dalla Cina portata dai ratti che attaccavano il virus agli uomini. Secondo studi moderni uccise almeno un terzo della popolazione del continente, provocando quasi 20 milioni di vittime, ebbe un apice e poi lentamente si spensero i focolai. Oltre alle devastanti conseguenze demografiche, la peste nera ebbe, come è ovvio, un forte impatto sulla società del tempo. La cultura ne rimase influenzata per decenni tutti i grandi autori, tra cui Boccaccio, parlano della peste. La popolazione in cerca di spiegazioni e rimedi arrivò talvolta a ritenere responsabili gli ebrei dando luogo a persecuzioni e uccisioni. Altri diedero la colpa dell’epidemia alla volontà di Dio e di conseguenza nacquero diversi movimenti religiosi come i flagellanti.

La storia alla fine ci ripropone sempre le stesse cose, modificate dal tempo, ma sono le stesse prove a cui veniamo sottoposti… Oggi nell’epoca della crisi di affettività, nell’epoca dell’individualismo non poteva che arrivare un Coronavirus a segnare le distanze e a farci apprezzare le uguaglianze.

Ciò che oggi appare come uno scenario apocalittico forse potrà renderci migliori. Di certo ci ha già cambiato.

Cosa potrà insegnarci umanamente?

Forse a vedere l’essere umano in maniera differente…

Ci hanno obbligato a non baciare, a non stringere la mano e ci hanno chiesto di restare a casa e non viaggiare.

Ci hanno chiesto di limitare le nostre effusioni… a noi che fino a ieri eravamo il popolo cialtrone e caciarone che bacia e abbraccia e festeggia in ogni dove.

Ci adattiamo a questo nuovo modo di approcciarsi ma quando il culmine della diffusione del virus si fermerà forse saremo meglio di prima e chissà magari daremo la mano anche al senegalese che ci porta Glovo o chiederemo a un cinese se va tutto bene.

Un’altra cosa ci viene insegnata: dinnanzi alla salute non esistono nemmeno i fratelli. Se sei infetto non devi avvicinarti a me! Se ho anche solo il dubbio che tu venga da una zona rossa… non venire qui, resta a casa tua…Torna prepotente il tema dell’appartenenza ad un luogo “mi casa non è tu casa”. Le radici, l’appartenenza si delineano chiaramente. Abbiamo trascorso 30 anni cercando di distruggere le differenze territoriali e di cancellare i confini e invece oggi li rimettiamo in maniera decisiva. I siciliani non vogliono i bergamaschi, i sardi non aprono volentieri ai lodigiani, i francesi non gradiscono i piemontesi, i rumeni non sono più interessati ai milanesi… Possiamo fare patti di ogni genere e dividere anche dei soldi ma la salute no, ognuno si tiene la propria.

I cambiamenti immediati che possiamo già percepire sono lavorativi

Il nostro approccio allo studio e al lavoro è cambiato si è evoluto e così sarà per sempre. Non si torna indietro perché abbiamo visto ciò che si può fare e abbiamo messo un tassello in più al nostro potenziale futuro. Per la prima volta giovani adulti e vecchi hanno tastato con mano cosa vuol dire digitalizzazione, quale vera rivoluzione si stava lentamente insinuando senza che fosse comprensibile a tutti.

Per la prima volta il Paese si è dovuto bloccare – scuole chiuse, uffici chiusi, attrazioni chiuse – e abbiamo avuto ben chiaro il senso del tracollo.

Non poter andare a scuola, all’università, non poter portare avanti il nostro lavoro ha dato un totale senso di inadeguatezza e di incapacità… ma poi la tecnologia si è proposta come rimedio.

Mai come adesso l’home working è sembrata una reale soluzione. La possibilità di lavorare a casa è richiesta da molte persone da molto tempo ma solo ora viene apprezzata e torna utile. Il coronavirus ci sta insegnando che si può lavorare ovunque e comunque che basta volerlo…

E la scuola… I ragazzi a casa, sono felici di questa seconda vacanza. Per i genitori devastante. Per i prof. un incubo perché non si potrà portare a termine il programma ministeriale. Quindi tutti bocciati? No, siamo in era digitale: ecco arrivare la piattaforma online che permette a tutti i ragazzi delle medie e del liceo di studiare online. Ci si connette con una password e tutta la classe insieme comunica, ci si scambia idee, si confrontano i compiti. A dirigere è una professoressa.

Il futuro post Covid

Ma cosa ci sta prefigurando questo nuovo modo di vivere, studiare e lavorare?

I nostri ragazzi lontani da scuola ma comunque connessi, la possibilità di portare avanti programmi e corsi senza muoversi dal proprio divano… decidendo chi vedere e chi no. Noi adulti in pigiama a portare avanti cortesi conversazioni di lavoro con altri colleghi magari mentre cuciniamo la pappa del bambino?

Studiare e vivere al tempo del Coronavirus è questo. Mi fa paura… No, non voglio più questa evoluzione!!! Davvero il futuro è questo quadro inquietante?

Abitazioni che ci accolgono con ogni comfort… temperature adeguate, aria salubre, raffrescamento monitorato con un’App, divani grandissimi e schermi Lcd enormi, sound al top, frigoriferi che parlano e sputano ghiaccio, elettrodomestici che cucinano per noi… e figli e genitori che ci vagano dentro come robotiche presenze: a casa si studia, si lavora, si fa ginnastica. Per conversare si fa una multi chat, per amare si va su Meeting, per viaggiare si guarda Instagram… tutto a casa mentre fuori il clima è soffocante, l’aria irrespirabile, gli alberi secchi, le macchine troppe, i mezzi pubblici pochi, e magari virus e cavallette che invadono l’atmosfera…

Anno 2100. Io non ci sarò.