Laureata in Scienze Politiche, autrice, pittrice, regista teatrale, con al suo attivo numerose commedie rappresentate in tutta Italia, ha fondato la "Compagnia Legamani". Scrittrice di numerosi romanzi, nel 2014 ha pubblicato Un sogno vero, il primo libro illustrato a bocca e dal quale è stato tratto un cartone animato. È assessore del comune di Zibido S. Giacomo, con le deleghe al tempo libero, biblioteca, accessibilità e affari generali.

Tutte le attività che ho svolto nella vita sono state dettate dall'entusiasmo e dalla continua voglia di fare. Nonostante l'impossibilità di muovermi, dovuta alla disabilità, non sono mai riuscita a stare ferma e i miei tanti interessi mi hanno dato la possibilità di esprimermi al meglio, con mille sfumature. Io non cammino e non muovo le mani dalla nascita a causa dell'atrofia spinale muscolare e da più di un anno non parlo quasi più per una tracheostomia dovuta a una pesante influenza.

La vita non è mai stata facile per me, ma ho sempre cercato di fare il possibile per essere felice. Mi sono laureata, ho viaggiato molto, ho scritto 3 libri e 23 commedie teatrali, sono stata assessore presso il mio comune in provincia di Milano, sono stata inviata di Striscia la notizia, ho gestito un circolo culturale, ho aperto un'agenzia di servizi e ho amministrato un locale. Ora e da sempre dipingo e decoro oggetti di qualsiasi tipo. Prima della tracheostomia, che mi ha cambiato la vita togliendomi la libertà, ho sempre pensato di essere perennemente in vacanza, adesso è tutto più difficile, ma cerco di conservare il mio entusiasmo e la voglia di fare qualcosa di nuovo. In qualche modo ce la farò!

La sua esistenza è stata segnata da un'invalidità, che però le ha anche permesso di stimolare e mettere in luce potenzialità altrimenti latenti, come giudica, complessivamente, l'approccio dei media ai temi della disabilità?

Purtroppo i media parlano poco di disabilità e quando lo fanno emerge molta retorica. Il buonismo la fa da padrone e non dà spazio alla ricchezza della diversità. Io credo che, per esempio, si potrebbero avere presentatori disabili, ma penso che il pubblico non sia pronto. Il pregiudizio è ancora molto presente, così come la paura del diverso.

Nella vita ha scritto 23 commedie teatrali e tre libri: a livello emotivo e di coinvolgimento, che differenza sente tra scrivere una commedia e un romanzo?

Naturalmente il coinvolgimento emotivo nello scrivere è molto diverso, perché in due libri, un romanzo e una favola, ho parlato di me e del mio vissuto e nel terzo ho raccontato storie di persone a me molto vicine. Le commedie sono nate, invece, per divertire, anche se il mio intento è sempre stato quello di parlare di temi sociali ed è così che sono riuscita a portare in scena opere brillanti, ma intimamente serie. Scrivere è sempre, comunque, un'esperienza profonda ed entusiasmante, che libera l'anima e dà spazio alla propria fantasia.

Lei ha sempre dimostrato una grande forza d'animo nell'affrontare situazioni critiche, come vede si possa uscire dalla pandemia che oggi sembra sconvolgere il mondo?

La pandemia sta stravolgendo il nostro modo di vivere, sta cambiando le nostre abitudini e io credo che riusciremo a tornare alla normalità solo con il rispetto. Rispetto verso il prossimo e per le regole. Non si può dar spazio all'egoismo, perché sarebbe devastante. Alcuni passi importanti li abbiamo fatti, adesso dobbiamo solamente continuare a pensare di essere parte di un grande progetto di salvezza. Insieme si può vincere.

È promotrice dell'associazione "Si può fare": ce ne può descrivere finalità e progetti?

“Si può fare” è un'agenzia di servizi alla famiglia. Nella vita ho sempre conosciuto problemi di varia natura e attraverso questo progetto ho potuto aiutare tante persone a rendere più semplice la quotidianità. Giardinieri, cuochi, badanti, falegnami, piastrellisti, animatori, sono solo alcune delle figure che possono rispondere alle esigenze delle famiglie ed io sono il tramite. Ad ogni problema corrisponde una soluzione rapida ed economica, ecco il perché del nome dell'agenzia.

Che soddisfazione le dà la gestione di Happiness Cafè, che ha definito "la casa di tutti. il luogo dei vostri momenti felici?"

Aprire e gestire l'Happiness Cafè è stato un grande sogno per me. Ho sempre amato organizzare eventi, far divertire la gente e offrire piatti gustosi e di qualità. Con il locale ho dato spazio alla musica dal vivo, alle feste e alla convivialità. Ogni giorno trascorso all'Happiness Cafè è stato ricco di soddisfazioni, di impegno e d'amore e solo la malattia ha potuto interrompere il percorso che rifarei altre mille volte. Il sogno si è concluso, ma rimarrà per sempre nel mio cuore.

Tra i suoi romanzi, Un sogno vero rappresenta il tema di "amore e disabilità": ce ne vuole parlare?

Un sogno vero è una favola illustrata a bocca da me (dipingere è una delle mie passioni). È la vera storia d'amore tra me e il mio compagno e ho pensato di scriverla per due motivi. Il primo, per fare un omaggio ad un uomo dolce e coraggioso, che ha deciso di regalarmi il suo cuore, nonostante le tante difficoltà. Il secondo, per affrontare un tema spesso non considerato o visto con superficialità: amore e disabilità. Il pensiero comune è che una persona disabile non abbia davvero diritto ad una storia sentimentale, perché i problemi sono tanti e non possono che dar vita ad un rapporto malato. Un Sogno vero è una favola scritta per i bambini, ma che vuole arrivare al cuore degli adulti per cancellare i pregiudizi e la retorica che è figlia dell'ignoranza. La storia ha anche una colonna sonora scritta e cantata da Umberto Fortunato, il mio compagno.

Gestisce un circolo culturale il Mi-Rò, che propone musica blues e jazz: qual è il tipo di pubblico interessato a questo tipo di musica?

Mi-Rò è un circolo culturale. Il seme era lo stesso all'Happiness Cafè, ma il Mi-Rò è un'associazione culturale, gestita con dei soci, mentre l'Happiness Cafè era esclusivamente mio, anche se non mancava mai l'aiuto del mio compagno. La musica dal vivo è il cuore del progetto, apprezzato da molti musicisti blues, jazz, rock... e dagli amanti della musica suonata su un palco spazioso e sempre ricco di nuove proposte.

Vive alle porte di Milano, che differenza nota tra lo stile di vita e di rapporti umani di una metropoli e quello del più ristretto comune dove abita?

Io vivo in un piccolo paese, ma ho avuto la fortuna di studiare e laurearmi a Milano, dove spesso sono andata anche per divertimento. La metropoli offre centinaia di proposte allettanti, mentre il paesello garantisce rapporti quasi familiari. Ovviamente parlo di due mondi completamente diversi, ma per me entrambi ricchi di opportunità. La città è conoscenza, esplorazione, slancio; il paese è calore, semplicità, condivisione.