Uno strano signore si aggira per i moscoviti laghi Patriarsjie e si mette a chiacchierare con due intellettuali di regime che stanno discutendo su una pubblicazione riguardante l’inesistenza storica di Gesù Cristo. Quest’uomo, che dice di chiamarsi Woland e di occuparsi di magia nera, interviene nel discorso e afferma che lorsignori si sbagliano, Gesù è realmente esistito: lui lo sa, era presente. Inizia a raccontare il processo a Gesù in una versione totalmente discordante dai Vangeli ufficiali e predice la morte per decapitazione di uno dei personaggi.

Questo è il memorabile inizio di uno dei capolavori assoluti della letteratura sovietica: Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov. Il misterioso signor Woland è Satana in persona che, con il suo codazzo di demoni, porterà scompiglio nella cupa Mosca staliniana e “farà del bene” ai due sfortunati amanti del titolo.

Ma fermiamoci a questo incipit, che ha ispirato anche una delle più celebri canzoni dei Rolling Stones, ovvero Sympathy for the Devil. Già qui vi è in nuce quella forza sovversiva che fa del capolavoro di Bulgakov la più acuta critica del regime comunista, paradossalmente ancor più di opere “realistiche” come Vita e destino di Vasilj Grossman o Arcipelago gulag di Aleksandr Solženicyn. Perché Bulgakov non colpisce solo i metodi del regime, ma lo stesso materialismo che stava all’origine della filosofia marxista-leninista, “religione” ufficiale dell’Unione Sovietica.

Realismo magico. Con questa parola si definisce il genere cui appartiene Il Maestro e Margherita. Già questo è uno schiaffo alla letteratura ufficiale sovietica che pretendeva il “realismo socialista”, senza concessioni al fantastico. I libri di storia sovietici scrivevano che Gesù non è mai esistito, portando gli argomenti che il signor Berljoz, intellettuale che verrà decapitato, elenca. È il Diavolo stesso a smentire ironicamente queste argomentazioni.

Il secondo, grande colpo di genio di Bulgakov. L’apologia del “ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio” non viene affidata a qualche figura di santo o di angelo, ma a Satana. Un diavolo che non può non risultare “simpatico” anche ai credenti. Un diavolo che mette a nudo tutta la miseria del materialismo che impera nel regno di Stalin, la sua stupidità burocratica, la sua oppressione. Non solo in materia religiosa, ma anche scientifica: basti ricordare come alcuni rami della fisica (la relativistica, la quantistica) furono osteggiate in ambito sovietico in quanto erano la distruzione filosofica di ogni materialismo.

Il materialismo senza speranza: più tardi Woland, trovandosi dinanzi alla testa dell’ateo Berljoz, quello che negava l’esistenza di Gesù, gli dirà: “Lei è sempre stato un ardente fautore della teoria che, una volta tagliata la testa, la vita cessa nell’uomo, egli si converte in cenere e se ne va nel non essere. Mi è gradito comunicarle in presenza dei suoi ospiti, sebbene essi servano di prova a una teoria del tutto diversa, che la sua teoria è seria e ingegnosa. Del resto, tutte le teorie si equivalgono. Fra di esse ce n’è anche una secondo cui a ognuno verrà dato secondo la sua fede. Si avveri pure questo! Lei se ne andrà nel non essere, e io avrò il piacere di bere alla salute dell’essere dalla coppa in cui si convertirà”.

Woland brinda alla morte eterna dell’anima di chi non vuole credere che l’anima viva dopo la morte: d’altronde la stessa quantistica, scienza “idealista e borghese” insegna che l’uomo stesso determina la realtà.

Woland è un diavolo credente (d’altronde cos’è il diavolo se non un credente non praticante?) che ha un rapporto dialettico con “Yeshua ha-Nozri” ma che, di fatto, lo difende prendendosi gioco dell’ottusità del materialismo “di Stato” che pervade la società sovietica: un materialismo imposto come un dogma di fede rovesciato da una adorabile banda di demoni sovversivi.