Continuo a pensare che considerando la scuola come la conosciamo tutti sarà molto difficile prevenire nuove infezioni. Se invece pensiamo alla scuola come una delle tante funzioni della nostra Società, un sistema complesso vivente, allora potremmo farcela.

Proviamo a pensare alla prevenzione di nuovi casi di Covid-19 come un processo sociale?

Anche se la Thatcher, buonanima, iniziando un processo perverso mondiale, 33 anni fa affermava che la società non esiste? E tutti dietro, ciechi, come i bambini con il pifferaio di Hamelin.

Proviamo a pensare la giornata scolastica di un ragazzo/a come un processo?

I bambini vivono in famiglie quasi tutte costituite da uno, massimo due genitori, forse dei nonni, degli zii e dei cugini, forse qualche fratello, qualche figlio di un matrimonio precedente di uno dei due genitori, o di un terzo che se n’è andato.

Le famiglie vivono in case collettive, condomìni, o case singole, in campagna o in città. Brutte o belle. In quelle brutte e povere è più facile prendersi il virus - e altre malattie - affollamento, ignoranza, condizioni sociali, etc. ne sono la causa principale. I bambini possono infettarsi (perchè ci stanno più tempo) in famiglia, o nei luoghi che frequentano. La famiglia infatti, assieme alle RSA, è stata il luogo dove le infezioni si sono sviluppate di più. Se la famiglia viene considerata, come le RSA, le carceri e gli ospedali, un’istituzione chiusa, che funziona in tempi di pandemia come sempre, allora diventa pericolosa, se non lo è già sempre stata. Le regole per evitare la trasmissione del virus applicate per prime dagli adulti di casa, in casa e fuori casa, soprattutto sul lavoro (mascherine, riduzione dei contatti fisici, lavarsi le mani) sono essenziali affinché i loro bambini evitino, infettati dai grandi, di diventare portatori del Covid-19 o si ammalino - speriamo di no ma succede - ed evitino di portarlo a scuola. Quindi è soprattutto in famiglia che bisogna cominciare a prevenire le infezioni scolastiche da Covid e da altri agenti patogeni.

Per andare a scuola i ragazzi si accompagnano per strada o in macchina, o con i mezzi pubblici o con, quando ci sono, gli scuolabus.

I bambini che vivono in famiglie affiatate, accorte, osservanti le norme di sicurezza, nel corso degli spostamenti da casa a scuola, se abitassero vicino a scuola potrebbero andare a scuola a piedi, all'aperto come facevamo noi da piccoli, sin dalla prima elementare, e non ci è successo (quasi) mai niente. Camminare fa bene, previene l'obesità (il 30-40 % dei bambini sono in sovrappeso, perchè gli diamo troppo da mangiare e li teniamo inchiodati davanti a computer, televisione, play station, banco di scuola così stanno buoni e non rompono). Camminare per strada su un itinerario prestabilito è un buon modo per diventare autonomi e responsabili nel momento più giusto della vita (se aspetti a 12 anni è già tardi, rischia di diventare uno/a spostato/a) ed evitare di prendersi il virus, ben sapendo che se i nostri figli trovano degli assembramenti evitarli o infilarsi la mascherina è molto consigliato.

Mascherina, distanziamento e lavarsi le mani a scuola può risultare complicato... soprattutto se c'è qualcuno, istigato da genitori o compagni ignoranti, che canzona e bullizza i bravi ragazzi che lo fanno... sono comportamenti da apprendere, e qual è il luogo migliore per apprendere? Ma la scuola!!!

Ho visto atteggiamenti repressivi scattare nelle teste di alcuni direttori di plessi scolastici, gente che parla di 5 in condotta. Questi dirigenti scolastici dovrebbero essere messi nelle condizioni di non nuocere. Insomma, andar via, fare altro. La scuola non è un carcere.

L'atteggiamento paternalista (o maternalista) repressivo è proprio quello che non si deve fare, con i bambini (e con gli adulti) per indurre dei comportamenti utili alla collettività.

Nel corso dei primi mesi di scuola gli insegnanti dovranno aiutare i bambini a cambiare le loro abitudini dando soprattutto prima loro l'esempio, che è un misto fra comunicazione verbale e soprattutto non verbale: subire una lezione o una reprimenda su mascherina distanziamento e igiene delle mani e poi scoprire l'insegnante assembrarsi attorno alla macchinetta del caffè senza mascherina con altri venti potrebbe essere diseducativo.

Vale a volte più un gesto senza disconferme e contraddizioni che mille parole urlate.

Per le lezioni a scuola sarebbe finalmente il caso di smetterla con le lezioni frontali e i banchi in fila ad ascoltare ed a fare provette, esami scritti da poi correggere a casa... con la penna rossa. Fra i Paesi civili siamo fra gli unici con una scuola fatta di lezioni frontali, dalle elementari all'università, e questo è uno dei motivi della nostra arretratezza.

Quello che fa apprendere i bambini (e gli adulti) è invece l'esperienza, la curiosità stimolata da maestri più che insegnanti, il lavoro di gruppo, la ricerca, la vita con i compagni all'aria aperta, non solo in un’aula fatta con computer, che poi costano... l'aria aperta non costa. Ancora. Una didattica all’aperto e attiva, esperienziale, si può fare a scuola, tranne che in quelle da cent'anni presenti in palazzi obsoleti ed arcigni al centro delle città, scuole che andrebbero soppresse e trasferite in luoghi più umani. Forse è la volta buona...

Cambiare modo di fare scuola potrebbe essere una buona strategia per prevenire le infezioni. Soprattutto, lo dico da ex pediatra, nei luoghi non inquinati, insomma non vicino al raccordo anulare, che c'è anche rumore, e costruirci una scuola è stata un'azione perversa... sarebbe bene fare lezioni fuori dalle surriscaldate aule scolastiche.

È dimostrato che i bambini, quando stanno fuori, nel giardino della scuola a far lezione non si ammalano tanto come quelli che stanno dentro le scuole, a sentire lezioni spesso noiose. Come faremo con la ricreazione? In una classe che fa didattica attiva e divertente non c'è bisogno della campanella che batte le ore, scandisce il tempo e segna l'inizio o la fine delle lezioni. E che quando suona fa esultare, se le lezioni sono pallose. Come in fabbrica. come in caserma. Eliminiamo le campanelle.

Un lavoro interdisciplinare fra diversi insegnanti, un processo continuo di insegnamento sobrio, rispettoso dei tempi dei ragazzi/e e degli insegnanti, e giusto, è un buon modo per prevenire le infezioni, evitando di stancare i ragazzi in aula seduti per un'ora intera e poi evitando di far scatenare nei minuti di ricreazione l'argento vivo che i giovani cuccioli d'uomo accumulano per tutto il tempo che stanno seduti ad ascoltare uno che parla.

Va cambiato il modo di fare scuola, per prevenire noia, sedere quadrato e Coronavirus. Non è solo una questione semplicistica mascherina in classe sì o no.

La classe è un luogo chiuso? mascherina sì. Ma con fantasia e creatività, per non far male agli altri… ai propri amici… al maestro… al bidello. Il ritorno a casa potrà avvenire con le stesse modalità dell'andata.

La scuola che fa apprezzare ai ragazzi il piacere dell'autonomia e della responsabilità nel migliorare il proprio sapere è una scuola che previene l'infezione da Covid.

Nella inutile, se si ragiona come prima delle sue pratiche pedagogiche, celebrazione dei 150 anni della nascita di Maria Montessori forse queste, che sono le sue idee, spesso pure male o mai applicate, potrebbero essere una base pedagogica per prevenire le infezioni da Covid-19 a scuola. Sono 150 anni che se ne discute e che non si fanno. Mario Lodi ci aveva provato, con il Movimento di Cooperazione Educativa, una delle belle cose di 50 anni fa. Ci aveva provato anche Gianni Rodari. Potremmo proporre una "Slow School"... per la salute (anche mentale) dei bambini e degli insegnanti, e la loro libertà di fare delle cose intelligenti, non avariate da un concetto, sbagliato per un’impresa culturale ad alto contenuto educativo, di "management". Forse la prima cosa da fare è liberare tutti i soggetti che frequentano la scuola dai vuoti riti, pericolosi e inutili, della burocrazia, dai miti dell'insegnamento, a favore degli obiettivi di apprendimento responsabile e consapevole, dalla concezione carceraria delle scuole in cui i bambini e i ragazzi devono restare fermi ad ascoltare uno sconosciuto che parla, quando un educatore dovrebbe essere uno che li fa elaborare idee proprie su argomenti comuni... muovendosi anche di continuo, come i giovani devono fare... una scuola che libera l'intelletto è una scuola che attiva anticorpi contro i comportamenti imprudenti che fanno viaggiare il virus, assieme ai suoi fratelli, altri virus e ai batteri e previene le malattie e il rifiuto scolastico, invece di insistere su cose obsolete, antiche, tradizionali.

Diceva Basaglia, inutilmente anche lui commemorato in questi giorni se non si seguono un po' questi fin troppo ovvii suggerimenti, che "la libertà è terapeutica", oltre che educativa.

Non è un caso che ad Atene si discuteva passeggiando, come, appunto, i peripatetici. Poi il governo di Atene, la mitica, soppresse il loro capo, tale Socrate, con la cicuta... ma aveva ragione lui.

Per prevenire il Coronavirus a scuola proviamo a fare una Slow School? Ma devono essere i ragazzi e gli insegnanti a scegliere le parole chiave. Che possa essere la prima lezione partecipata del primo giorno di scuola...