Il cammino alla ricerca delle case delle grandi ribelli è pieno di sorprese. A volte ho impiegato molto tempo, altre volte mi sono persa e infine a volte ci sono arrivata per necessità o per caso, tanto pa-re che l'una non possa fare a meno dell'altro.
L'ultima dimora che ho visitato appartiene ad Aracne, una grande ribelle che, nascendo da un mito, è tra le prime donne della storia ad opporsi e a vedere, in realtà, la miseria di un potere che si ripete, dall'origine - da Caino e Abele - sempre uguale a sé medesimo.

Questa volta la via me la indica l'artista Marcello Landi che m'invia una serie di video e due link (vedi Affetto notte).
Narrano la storia di Aracne.
Parto da qui.
È notte e trovo la sua casa illuminata a giorno.

Ecco quello che Aracne mi racconta.

Vivevo a Colofone, nella Lidia, mio padre, Idmone, era un tintore. Ero e sono abilissima nel tessere. Ero e sono talmente brava in quest'arte che si diceva l'avessi imparata direttamente da Atena. Ma ciò non è vero. Quando esseri umani ciechi, sordi e muti, non vogliono riconoscere un'eccellenza per loro incomprensibile, si rivolgono agli dei. Nel mio caso era esattamente l'opposto, la dea ha imparato da me. Ero e sono talmente consapevole del valore della mia arte che l'ho sfidata. A nulla è valso il suo consiglio quando, in sembianza di donna anziana, venne nella mia casa consigliandomi di ritirare la sfida. Non ho mai sopportato il gioco sleale degli dei. Con le loro metamorfosi giocano sempre sporco.
E così la gara ebbe inizio.
Nella tela, con l'arma della mia arte svelai i loro inganni.
La composizione del mio arazzo era complessa, ma libera e narrava l'esperienza umana quando questa viene sopraffatta da coloro che noi chiamavamo dei.
Ho tessuto 21 scene e ho rappresentato con perfezione e ironia i modi violenti, astuti, aggressivi e vili che gli dei, appunto, mettono in atto per violentare e sedurre fanciulle ignare. Naturalmente il peggiore era ed è Zeus, colui che tutto può.
Ti faccio qualche esempio: Zeus assume le sembianze del toro per sedurre Europa e quello di un cigno per possedere Leda, Poseidone invece si trasforma in stallone per una unione incestuosa con sua sorella. Come vedi non vengono risparmiate neanche le figlie e le sorelle. E questi, cara amica mia, sono gli dei a cui noi dobbiamo obbedienza.
Te lo ripeto. Se io avessi denunciato solo i loro vizi e i loro inganni avrei avuto coraggio, ma sarebbe venuta meno la qualità che mi è propria e crea la forma dell'arte. Quell'arte che rimane nel tempo e fa di me un essere immortale - per ciò che in noi umani può definirsi immortale - Io ero e ancora sono colei che attraverso e per mezzo della tessitura ha creato e crea bellezza e neanche l'arazzo di Atena mi ha potuto superare. Il suo arazzo è un rettangolo; un luogo ben definito, chiuso. È la donna che fa parte del potere e narra le grandi imprese divine mettendo al centro Zeus. Qui astrazione, rappresentazione; nel mio la vicenda umana, libera da schemi. Ecco ciò che fa la differenza. Il divino è in me e non lo condivido con Zeus, lo condivido con le amiche alle quali insegno la mia arte. Alla vista della perfezione dell'arazzo la dea si rese conto della superiorità del mio lavoro. E non poté accettare la sconfitta. Mi percosse con la spola e mi trasformò in un ragno.
C'è chi dice che tentai d'impiccarmi e mi salvò per compiere, anche lei, la sua metamorfosi quotidiana. Mi costrinse così a filare e a tessere per tutta la vita con la bocca.
Ma io vengo prima della dea e continuo a tessere un mondo e attendo, nel centro del vuoto e del nulla, lo svolgersi degli eventi. Io tiro le fila della creazione.
Questa è la mia storia ora spetta a te tracciare le regioni che ti hanno condotta fino a me.

È da molto tempo che ho la sensazione di scrivere sempre la stessa cosa.
Ripeto ripeto ripeto la stessa storia. Posso scrivere le vicende di donne coraggiose, attraversare la grande catastrofe ecologica passando per la tragedia del popolo curdo e approdare poi nella pandemia in atto con tutte le varianti drammatiche, ma anche auto ironiche e arrivo inesorabilmente a Caino e Abele. Tutta la Storia segue quel percorso lì. Guerre, martiri ed eroi. Tutto già annunciato fin dall'origine. E a nulla vale il richiamo di chi ci avverte che abbiamo già varcato l'ultima soglia perché abbiamo sbagliato strada. Si va, si va inesorabilmente verso la nostra fine su questa terra. Terra che continuerà a vivere anche senza noi umani.
Credo che ripercorrendo le regioni delle metamorfosi mi ripeterò ancora. Forse non dipende da me, ma da questo nostro presente accecato che continuamente si attorciglia su se stesso senza più passato né futuro.

Ritorno ad Aracne che è più alta di se stessa e si eleva e si moltiplica nel tempo. Aracne è colei che sceglie la via sghemba, non accetta il potere degli dei, vede e denuncia e lo fa nel modo più potente e dirompente. Crea arte, crea bellezza. Ne è consapevole e non scende a compromessi.

Atena è una vergine guerriera, è saggia, la sua pianta è l'olivo portatore di pace e contemporaneamente segue e protegge le arti femminili. Tutti ruoli prestabiliti dal potere patriarcale. Lei agisce seguendone le leggi e le onora. Lo scontro quindi è certo. Però le nostre reazioni, anche quelle delle dee, sono complicate, oscure e questi sono gli aspetti che più mi appassionano.

Allora perché la dea per punire Aracne sceglie il ragno?
Non è sufficiente la collera. La collera trasmette in superficie un groviglio di sentimenti nei quali anche l'inconscio e la memoria di eventi lontani determinano l'azione o la reazione. È necessario anche qui rivolgersi al passato. In molte mitologie infatti il ragno è legato ai miti della creazione. Ecco perché Aracne mi dice:

Ma io vengo prima della dea e continuo a tessere un mondo e attendo, nel centro del vuoto e del nulla, lo svolgersi degli eventi. Io tiro le fila della creazione.

Infatti ogni parte della ragnatela è collegata, come sono collegati gli elementi della creazione.

Qual è allora il legame tra Atena e il ragno?
La figura della dea pare sia la trasformazione…

...ad opera dei conquistatori greci di un'antica divinità femminile adorata da una popolazione organizzata da una società di tipo matriarcale. Il legame potrebbe far pensare di essere stata prima della conquista greca, una dea madre, quindi generatrice del cosmo...
L’ipotesi più probabile è che la figura della dea sia il risultato di una trasformazione, ad opera dei conquistatori greci, di un’antica divinità femminile adorata da una popolazione organizzata in una società di tipo matriarcale. I greci avendo una cultura patriarcale modificheranno la figura della dea che diverrà figlia di Zeus, ovvero di un dio-padre e quindi sottomessa ad un uomo.

(Vito Foschi, Atena e il mito di Aracne)

Il mito di Atena segue quindi i ruoli voluti dalla società patriarcale e se ne fa portatrice fedele e sottomessa.
Nel mito, invece, Aracne si ribella, denuncia e tesse i luoghi del senso, della contingenza e del coraggio. Seguendo se stessa dissacra gli dei suoi contemporanei e "rinnega i possibili figli del futuro".

Il grande danno si compie con il passaggio violento tra la civiltà matriarcale - dove la guerra era sconosciuta - e quella patriarcale. Si annullano quei valori incentrati sulla cura, sui bisogni della comunità e sul rispetto della natura.

La collera di Atena, allora, crea con/fusione e la riconduce nel luogo materno dove, insieme al ragno, costruivano un mondo di rigenerazione e nutrimento.

Aracne è citata da Virgilio nelle Georgiche, da Ovidio nelle Metamorfosi, da Dante nell'Inferno (canto XVII) e nel Purgatorio (canto XII), da Bocaccio nel De Mulierbus Claris, da Torquato Tasso nella Gerusalemme Liberata e da Giambattista Marino nella poesia Donna che cuce.

Ed ecco la rabbia di Aracne vista da Vittorio Nava.

La Ragna triste

Tra tutti i sensi degli esseri viventi la vista è la più inquisitrice, forse per questo un ragno coi suoi multipli ocelli è così inquietante. Ti guarda, miope, ché ognuno dei suoi occhi vede solo in una direzione, coglie le ombre sulle pareti della tana, sui fili della telaragna, coglie il moto tremulo delle prede sull’esile filo e... zzzzzack! Trafigge!!
Quanta rabbia deve essere nata in Aracne nel momento in cui Atena l’ha colpita con la spola, lei presuntuosa e brava, e coraggiosa invano, ché con gli Dei non vinci mai. Chi troppo osa viene punito: infilzato, mummificato, ammutolito, conservato, mangiato. La Ragna ha un’infinita stupefacente rabbia nei suoi molti occhi, nelle sue zampe scaltre e pelose, e a volte una tristezza infinita.