Carlo di Borbone non era un re come tutti gli altri; figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, alla guida delle armate spagnole, durante la guerra di secessione polacca, sottrasse il Regno di Napoli alla dominazione austriaca. Fu incoronato re delle due Sicilie nel 1735 a soli diciotto anni. Divenne Duca di Parma e Piacenza e riuscì ad ottenere diritti anche sul Granducato di Toscana. La madre Elisabetta si prodigò perché alle dinastie Farnese e dei Medici, prossime all’estinzione subentrassero i Borbone. Nel 1859 dovrà, però, ritornare suo malgrado in Spagna per salire al trono ormai vacante.

Nel periodo partenopeo tantissime opere portano la sua firma, e Napoli sotto il suo Regno conobbe prosperità e splendore, e attraverso una rinascita culturale ed economica, la città diventò presto una delle più grandi capitali europee. A Napoli nel museo archeologico è conservata la Collezione Farnese, un insieme vastissimo di opere d’arte, che Alessandro Farnese iniziò a commissionare dal 1543 e che si arricchì ulteriormente dopo il rinvenimento di sculture romane nelle terme di Caracalla. Dopo aver girato nelle corti di Roma, Piacenza e Parma, la Collezione Farnese, per volere di Carlo, fu trasferita a Napoli.

La città deve al suo monarca anche la realizzazione del Real Teatro San Carlo, la Reggia di Capodimonte e Piazza Dante, un tempo Foro Carolino, che vanta alcune opere di Giuseppe Sanmartino (autore del Cristo velato).

Il contatto con la natura fa bene alla salute e allo spirito e questo lo sapeva bene re Carlo, che fece costruire a ridosso della Reggia, un magnifico parco, il Reale Bosco di Capodimonte. Era qui che il re passava il suo tempo, fra i viali e l’aria pura, a contatto con la natura. Nel Bosco, il Monarca si dedicava alla caccia, faceva passeggiate, e questo luogo oltre ad essere un sito di grande interesse naturalistico, abbonda ancora oggi di storia, quella di Carlo ma anche del popolo napoletano, con il quale stabilì fin da subito un rapporto speciale, imparando perfino il dialetto napoletano. Il bosco è una vera e propria opera d’arte all’aperto, la vegetazione continua ancora oggi, all’infinito l’opera dell’uomo.

La direzione del Museo con gli Amici di Capodimonte Onlus ha lanciato una singolare iniziativa: Adotta una panchina, un albero, un portabici, una fontanella o un beverino per cani. Centoundici panchine sono state già adottate, tre beverini, tre portabici, una fontanella e quattro secolari alberi hanno ricevuto interventi conservativi. Carlo era sempre accompagnato da uomini colti, artisti e politici. Padre Gregorio Rocco, un prete impegnato contro il degrado nei quartieri poveri, era spesso ricevuto a corte; si deve a lui l’idea dell’Albergo dei poveri, simbolo dell’animo generoso di Carlo.

Il monarca visse nel ‘700, l’Età dei Lumi, e Napoli, fu una delle città, dove l’Illuminismo si diffuse maggiormente, addirittura riuscendo ad anticipare alcuni temi, grazie ad esponenti del calibro di Pietro Giannone, Antonio Genovesi, Gaetano Filangieri e Giambattista Vico.

A Napoli, l’Illuminismo non restò confinato nella retorica, con un carattere solo teorico, come avvenne in altri luoghi, ma ebbe un ruolo attivo nella vita sociale e politica, nell’arte e nella letteratura. Lo stesso re Carlo era un sovrano illuminato, perché seppe guardare avanti ma soprattutto ai bisogni della sua gente.

Sulla collina di Capodimonte, sorge il Bosco, uno dei simboli del suo operato, questa enorme distesa verde, con un patrimonio di flora e fauna sterminato, e poi edifici, come l’ex fabbrica delle Ceramiche, (ancora oggi sono famose le porcellane artistiche di Capodimonte). Le stanze dell’ex fabbrica sono occupate dalla scuola di Porcellana; Ottocento alunni dell’istituto Caselli si esercitano nell’arte della ceramica artistica, portando avanti la tradizione iniziata dal re Carlo di Borbone.

Quei lumi non si sono mai spenti, sembrano attraversare i secoli per illuminare il buio del nostro tempo. Le luci di quell’epoca, si addentrano perfino nel bosco e rischiarano segreti immersi nel verde, rallegrano le foglie, l’odore di storia che qui si sprigiona; c’è tanto altro da vedere, immergendosi nell’arte e nella storia, ammirando la Fagianeria, il Cellaio, la Chiesa di San Gennaro e l’ombra degli alberi secolari, voluti da Carlo di Borbone, re per sempre di Napoli.