Un antico canto risuona nelle pieghe del tempo e dei luoghi… “tutto scorre e nulla permane”… quasi a rinnovare nel fondo di ogni memoria l’umano destino, il destino dell’acqua che scorre, di una esistenza che si dipana in una molteplicità di direzioni attraverso l’incessante danza fra nascita e morte, attraverso la sofferenza come mezzo privilegiato di conoscenza, ove la vita dell’Io è la morte del Sé e la vita del Sé è la morte dell’Io: “contemplare l’acqua è scorrere, dissolversi, morire. […] L’essere che si vota all’acqua è un essere preso dalla vertigine. Egli muore ad ogni istante, senza fine qualcosa della sua sostanza sprofonda” nell’originario ventre materno per poi tornare a nuova vita (Bachelard, 2006, pp. 59 e 13). Tutte le cose si fondono in una sola e l’antico fiume, creato all’inizio dei tempi, scorre incessante proponendo l’eterno ciclo vita-morte.

Nelle viscere della terra, nelle più oscure profondità della materia, un’infinita successione di anime si avvicina alla suprema fonte generatrice e congiunge le mani nell’atto di accogliere la pura acqua di sorgente, “una pozza inesplorata di luce limpida che Dio ha messo in fondo ad ognuno di noi” (Bachelard, 2006, pag. 41). Per un attimo, sulla superficie trasparente del liquido raccolto, ciascun essere intravede una lettera, la consonante “M” quale emblema vivente “del processo della genesi della vita e della sua trasformazione” (Frigoli, 2011, pag. 8) e lentamente si incammina verso il varco che conduce al mondo esterno ove potrà partecipare alla Grande Opera. Un flusso eterno, un divenire incessante delle forme, una continua tensione trasformativa che pone l’essere umano dinnanzi al superamento della “soglia” ed un suono l’accompagna.

Il filosofo della Champagne alla continua ricerca della musica segreta delle cose non esita ad affrontarne la danza caleidoscopica della vita ed il suo linguaggio, facendosi liquido, scivola fra concetti in apparenza divergenti adattandosi al ritmo metamorfico della vita.

L’essere umano nel corso dei secoli ha finalizzato il proprio sviluppo con la soddisfazione del piacere, delle emozioni, degli appetiti, del potere, frastornato dai mille suoni e dalle sfavillanti luci del mondo profano ha disperatamente cercato la via più facile e più sicura, con la speranza di ridurre la probabilità di soffrire. È nell’incessante fluire della vita, nella breve parentesi dell’esistere, che l’umanità è chiamata a cooperare alla propria evoluzione, a divenire consapevole delle leggi che ne regolano il percorso filogenetico e ad integrarle dentro di sé, a recuperare il senso più profondo della propria esistenza e pervenire ad una visione cosmica che superi le barriere del tempo e dello spazio, andando oltre l’attuale e transitoria forma collettiva per guardare alla propria totalità.

Oh, antico suono! Il fiume, diretto dal “Grande Ignoto”, propone senza sosta l’eterna melodia e alle sue rive ci avviciniamo, accogliendo l’invitante rêverie di Bachelard: “Venite, amici miei, nel limpido mattino a cantare le vocali del ruscello! Dov’è il nostro originario dolore? È perché abbiamo esitato a parlare… Esso è nato nelle ore in cui abbiamo accumulato in noi le cose mute. Il ruscello vi insegnerà a parlare ugualmente, nonostante le pene e i ricordi, vi insegnerà l’euforia con la preziosità di stile, l’energia con la poesia” (Bachelard, 2006, pag. 155).

Bibliografia

AA. VV., Mysterium Coniunctionis. La base ecobiopsicologica delle immagini archetipiche. Aqua permanens. Persiani, Bologna, 2011.
Bachelard G., Psicanalisi delle acque. Purificazione, morte e rinascita. RED, Milano, 2006.
Conti Tortorici E., Amare l’amore. Un percorso tra mito, letteratura e psicoanalisi, Armando, Roma, 2007.
Frigoli D., “L’immagine archetipica del suono: la consonante M”, in Materia Prima, nr. 2, ANEB, Milano, 2011.