Il romanzo Dracula di Bram Stoker è la singola opera letteraria con più riduzioni cinematografiche in assoluto. Ed è un mistero: in fondo Stoker è uno scrittore “minore”: le storie della letteratura inglese non lo nominano nemmeno, a dispetto dell’immensa fama della sua opera, oramai entrata nell’immaginario collettivo. Ecco la parola chiave: inconscio collettivo. Dracula è un’opera che, prima di Freud e Jung, intuisce la psicologia del profondo.

La storia è nota a tutti: un giovane agente immobiliare, Jonathan Harker, si reca in Transilvania per vendere una casa a Londra ad un vecchio nobile locale, il conte Dracula. Il vampiro impriogionerà il giovane agente inglese nel suo maniero e si reca a Londra, dove sparge morte e terrore, attaccando la giovane sposa di Jonathan Mina e l’amica Lucy Westenra, che soccomberà al mostro.

Il vampiro verrà sconfitto grazie al maestro di uno dei pretendenti di Lucy, il professor Abraham Van Helsing, un singolare scienziato olandese che unisce le prime intuizioni della psicologia pre-freudiana ad una incrollabile fede cattolica. Dietro a questa trama semplice si celano intuizioni profonde sull’inconscio, a partire dallo stesso protagonista.

L’incipit di Dracula assomiglia ad una fiaba popolare e, come recenti studi dimostrano, le fiabe popolari sono un’incredibile spia dell’inconscio collettivo: Harker si reca in Transilvania a “invitare” il vampiro a Londra. Teniamo a mente la parola “invitare”. Innanzitutto il nome del Paese: la Transilvania. Sappiamo che la figura storica che ispirò il vampiro più famoso di sempre, Vlad III Drakul detto “l’Impalatore”, era voivoda di Valacchia, non di Transilvania. “Transilvania” in latino significa “terra oltre i boschi”: e il bosco, nelle fiabe popolari, è il luogo del pericolo. Recenti studi psicanalitici ci dicono che è anche la rappresentazione dell’inconscio. Quello di Jonathan è un viaggio interiore, come quello di Dante nella Selva Oscura. La Transilvania è anche l’unico luogo in cui, all’inizio e alla fine del romanzo, vediamo direttamente il conte Dracula come una persona esistente (ricordiamo che Dracula è un romanzo epistolare, il vampiro è visto con gli occhi dei diversi personaggi): a Londra la sua presenza aleggerà. E Harker invita il vampiro a Londra con un contratto di compravendita di una casa: il folklore dice che il vampiro diventa pericoloso solo in un caso: qualora venga invitato.

Una volta invitato a Londra Dracula “sparisce”: nel contesto “civile” l’irrazionale non si vede, o addirittura viene negato. Londra in quel momento non è solo la capitale della superpotenza del tempo, ma anche la città della ragione, del progresso scientifico, del positivismo, dell’economia e dell’industria: tutte cose simboleggiate da suoi abitanti reali o immaginari, quali Sherlock Holmes o Karl Marx. Dracula, forza arcaica e inconscia, sconvolge questa razionalità.

Lucy, la ragazza pura, viene uccisa da Dracula. Lei stessa, in stato di sonnambulismo, si getta tra le braccia del vampiro: è ancora una volta l’inconscio che prevale sulla parte conscia. Dracula poi arriva ad attaccare Mina, la mogliettina modello. E qui arriviamo alla parte più interessante e più trascurata dalle varie riduzioni filmiche.

Quando il vero eroe del romanzo, Van Helsing, decide di dare la caccia al conte, si serve proprio di Mina, sottoponendola a sedute di ipnosi, tecnica allora molto in voga grazie a Charcot. Sotto ipnosi Mina descrive se stessa come se lei stessa fosse il vampiro: parla di sé come immobile e distesa in una cassa. Questo è il punto che fa capire come in realtà Dracula non sia che la proiezione dell’inconscio dei protagonisti, che hanno “invitato” il vampiro a Londra. E Van Helsing, l’uomo che unisce scienza e Fede, è chiamato a sconfiggere questa forza.

Stoker attacca l’ipocrisia moralista e progressista dell’Inghilterra vittoriana: dietro l’apparenza rispettabile e razionale Jonathan non è che uno “yuppie” ambizioso mentre Lucy e Mina non sono le “pure fanciulle” che piacevano tanto alla morale del tempo, ma due donne con desideri sessuali profondi e adulterini (cosa da cui non è immune nemmeno Jonathan, assalito dalle spose di Dracula, simbolo delle sue voglie represse). Se vogliamo è Londra tutta che invita Dracula ad alzare il velo sulla sua rassicurante ipocrisia.

L’irlandese Stoker vendica così la sua terra descrivendo l’inconscio collettivo britannico. E di esempi ne aveva di notevoli sotto i suoi occhi: quella Londra così progredita, così sicura negli schemi positivistici dell’infallibile Sherlock Holmes era anche la città che pochi anni prima era stata sconvolta dai delitti di Jack lo Squartatore, il primo serial killer della storia del quale ancora oggi non si conosce l’identità: perché a dargli la caccia vi erano troppi Sherlock Holmes, fermi agli indizi materiali, e nessun Van Helsing, profondo conoscitore degli abissi reconditi dell’animo umano.