C’è un gatto assai saggio, secondo gli sciamani ostiachi, che va in su e in giù lungo un palo d’oro: quando scende egli canta canzoni e quando sale racconta storie. Il palo su cui si protende è senza dubbio l’asse terrestre o, con un’immagine più familiare, l’Albero del Mondo.

Nel 1865 un gatto assai bizzarro appare sopra un albero nel capolavoro Alice's Adventures in Wonderland di Charles Lutwidge Dodgson, pastore anglicano e docente di matematica a Oxford, che cela la propria identità con il noto pseudonimo di Lewis Carroll. L’enigmatico Cheshire Cat - questo il nome del gatto nel testo inglese - viene quindi trasformato da Disney nell’esilarante personaggio che nella versione italiana del 1951 ha il nome di Stregatto.

Nel testo di Carroll, un’Alice assai stranita dall’incontro con la Duchessa scorge all’improvviso un gatto sopra un albero non molto distante. L’aria solenne ma familiare del felino la induce a chiedergli aiuto per conoscere la strada da prendere pur di scappare dall’inquietante nobildonna. Il Gatto del Cheshire si dimostra subito un dispensatore di saggezza e, quando Alice precisa che non è per lei importante il luogo da raggiungere, egli è pronto a farle notare che non è perciò importante la strada da prendere. Il Gatto le indica tuttavia due direzioni opposte: se seguirà la prima, arriverà dal Cappellaio matto; se prenderà la seconda, si ritroverà in compagnia della Lepre marzolina.

È a questo punto che il divertente inganno del Gatto del Cheshire, così detto per il suo enigmatico sorriso, si rivela in tutta la sua carica esplosiva nell’animazione firmata da Disney. Lo Stregatto, infatti, indicando ad Alice le due opposte direzioni, le suggerisce in realtà la stessa direzione. Tanto il Cappellaio matto che la Lepre marzolina si trovano infatti alla medesima mensa, intenti a festeggiare un non-compleanno in un’improbabile ora del tè destinata a non arrivare.

Il gatto di Carroll-Disney si rivela così una sentinella sopra il tetto del mondo, un albero che, come un “maestro”, si pone al centro di una nave cosmica. Egli riesce evidentemente a guardare molto lontano, poiché la sua visuale è al di sopra dell’asse, nella posizione centrale di chi può scorgere come lo spazio cosmico, quello segnato appunto dall’Albero, sia in realtà uno spazio circolare dove le strade che sembrano divergere alla fine si incontrano. È solo - si fa per dire - questione di tempo.

Che proprio il tempo costituisca il sottotesto principale del personaggio di Carroll è Disney a suggerircelo. Di fronte ad un’Alice che ha smarrito il Bianconiglio e la strada, il regista fa infatti entrare in scena lo Stregatto facendogli intonare la prima strofa del Jabberwocky, una delle filastrocche più incomprensibili della letteratura di ogni tempo e che Alice sottopone ad Humpty Dumpty, il simpatico Uovo di Through the Looking-Glass – altro capolavoro di Carroll – affinché gliene spieghi l’arcano significato.

Si tratta di una questione assai difficile per ammissione dello stesso Humpty Dumpty, ma la strofa d’esordio della filastrocca racconta di una complicata vicenda planetaria avvenuta in un tempo remoto (Twas brillig...), di sera, quando deve essere accaduto qualcosa al di sotto di una misteriosa meridiana. Degli animali simili a cavatappi cominciarono allora a ruotare come dei giroscopi e a rintanarsi al di sotto di essa creando evidentemente dei vortici. Il risultato di questa operazione è che gli uccelli sono ora tristi e infelici, come se fossero stati dentro un frullatore, e i maiali verdi fanno adesso uno strano verso, un misto di suoni gravi e suoni acuti con al centro uno starnuto. Humpty Dumpty non saprebbe spiegare meglio il misterioso suono: esso va sentito almeno una volta nel bosco per esserne contenti.

Com’è noto, la meridiana evocata da Carroll, che si cela nella filastrocca dello Stregatto di Disney, è uno strumento plurimillenario di misurazione del tempo ed era in principio designata a cogliere il momento del passaggio del sole nella metà del giorno detto appunto meridium. Essa diventa poi più comunemente un orologio atto a descrivere il percorso solare grazie all’ombra proiettata a terra da uno gnomone.

Che proprio un’asta verticale come lo gnomone sia deputata a rintracciare il cammino del sole non è un caso. Essa infatti allude simbolicamente al palo o all’Albero del Mondo, e la luce solare che è atta a misurare è pur sempre, nella tramatura ermetica della scienza antica, il sostituto figurale del fuoco che si cela nell’asse del mondo. Riuscire a ritrovare l’asse, però, o a spostarlo, come vorrebbe far fare Jules Verne a uno dei suoi personaggi, costituisce una delle prove più difficili per l’umanità, dal momento che una simile impresa consentirebbe all’uomo di ritrovare finalmente l’oro che si cela al suo interno e, con esso, la strada di casa.

La Terra e le sue trame mitologiche hanno da sempre conosciuto un Albero della Vita come simbolo del fulcro centrale e unitario del Cosmo verso cui gli antichi popoli, mediante le religioni e i loro rappresentanti sciamanici, spingevano a riposizionarsi. Ma c’era sempre un impedimento od uno scarto che rimandava indefinitamente questo allineamento. Un altro albero, quello della conoscenza di biblica memoria, spingeva nella direzione opposta della dualità e della separazione, l’albero della conoscenza. L’uno, come mostra di comprendere Dante nelle sue rappresentazioni purgatoriali e paradisiache dell’albero, era probabilmente il rovescio dell’altro. Allineare i due significava allora rovesciarne l’immagine e riportare le due strade divergenti all’unità dell’unico albero-asse.

Il problema e la sua risoluzione erano noti alle più antiche civiltà, agli Egizi e ai più sapienti e mal studiati autori greci. Non esiste un solo asse, e la questione può peraltro essere misteriosamente risolta solo per via musicale. Esiste infatti un asse del mondo che coincide, con terminologia platonica, con il movimento del Medesimo, cioè con l’asse di rotazione. Esso è inteso simbolicamente e astronomicamente come un movimento ritmico, simmetrico, armonico. C’è poi l’asse della rivoluzione, cioè il movimento del Diverso e del divenire, a cui va aggiunto quello della precessione equinoziale, un moto noto ai succitati giroscopi della filastrocca. Il moto del cosiddetto Diverso era inteso come la controparte caotica del primo, costantemente bisognosa di essere riportata ai principi di simmetria e armonia così ben insiti nel concetto antico e per lo più perduto di mousiké.

Nei suoi preziosi scritti è Plutarco che ci tramanda il pensiero egizio al riguardo. L’osso di Horus, l’asse armonioso, sarebbe stato inteso dalla grande civiltà egizia come la calamita del cosmo, mentre l’osso di Tifone avrebbe rappresentato l’asse che, muovendosi senza ritmo e in modo caotico, ora si avvicinava per attrazione alla prima e ora se ne allontanava come può agire il ferro nei confronti del magnete. La separazione tra i due assi, però, non sarebbe mai potuta essere definitiva e il movimento scoordinato dell’uno sarebbe sempre stato riassorbito nell’armonia dell’altro. Ma come?

Disney fa smarrire una seconda volta l’Alice di Carroll. La piccola ragazza affoga in un pianto singhiozzante quando il sorriso dello Stregatto ricompare in forma di quarto di luna sul medesimo albero per indicarle la via da percorrere. Adesso Alice è stanca e il Gatto le offre l’indicazione più importante di tutta la storia per riuscire a trovare la Regina, una donna tutt’altro che amabile sì, ma necessaria affinché Alice, fuggendo da lei, possa ritrovare la strada di casa.

Lo Stregatto le spiega che per raggiungere la Regina alcuni vanno a destra, altri scelgono la direzione opposta. Quanto a lui, lui preferisce la short cut, la scorciatoia. È allora che il gatto sciamano apre una botola magica al centro dell’albero. La sua filastrocca apparentemente beffarda come il suo “ghigno” vuole sempre infatti ricordare a chi si è smarrito che tutte le strade diventano una, che la strada storta alla fine confluirà nella diritta e che la via più sicura per trovare il luogo dove le due si uniscono è sempre la via che passa per il centro.