Era un bellissimo transatlantico realizzato nei cantieri scozzesi Beadmore&Co., nei pressi di Glasgow, su commissione della compagnia Lloyd Sabaudo di Genova a partire dal 1914, quando scoppiò la Prima guerra mondiale.

Le guerre mondiali segnarono il destino di quella bella nave, da subito requisita dal governo britannico per essere trasformata in una portaerei, una delle prime della storia.

Il nome con il quale veniva riconosciuta dalla Marina inglese era “HMS Argus”. A partire dal 1919 i lavori di riassetto della nave ripresero, presso gli stessi cantieri, e il piroscafo venne portato a termine cent’anni fa, il 21 febbraio 1921, finalmente con il nome previsto in origine, “Conte Rosso”, di salgariana memoria, ma in effetti in onore di Amedeo VII di Savoia, Conte di Savoia e d’Aosta, Moriana e Nizza dal 1383 al 1391.

Sarebbero poi nati anche il “Conte Verde”, il “Conte Biancamano” e il “Conte Grande”. Il “Conte Rosso” aveva una stazza di poco più di 18mila tonnellate, azionato da turbine a vapore con due eliche e una velocità che poteva raggiungere i 18,5 nodi. La sorte della nave sembrava segnata: il varo del 26 gennaio 1921 non andò a buon fine, perché rimase sullo scivolo e non entrò in mare; positivo fu quello del 10 febbraio seguente, mentre il primo viaggio iniziò il 29 marzo 1922 sulla rotta Genova-Napoli-Montevideo-Buenos-Aires.

Successivamente la rotta fu Genova-New York fino al 1928. Quindi tornò a fare rotta per il Sudamerica fino al 1932, quando venne acquistato dal Lloyd Triestino per impiegarlo sulla rotta Trieste-Shangai.

La nave subì un’altra requisizione per fini bellici in occasione della guerra d’Etiopia, nel 1935, utile per il trasporto truppe e coloni. Seguì un ammodernamento con diminuzione della stazza a poco più di 17mila tonnellate e aumento della velocità a 20 nodi.

Un’ulteriore requisizione la si ebbe nel 1940, in occasione della Seconda guerra mondiale, quando il “Conte Rosso” passò alla Marina Militare e venne adibito al trasporto di truppe verso la Libia. Venne denominata dai nemici “nave fantasma”, perché non riuscivano mai a intercettarla per colpirla, sempre ben protetta del resto da un nutrito convoglio.

Fino a quando, alla 4.40 del 24 maggio 1941, salpò da Napoli con i piroscafi “Marco Polo”, “Esperia”, la motonave “Victoria”, i torpedinieri “Procione”, “Pegaso”, “Orsa”, il cacciatorpediniere “Freccia” e una scorta indiretta di incrociatori pesanti e cacciatorpediniere. Quel giorno venne deciso di cambiare rotta, troppo pericoloso mantenere sempre le stesse abitudini. La navigazione fu buona fino alle 20.40, quando il convoglio venne avvistato dal sommergibile inglese “HMS Upholder”. Il comandante David Wanklyn era poco esperto, non aveva ottenuto vittorie né tantomeno aveva dato prova di saper comandare un sottomarino che, per di più, era in avaria e cercava di raggiungere Malta per poter rimediare ai problemi tecnici. In pochi secondi Wanklyn decise di tentare il tutto per tutto e comandò il lancio di due siluri che, miracolosamente per gli inglesi, colpirono il “Conte Rosso” causandone l’affondamento in circa sei minuti a circa dieci miglia da Capo Murro di Porco, in Sicilia.

L’affondamento causò 1.297 morti (il numero più alto per un affondamento italiano) di cui per i più non vennero recuperati i corpi. Wanklyn venne insignito della Victoria Cross per l’operazione. Al ritiro si presentò il suo figlioletto di pochi anni, perché nel frattempo il sommergibile “Upholder” era stato affondato da una nave italiana.