Fauglia, una delle memorie più remote nelle quali sia rammentato questo paese, è in una membrana del 13 ottobre 1187 scritta in Pisa, come documenta il Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana redatto dal Repetti, e appartenuta al monastero di S. Bernardo di quella città.

Trattasi ivi di una selva posta in Colle di Bacarello nei contorni di Montalto, venduta da Lamberto del fu Ugolino de Favulia; la qual selva aveva a confine da un lato le terre dell’arcivescovo di Pisa, e dall’altra parte possessioni dei figli di Gualfredo di Santo Regolo.

Fauglia, come i paesi delle colline limitrofe segue il destino di Pisa nel difficile rapporto con Firenze, tre volte assoggettata e due volte ribellatasi, per finire nel 1509 definitivamente sotto il dominio della Repubblica fiorentina, dopodiché il destino di Fauglia si fonde con quello di Firenze. Le colline pisane danneggiate da guerre, pestilenze e carestie divennero luoghi incolti e malsani dove nessuno avrebbe voluto mai stabilirsi per vivere.

Ma fu Cosimo I che con un motu proprio, il 26 novembre del 1545, vergò quelle agevolazioni che precederanno i privilegi delle leggi livornine. Difatti esentavano dal pagamento delle tasse e dei dazi tutti i comuni del contado pisano. A questo fece seguito una serie di altri editti che avvantaggiavano la condizione economica e personale di tutti coloro che fossero già lì o che vi trasferissero la loro residenza, tutto ciò per aumentare la popolazione e le coltivazioni dei terreni.

Il bando del 12 febbraio 1591 detto la Livornina con il quale si “liberavano gli abitanti da qualunque molestia per debiti, da tasse, da condanne, eccettuati i debiti di eresia, di lesa maestà, di assassinio e di falsa moneta”, si estese anche alle Colline inferiori pisane tra cui Fauglia, quando questa quindi, insieme a Lari, Lorenzana e Rosignano vennero incluse nel Capitanato nuovo di Livorno nel 1606 alla sua elevazione al rango di città.

In seguito a queste agevolazioni e privilegi, queste colline si popolarono di gente bandita che vi accorse da ogni parte così come accadde per Livorno. Difatti a Fauglia si vide crescere il numero di abitanti che mentre nel 1551 ne contava 231, per effetto del bando nel 1745 salirono a 1280.

Ed è in questo momento, grazie a questi salvacondotti, che appare in paese la famiglia Granucci. Michele Granucci fu esiliato a Fauglia nel 1532 e la famiglia ottenne la cittadinanza pisana nel 1668. Provenienti ed originari di Lucca, i Granucci erano una famiglia nobile di parte guelfa che aveva avuto un ruolo nelle lotte intestine nell'età comunale.

Si chiamavano in origine Paladini e furono tra le novecento famiglie bandite da Castruccio Castracani nel 1316 e che, nel 1335, si stabilirono a Marlia. La peste del 1348 decimò la famiglia pare che sopravvisse solo un certo Buonanno, per il quale il resto della famiglia ne prese il nome volgendolo in de' Buonanni. Andrea, suo discendente ebbe tre figli, il maggiore dei quali, lo chiamavano Granuccio. Questi rientrò a Lucca trasmettendo alla discendenza il suo nome, i Granucci.

Nel 1531 alcuni membri della famiglia furono coinvolti nella rivolta degli straccioni: una serie di tumulti popolari durati quasi un anno, sotto il vessillo dello straccio nero, in forma corporativa in molti si batterono contro le nuove leggi sulla seta, vessatorie nei confronti degli artigiani, pretesto anche, per gridare la rabbia per la miseria del popolo, per la mancanza di rappresentanza politica, per il bisogno di giustizia e di equità sociale.

Michele Granucci, pertanto, stabilisce la sua residenza ed il lavoro a Fauglia, commerciando in granaglie. Il suo stemma nobiliare difatti in campo azzurro, presenta tre spighe di frumento d'oro, stelate e fogliate, ordinate l'una di fianco all'altra e accompagnate da due stelle a otto punte pure d'oro poste nei cantoni del campo. La sua casa sarà un palazzo a due piani più quello ribassato per la servitù nel centro di Fauglia adiacente a quella piazzetta che si chiamava piazza della Tana, poi piazza del Mercato e che nel 1790 fu sede del primo mercato (sono ancora oggi presenti delle grosse anfore interrate che contenevano il grano).

I Granucci avevano in paese anche i magazzini, ampia costruzione allungata di fronte a quello spiazzo che nel 1867 vedrà terminata la Chiesa nuova intitolata a San Lorenzo, stessa intitolazione di quella precedente, distrutta dal terremoto del 1846 ampliata e ricostruita più volte con il materiale di recupero di una ancora più antica che sorse anticamente sui ruderi del castello di Favullia.

In quella chiesa le famiglie facoltose del paese e tra queste i Granucci, avevano posti riservati per assistere alle sacre funzioni e per mantenere questo privilegio pagavano ogni anno per la festa del Rosario una tassa in denaro. Probabilmente è per questi denari cospicui che versarono alla Compagnia del Rosario che sul marmo dell'altare ed ai capi delle due balaustre sono presenti gli stemmi della famiglia Granucci che ancora oggi si osservano nella nuova chiesa.

Nel periodo in cui la Toscana fu sottoposta al Governo francese, Fauglia fu dichiarata capoluogo di cantone ed ebbe il giudice di pace, il cancelliere ed un aiuto. Inoltre, in quel periodo Fauglia ebbe anche una sezione dell'Ufficio del Censo o Catasto ed una brigata di gendarmi che “aveva quartiere e le carceri” nei magazzini del Granucci.

Come finisce la storia della famiglia Granucci ci arriva dalle Gazzette del tribunale di Firenze dove si inquadra una grave inadempienza a saldare i debiti collezionati da un certo Vincenzo Ottavio Granucci per la quale il tribunale dispone un pignoramento forzato dei beni tra i quali il palazzo di Fauglia nel 1814 nei confronti dei creditori Agostino, Antonio e Filippo Bocci.

Nel rostro in ferro del Portone di ingresso del palazzo tutt'oggi sono ancora presenti le cifre AB. Dai Bocci alla mia famiglia il passaggio è breve, e si prosegue per l'arco di 4 generazioni, me compresa al momento. Difatti il bisnonno Pietro Mencacci, fattore del podere di Montalto1, acquista il palazzo, da lui la proprietà procede in linea femminile alla nonna Fiorina, a mia mamma e mia zia, per finire poi un giorno a noi, generazione ultima di quattro signore.

Il palazzo alcuni anni fa è stato oggetto di alcuni lavori di indagine, che hanno individuato e portato alla luce pareti dipinte in finto marmo rosso e giallo, capitelli e cornicioni a trompe l'oeil, fiori e uccellini e un grande affresco di quello che è il ricordo dei Granucci nel territorio di Fauglia, della loro impronta nel paese, il loro stemma, di circa un metro e mezzo per uno, raffigurante i loro simboli, le spighe di grano, circondato da mazzi di rose rosse. Tracce di ciò che la casa è stata, si trovano nello strato di pittura intermedio delle pareti. Sull'architrave delle porte che si aprono nell'ingresso dell'appartamento principale, affiorarono alcune scritte in caratteri ottocenteschi, su una di queste si leggeva “CANCELLERIA” inquadrata in un cartiglio.

Si può pensare che i Granucci avessero affittato il palazzo nel periodo in cui si parla in Fauglia della presenza del cancelliere e del giudice di pace, solo ciò ne spiegherebbe il significato e chissà di quali altri fatti è stata sede. La storia per questo affascina, pungola, vuole raccontarsi ed aspetta di essere svelata se da sotto gli strati di pittura si continua a lasciar parlare i muri, i muri dei Granucci.

1 Montalto Di Fauglia in Val di Tora. Castello che dava il vocabolo alla chiesa di S. Maria di Montalto compresa nel popolo di Fauglia. Risiede su di un colle cretoso, alla sinistra del fiumicello Isola, sulla strada rotabile che da Fauglia guida a Tremoleto. Era questo Montalto uno dei comunelli compresi nel territorio di Fauglia.