Il romanzo storico ottocentesco ha una caratteristica: i protagonisti sono personaggi di fantasia che interagiscono con altri personaggi realmente esistiti: in Ivanohe di Walter Scott il cavaliere che dà il titolo all’opera non è mai esistito, mentre storico è il personaggio di Riccardo Cuor di Leone e semi-storico quello di Robin Hood. Nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, Renzo, Lucia e don Rodrigo sono personaggi di fantasia mentre il cardinal Federigo Borromeo, la monaca di Monza, l’Innominato e persino fra’ Cristoforo sono personaggi storici, più o meno romanzati.

E questo schema pare riproporsi in quello che è il romanzo storico più famoso dell’Ottocento, ovvero I tre moschettieri di Alexandre Dumas padre. Se indubbiamente storici sono i personaggi di Richelieu, di Anna d’Austria, di Luigi XIII e del duca di Buckingham il lettore sarà portato a pensare che Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan siano un parto della fantasia dell’autore.

Non è esattamente così. Anche perché l’ispirazione a Dumas per il suo capolavoro venne dalla lettura delle memorie apocrife di D’Artagnan, apparse nell’anno 1700. Quindi D’Artagnan è storicamente vissuto?

Certamente. Il suo nome completo era Charles de Batz Castelmore conte D’Artagnan, guascone, capitano dei moschettieri grigi. Uomo coraggiosissimo, la sua carriera militare lo vide sempre a fianco del re e del primo ministro non solo come uomo di guerra, ma anche come agente segreto in missioni delicate. Fu un uomo di Mazzarino durante il turbolento periodo della Fronda, facendogli da staffetta e da spia. Ebbe il delicato incarico da parte di Luigi XIV di arrestare il ministro delle Finanze Fouquet e di scortarlo nell’esilio a Pinerolo. Infine, morì, per una pallottola alla gola, durante l’assedio di Maastricht il 25 giugno 1673 nel contesto della guerra scatenata dal Re Sole contro le Province Unite. Di D’Artagnan non si sa moltissimo e in realtà il personaggio era stato riscoperto dal moschettiere e scrittore Gatien de Courtilz de Sandras che, durante la sua prigionia alla Bastiglia, scrisse le Memorie apocrife che ispirarono Dumas.

Anche gli altri moschettieri sono storicamente vissuti: Athos è ispirato al moschettiere Armand de Sillègue d'Athos d'Hauteville. Di lui si sa solo che era di Bearn, che era cugino del comandante dei moschettieri Treville e, dal registro parrocchiale della chiesa di Saint Sulpice a Parigi, che morì in duello il 21 dicembre 1645. Non molto meglio va con Porthos, ovvero Isaac de Portau. Sappiamo che anche lui era di Bearn come Athos, e che era di famiglia ugonotta. Abbiamo solo qualche dato su alcune sue missioni e nessuna notizia precisa sulla sua morte, se non che probabilmente abbia terminato i suoi giorni a Lannes-en-Baretous da suo nipote.

Leggermente meglio va con Aramis, ovvero Henri D’Aramitz, cugino di Athos e di Treville, anch’egli di Bearn. Diventa in fretta capitano della Guardia ma, in seguito alla morte del padre, rientra a Bearn e diventa abate laico. E infatti Aramis è il “gesuita” diviso tra carriera militare e carriera religiosa, come lo fu il Julien Sorel di Stendhal. Anche Aramis era ugonotto ma si convertì al Cattolicesimo per sposare Jeanne de Bearn-Bonasse, proveniente da una facoltosa famiglia cattolica. Anche di Aramis, come per Porthos, si ignora la data di morte.

Ecco le basi storiche sulle quali poi Dumas ha ampiamente fantasticato. Come fantasticò, nel terzo romanzo della trilogia dei moschettieri Il Visconte di Bragelonne, sul misterioso uomo dalla maschera di ferro prigioniero alla Bastiglia del quale per primoi aveva parlato Voltaire dopo averne sentito parlare dopo uno dei suoi imprigionamenti in fortezza. Dumas accolse la supposizione di Voltaire, ovvero che si trattasse di un gemello o di un fratellastro di Luigi XIV imprigionato e tenuto in incognito. In realtà non si sa chi fosse questo misterioso prigioniero. Qualcuno dice proprio quel Nicolas Fouquet arrestato da D’Artagnan, oppure il conte Ecole Mattioli, ministro del duca di Mantova e nota spia del tempo.

Anni più tardi un altro scrittore, Edmond Rostand, riprese una figura storica simile a D’Artagnan romanzandone le vicende: Hercule Savinien Cyrano de Bergerac. Contemporaneo di D’Artagnan e guascone come lui, Cyrano è tuttavia figura più complessa e documentata: non fu solo un militare, ma anche un filosofo e scrittore. Frondista (quindi politicamente dalla parte opposta a D’Artagnan), seguace delle idee di Galileo e Copernico, scrisse uno dei primi romanzi di fantascienza a noi noti L’altro mondo ovvero gli Stati e gli Imperi della Luna. Figura ben più documentata dei moschettieri resi celebri da Dumas.