Sono sempre più diffusi gli hotel solidali nel mondo, in Europa e in Italia. L’ultimo, in ordine cronologico, inaugurato in Italia, è l’hotel Oasi (Ospitalità, Accoglienza, Solidarietà, Integrazione) di Trento voluto da Ipsia Acli.

Ma cosa sono? Sono delle strutture ricettive che accolgono persone a basso reddito; ma non solo. E sta qui la differenza. Chi può prenotarsi una camera a prezzo comunque calmierato, trattandosi di hotel ad una o due stelle, sa che sta aiutando un “senza fissa dimora” ad avere un tetto.

L’hotel di Trento, per esempio, vede al primo piano convenire i clienti tipici degli hotel ad una stella ed al secondo piano persone che non possono permettersi, di propria tasca, un letto. I primi sostengono i secondi.

Altro esempio degno di nota è “Casa a colori” a Padova, classificata dalla Regione Veneto come “casa per vacanze sociali”. Perfetta per chi ama il “turismo sociale” e, quindi un luogo dove viene garantito il “diritto inalienabile alla vacanza”, senza fine di lucro e con un contenuto educativo, esperienziale, relazionale, solidale e/o sociale che lo differenzi dall’anonimato dei grandi alberghi dove a nessuno interessa chi sei e cosa fai ma solo quanto dai in termini di denaro e valutazione finale.

Ma l’accoglienza da parte degli hotel solidali viene sempre fatta da persone abili? Affatto! L’albergo etico, sparso in diverse parti d’Italia (Aosta, Asti, Pistoia, Roma, Matera, Cesenatico, Sondrio... fino all’Australia) ha come mission l’inclusione lavorativa di persone con disabilità. Accolgono e si accolgono. I ragazzi imparano a non tornare a casa a dormire ma a dormire nelle stanze dedicate al personale tagliando il cordone ombelicale con la famiglia. È incredibile osservare come queste occasioni di autogestione li responsabilizzino e li motivino. Nella foresteria dell’albergo non ci sono assistenti e/o educatori, ma solo colleghi di lavoro; i più anziani accolgono i più giovani. Come nell’esercito vestono la divisa e costituiscono un “corpo” ma, naturalmente, è escluso il nonnismo.

Ad essere ospitati e non ad ospitare e, quindi, ad offrire proposte per il tempo libero alle persone con disabilità ci pensa “La Rosa Blu” che dal 1995 si occupa di turismo sociale offrendo risposte a chi spesso trova grossi ostacoli e limitazioni nei periodi di vacanza.

Le strutture gestite da “La Rosa Blu” sono la casa per ferie “Villa Bacchiani” a Pozza di Fassa (TN), la casa per ferie “Villa Borromeo” a Pesaro (PU), la residenza turistico alberghiera “La Rosa Blu hotel” di Alba Adriatica (TE). L’ospitalità è rivolta in particolare alle famiglie e alle persone con disabilità ma anche alle associazioni e ai gruppi.

“Con il nostro lavoro – spiega Matteo Altavilla, presidente de La Rosa Blu – vogliamo soprattutto promuovere il diritto alla vacanza delle persone disabili, per le quali è necessario garantire sia l’accessibilità della struttura ricettiva come precondizione, sia un’idonea assistenza. Inoltre, offriamo un supporto di sollievo opportuno e utile alle famiglie, consapevoli che il proprio familiare trascorre un’esperienza propositiva e di socialità”.

Le grandi organizzazioni come “l’associazione comunità Papa Giovanni XXIII”, da sempre attenta agli ultimi, ha una residenza sia in montagna che al mare per ospitare ogni sorta di umanità: normodotati, persone in difficoltà accolte nelle case-famiglia, giovani provenienti dal carcere e dalle comunità terapeutiche. In Val di Fassa v’è la casa “Madonna delle Vette” mentre a Cattolica “l’Hotel Royal”. Strutture di dimensioni affatto modeste pronte ad accogliere anche gruppi e non solo singoli.

Vi sono infine alberghi che non accolgono persone a basso reddito ma devolvono parte degli utili a progetti di cooperazione internazionale. È il caso del Canada Hotel a Milano che devolve l’8% a progetti di solidarietà in Tanzania.

Tutte queste microproposte sopradescritte sono solo alcune delle molte risposte al disagio. E, tutte assieme, sono un granello di sabbia se paragonati alle holding dell’accoglienza come St Regis, Hilton, Four Seasons, InterContinental, Rosewood, Sheraton ma, a differenza, di quest’ultimi, stanno crescendo anche durante il periodo Covid. I mega alberghi, invece, sembrano essere sempre più deserti da quando va evitato ogni assembramento.

Fu così anche per il commercio equo e solidale o fair trade che venne deriso allo stato nascente ma che oggi è una peculiarità di ogni supermercato che si rispetti. Tempo al tempo. E, nel frattempo, prenotiamo negli hotel solidali.