L’Expo 2015 di Milano è un segno netto e luminoso del cambiamento che sta avvenendo. Fino a qualche anno fa le politiche alimentari occidentali e le necessità alimentari globali rappresentavano due linee parallele che sembravano non doversi mai incontrare, ma ora entrando sul sito ufficiale dell’evento, possiamo leggere: “Expo Milano 2015 ha a cuore l’ambiente. Per Expo Milano 2015 la sostenibilità rappresenta un elemento centrale, un valore trasversale della manifestazione a partire dal tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, nella prospettiva di un futuro sostenibile del Pianeta e della società. È la prima Organizzazione di un’Esposizione Universale e il secondo grande evento di rilevanza internazionale, dopo le Olimpiadi di Londra del 2012, ad aver sviluppato un sistema formalizzato e riconoscibile di analisi e gestione dei temi legati alla sostenibilità.”

Riassumendo in una frase potremmo dire che la sostenibilità è finalmente diventata un “business” inteso nel modo migliore e più neutro possibile, un modo per incrementare sia lo sviluppo delle aziende sia lo sviluppo globale. L’idea che le fette della torta fossero separate e distinte e che si potesse continuare a sfruttare le risorse agendo come se ci si trovasse in un grosso discount dove poter prendere tutto a basso costo, incuranti della data di scadenza, è stata il baco dannoso di quest’ultimo ventennio, fatto di packaging inconsapevole e di spreco. Una corsa al superfluo che in ambito di food si è trasformata nel festival del cibo spazzatura.

I danni provocati da queste politiche alimentari si contano in biodiversità azzerata, in terreni rovinati e resi sterili dalle monoculture e dalla calce aggiunta nel suolo per modificare i livelli di acidità e poter coltivare soia Ogm senza nessuna politica di rotazione delle colture, in popolazioni devastate dal land grabbing, il furto di terra fatto dalla multinazionali a danno dei paesi più poveri.

Quando si tratta di cibo, le politiche economiche si trasformano ancor di più in politiche a favore o a danno dell’ecologia, il cibo non è un bisogno primario, ma è “Il” bisogno primario per eccellenza. Parole come boicottaggio, consapevolezza, globalizzazione e sviluppo, land grabbing, si sono fatte lentamente strada nelle viscere del sistema economico globale, di quel sistema economico che per circa un ventennio aveva visto solo gli interessi di chi produceva senza sosta nella grande distribuzione, in una catena simile a un cilindro magico capovolto, che prendeva ricchezza dal territorio e ne tirava fuori beni di consumo non necessari e cibo spazzatura. Si sono fatte strada nella quotidianità dei consumatori che hanno cominciato a dirigersi verso acquisti più consapevoli.

L’idea che uno sviluppo equo possa andare di pari passo con la crescita economica è il fulcro centrale dell’Expo di quest’anno. Il progresso non deve essere necessariamente una limitazione per l’etica e per lo sfruttamento etico delle stesse. L’idea di un consumo etico ed equo delle risorse è l’unica via uscita per questo mondo stanco e globalizzato, che deve finalmente decidersi a vedere nella differenza la prima e inesauribile forma di ricchezza.