C'è sempre un inizio. Forse no. Forse anche qui le idee sono complicate e controverse. E anche qui per le azioni di terrorismo che oltre a colpire i paesi islamici colpiscono anche l'Occidente, ci sono autorevoli politici e opinionisti i quali sostengono che le cause sono sociali altri invece sostengono che sono culturali. Ci sono poi i colpevolisti, i buonisti, gli interventisti, i pacifisti, i qualunquisti, i pro Oriente e i pro Occidente.

Con le nostre coscienze da lungo tempo vestite di nero assistiamo al massacro un poco distratti ma anche un poco preoccupati e un poco indignati, comunque privi della consapevolezza di un bene comune da difendere. Non del tutto convinti. Paesi contro, ma non troppo, segretamente coinvolti e preoccupati nella difesa di interessi pubblici e privati come il petrolio e la produzione di armi.

Alle scuole elementari, medie e superiori lo studio della Storia parte sempre dalle origini e così, difficilmente si arriva ai giorni nostri. In compenso si comprende bene che la Storia, quella data per assoluta e universale, non è altro che un continuo esercizio di sopraffazione e di conquista. In questa lotta per il potere le religioni monoteiste spesso sono state un mezzo, uno strumento ideologico potente per condurre i popoli alla guerra e compiere violenze di tutti i generi, infatti credere in un dio è un'astrazione, quindi manipolabile.

Ricordo le crociate, i processi dell'Inquisizione e i quattro secoli di caccia alle streghe con i conseguenti roghi che hanno illuminato per quattro secoli le cupe notti di tutto l'Occidente. Ora i giochi oscuri di un male assoluto si compiono in nome dell'Islamismo. Giovani carnefici mettono in atto "la metafisica della morte". Non sono d'accordo con chi ritiene che i terroristi del califfato non hanno rapporti con l'Islam. Riconoscerne povertà o emarginazione, reazione alle umiliazioni che l'Occidente ha inflitto al mondo musulmano ed escluderne l'aspetto religioso è, a mio avviso, una visione parziale: i terroristi si rifanno continuamente al Corano e uccidono in nome di Allah. Una grande differenza tra loro e le vittime è la promessa di Maometto: "per chi muore da eroe ha inizio la vita in un paradiso dove lo attendono sette vergini". Se non fosse una immane tragedia potrebbe essere uno spettacolo grottesco. Vorrei chiedere alla moglie dell'ultimo aspirante eroe di Como (musulmano di seconda generazione) se è felice che suo marito si volesse far saltare in aria per raggiungere così le sette vergini e se è altrettanto felice che i suoi figli, nella foto apparsa nei quotidiani in tuta mimetica, hanno il dito alzato, simbolo del martirio. Ci sono proprio mille modi per fare violenza alle bambine e ai bambini. Inoltre a proposito delle donne Kamikaze "è difficile immaginarsi qualcosa di più orrendo dell'uso del corpo femminile per dare la morte".

Un mondo capovolto

È impossibile qualunque punto di contatto con chi crede a un ribaltamento di valori privo di senso e si pone così fuori da una storia fatta di materia vivente. Ma le religioni sono strutture complesse; nel loro interno contengono martiri e carnefici, contengono tensioni verso l'adattamento alla contemporaneità e forze che si oppongono al rinnovamento. Così all'interno dell'Islam si consuma una battaglia tra coloro che rifiutano la violenza e la combattono e gli jihadisti che invece vogliono distruggere il mondo e la sua memoria. Forse siamo in guerra, non è la prima volta e purtroppo non sarà neanche l'ultima. Cambiano solo le tecniche.

Una volta c'erano gli eserciti armati e l'uno difronte all'altro schierati. Adesso le reclute arrivano anche tramite le prediche via internet e attraverso atti di terrorismo colpiscono esseri umani inermi nei loro percorsi in stato di libertà, in paesi lontani e in paesi vicini. Soprattutto di sorpresa e con l'intenzione ben precisa di creare tensioni irreversibili all'interno delle nazioni nemiche e nelle nostre vite. L'ISIS è una macchina da guerra perfetta. Distrugge la bellezza dei siti archeologici e uccide i suoi custodi. Distrugge memoria, bellezza, vita. E così all'improvviso tutto sovverte e fa strage di innocenti. Nei luoghi conquistati prende armi, ricchezza, donne, distrugge reperti archeologici, monumenti, statue, taglia teste e nel resto del mondo compie atti di terrorismo.

La nostra è una risposta debole. Il corpo non si mette più in gioco. Con l'avvento delle nuove tecnologie è tutto un twittare. Assistiamo alle azioni di un'ideologia barbara che si serve delle tecnologie più moderne e invasive. La realtà si è fatta virtuale e i "fatti" passano velocemente fuori di noi. Queste sono riflessioni che ognuna e ognuno di noi conosce e si possono o non si possono condividere. Ma ora, come mi accade spesso, vorrei andare un po' più in profondità.

Sono una donna laica e penso che tutte le guerre che sono state fatte non giustifichino la morte di una sola persona. Vorrei dimostrare che non c'è differenza tra la distruzione di Palmira, la distruzione dell'immagine femminile, gli eccidi nelle università, nei luoghi di incontro, nelle stazioni, negli aeroporti, i rapimenti di studentesse ridotte in schiavitù e tutte le altre nefandezze che destabilizzano le nostre vite e le nazioni. Delitti che si sovrappongono a quelli istituzionalizzati, a quelli che fin dall'inizio, appunto, colpiscono le donne per il solo fatto di essere nate donne. Ma anche le morti nel mar mediterraneo, i fili spinati, i muri; tutto fa parte di un sistema mortale governato dalla millenaria supremazia maschile "che fa apparire necessari la guerra, il condottiero, l'eroismo... ".

Riparto così dalla promessa di Maometto ai suoi eroi: le sette vergini a ognuno di loro subito dopo la morte. E la vera vita, la gioia, il premio risiede nelle sette vergini. Il mio desiderio qui e ora consiste nel cacciare un urlo di disperazione. Non ne posso più e mi è difficile anche proseguire. Allora in questa vita che per gli islamisti non è quella vera, l'immagine femminile va occultata annientando così la sua portatrice. Se inavvertitamente dal velo la donna fa uscire una ciocca di capelli viene punita o se cerca uno spiraglio di libertà viene umiliata, offesa, lapidata. Nell'incapacità dello sguardo di vedere nell'altra, una persona capace di intendere, di volere, di amare, di essere riamata, ma solo un richiamo sessuale, vi è il segnale di un'ottusa pornografia.

Nella realtà la donna rappresenta l'osceno, l'orrenda tentazione, la cosa da cancellare e nell'altra vita diventa il premio. In questa visione noi donne siamo comunque, l'oggetto, la posta in gioco di una guerra. Nell'attuale momento storico la religione musulmana è ancorata ad aspetti arretrati che si manifestano soprattutto nella sua sessuofobia. Ed ecco che il cerchio si chiude. In una realtà dove la vita è un incidente di percorso, per il solo fatto che le donne mettono al mondo il mondo, vengono punite e cancellate.

Ecco le parole di Wlodek Goldkorn " ...Di quel conflitto che verte sull'esigenza, maschile e patriarcale, di controllare e perfino annientare... il corpo delle donne, si può tracciare una mappa geopolitica: dalle donne yazide vendute come schiave; alle ragazze nigeriane rapite dai militanti di Boko Haram; alle indiane stuprate perché troppo indipendenti, fino alle donne bosniache musulmane violentate negli anni novanta... dai maschi cristiani ortodossi perché portassero in grembo il seme del boia...".

Le religioni credo siano nate nella mente degli uomini per gli uomini. La donna è una loro appendice, Eva nasce infatti dalla costola di Adamo, si fa sedurre dalla conoscenza (il serpente) e trascina Adamo nella fragilità di noi umani. La donna è relegata al ruolo di fattrice. È dio che nella cacciata dice: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai i tuoi figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà". E via di seguito. Nei testi sacri sono presenti versetti che esprimono tutta la ferocia di antiche società.

L'Islam è il solo dei tre monoteismi ad essere rimasto legato ai vecchi tabù biblici; basti pensare alla concezione della donna e al rapporto tra i sessi. Gli islamisti non fanno altro che portare a estreme conseguenze gli aspetti più arretrati di una religione, già ancorata a una visione oscurantista. Il burka o il niqab presenti nei regimi islamici più retrivi cancellano la bellezza che qualsiasi corpo porta in sé. Per riconoscere questa bellezza è necessario mettere in atto quello sguardo ben disposto che vede nell'altra o nell'altro un essere unico irripetibile ma simile a noi.

Fino a quando gli uomini - tutti - occidentali, orientali, religiosi, atei, di destra, di sinistra, grassi, magri, alti, bassi, ricchi e poveri non vedranno nell'altra un soggetto e non un oggetto e si porranno al suo ascolto ci saranno sempre le guerre e l'annientamento di ogni bellezza come Palmira e la distruzione sistematica dell'ambiente con un accanimento anche qui, mortifero. Tutto questo fa parte della stessa forma di nichilismo. Per vie diverse, la vocazione del potere maschile è la morte e parafrasando Carlo Marx, "un popolo - gli uomini - che opprime un altro popolo - le donne - non è libero".

Le donne, per fortuna hanno sempre disubbidito e se sono qui e scrivo quello che scrivo e continuerò a farlo è per la precisa circostanza che intorno e dietro di me, come un fiume in piena, migliaia di donne mi hanno indicato e mi indicano la strada. Penso che questo allenamento alla disubbidienza per la ricerca della propria autonomia abbia sviluppato in noi donne una prospettiva mobile del mondo che si è posizionata e si posiziona a lato, nei territori fecondi di confine tra ordine e caos. In questi luoghi prendono corpo relazioni che tentano di mutare un pensiero fisso e da sempre uguale a sé medesimo. Infatti "tra uccidere e morire c'è una terza via, vivere". E vivere è già una cosa molto complicata.

Confronti

Le parole di Hegel
" ...La guerra preserva la sanità etica dei popoli nella sua indifferenza verso l'assuefazione e verso la fissità; allo stesso modo che il moto dei venti preserva le acque dei laghi dalla putredine cui la voterebbe una bonaccia prolungata".

Dal Manifesto di Rivolta Femminile, 1970
Abbiamo guardato per 4.000 anni: adesso abbiamo visto!
Alle nostre spalle sta l'apoteosi della millenaria supremazia maschile. Le religioni istituzionalizzate ne sono state il più fermo piedistallo...

Svetlana Aleksievic, Nobel per la letteratura, 2016
"Ecco, perché la gente fa la guerra? Perché ai maschi piace fare la guerra... Certo avevano paura. Ma una volta tornati a casa raccontavano quanto bella fosse la guerra". (Si riferisce alle sue interviste ai soldati russi in Afghanistan, da queste conversazioni è nato Soldati di zinco).