Dopo la rovinosa disfatta di Caporetto, il 15 novembre 1917 le truppe austro tedesche raggiunsero Udine e il 20 venne raggiunto il Tagliamento, mentre il 3 dicembre veniva raggiunta Conegliano Veneto. Cominciarono ben presto gli attacchi alla linea del Piave, con la 44esima divisione Schützen che raggiunge a sorpresa la riva destra del fiume. La divisione verrà fermata dalla Brigata di fanti Catania con scontri casa per casa fino all’arretramento.

Approfittando delle trincee scavate dagli italiani in precedenza, i soldati degli Schützen riusciranno a creare una testa di ponte trincerandosi dietro delle mitragliatrici. La postazione verrà attaccata dalla Brigata Pinerolo, inutilmente. Nel frattempo, il 13 e 14 novembre gli austriaci tenteranno di fare arretrare le truppe italiane e di passare il fiume Piave a San Donà, Musile e Intestadura, ma vengono fermati dalla Brigata Bari.

Anche gli ungheresi attaccano, soprattutto il 17 novembre, ma vengono respinti da due battaglioni della Brigata Granatieri di Sardegna che utilizzeranno anche la tecnica dell’allagamento dei campi per contrastare il nemico. Anche il 15 vengono fermati due tentativi di attraversare il Piave nel settore di Montello, a San Vito e a nord di Nervesa. Un attacco in forze venne organizzato il 16 novembre con la 24esima e la 64esima divisione: il fiume venne passato a Casa Folina, a Fagarè, avanzando su San Bartolomeo, ma il contrattacco italiano fu furioso, soprattutto intorno a Molino della Sega, fino alla riconquista delle postazioni perdute e alla presa di numerosi prigionieri.

Si arriverà con altri attacchi o scaramucce al 30 e 31 dicembre 1917, quando i continui tiri delle artiglierie italiane renderanno impossibile mantenere la testa di ponte di Zénson che gli austriaci lasciarono, non senza numerose perdite. Con il nuovo anno, l’esercito italiano andrà ricostituendosi, anche con maggiore velocità del previsto. Verranno adottate strategie meno rigide soprattutto nella disciplina, concedendo più licenze, mentre verranno riorganizzati gli sbandati che andranno a costituire 104 reggimenti di fanteria, 47 battaglioni complementari e 812 compagnie di mitraglieri, armati ed equipaggiati sufficientemente a dovere.

L’apporto dell’industria sarà determinante, grazie al lavoro a pieno ritmo che consentirà a 3.700 stabilimenti di operare, con ben 1.900 ausiliari per decreto ministeriale, cioè soggetti alla giurisdizione militare. L’artiglieria soprattutto verrà potenziata, equipaggiando 22 reggimenti da campagna, 80 batterie pesanti campali, 91 batterie d’assedio, 93 batterie da montagna e 75 batterie di bombarde. L’aviazione passò dai rimasti 198 aerei dopo la disfatta di Caporetto a ben 556, impiegati soprattutto nella battaglia del giugno 1918. I reggimenti di fanterie erano inoltre dotati di lanciafiamme e di lanciabombe, con anche cannoncini da 37 mm. Verranno poi costituiti dei reparti speciali in modo da rendere più agile il combattimento, ottimizzare l’utilizzo dell’artiglieria, ottenere azioni più rapide ed efficaci.