Fascino mediterraneo, 50 anni, determinata, senatrice eletta in Puglia, la sua terra. ''Incarico al momento della candidatura: Direttore Istituto Penitenziari'', così la descrive in breve la presentazione sul sito del Senato. Direttore Istituti Penitenziari. Ci si domanda di quale istituto. Ebbene, l'istituto dove la senatrice del Movimento 5 Stelle Angela Anna Bruna Piarulli è stata direttrice è il carcere di Trani. Non so se ricordate... trentotto anni fa: era il 28 dicembre 1980 e alle ore 15.20 inizia la rivolta nel carcere speciale di Trani. Il brigatista Seghetti afferra il capo delle guardie, dando il via alla rivolta nella sezione speciale del carcere di Trani. Una settantina di detenuti cattura le altre guardie e si asserraglia nella sezione. Inizia il braccio di ferro tra detenuti e autorità, poi l'intervento delle teste di cuoio. Abbiamo incontrato Angela Bruna Piarulli in un piccolo bar di fronte al Senato per un'intervista che riguarda il mondo carcerario, ovvero come vive il carcere chi lo dirige. La senatrice, ora capogruppo in commissione Giustizia del Senato, ci spiega che ci vuole determinazione e sensibilità ma anche tanta volontà di portare dei risultati da un mondo 'oscuro' e spesso 'poco compreso' come quello delle carceri.

Come si diventa direttore di un carcere?

Si diventa con un concorso pubblico, che prevede due prove, una scritta e l’altra orale, i cui requisiti sono la laurea in giurisprudenza o equipollente. Ma oltre i titoli e il percorso formativo la risposta è la passione per un mondo complesso e articolato, il mondo dei diritti e dei doveri, e della sicurezza dei cittadini.

Come ricorda l’esperienza nel supercarcere di Trani?

Il carcere è un microcosmo dove a capo delle varie aree (trattamentale, sicurezza, contabile) c’è un direttore che interagisce con tutto il personale di polizia penitenziaria, amministrativa, sanitaria appartenente all’ASL, con le varie autorità civili e non (sindaco, prefetto, questore, comandante della polizia locale, autorità giudiziarie, procure e tribunale). Il compito dell’amministrazione penitenziaria è porre al centro dell’attenzione colui che prima di essere privato della libertà è un uomo con una sua dignità, avente diritti e doveri. L’obiettivo è rieducare e risocializzare il detenuto tramite una serie di concrete opportunità, che lo aiutano a interiorizzare le regole di una civile convivenza, in modo da poter giungere alla rivisitazione critica rispetto al reato. Un supercarcere è necessariamente un luogo con esigenze ancora più complesse e delicate ma la base rimane la dignità delle persone.

Quali sono stati i momenti di particolare difficoltà?

Il carcere è un luogo di sofferenza poiché la privazione della libertà comporta di per sé un disagio sociale, psichico, fisico. Il compito dell’Amministrazione di “rieducare”, ex Art. 27 della Costituzione, è di per sé complesso, in quanto si interviene nella fase successiva all'educazione, su soggetti maturi, cioè quando le istituzioni primarie (scuola, chiesa, famiglia) hanno fallito. La gestione dei soggetti psichiatrici è certamente complicata proprio perché tali soggetti hanno necessità di un trattamento opposto a quello realizzato all'interno degli istituti penitenziari. I soggetti psichiatrici hanno necessità di spazi aperti e di un trattamento terapeutico, più che contenitivo, supportato da un presidio psicologico incisivo. Negli ultimi anni, con la chiusura degli ospedali psichiatrici si è assistito all'affluenza di tali soggetti nelle carceri poiché le Rems, che avrebbero dovuto sostituire gli ospedali psichiatrici in realtà, hanno una capienza insufficiente rispetto all'utenza dei soggetti psichiatrici. La convivenza con gli altri detenuti dà luogo a una serie di conflittualità anche tra lo stesso personale di PP che non ha le competenze necessarie al trattamento di tali soggetti, per cui in molti casi si hanno episodi di auto ed etero aggressione.

Diciamo che è paradossale dire che il carcere è un’«accoglienza», perché il carcere è un mondo estraneo, un mondo alieno, che chiude la porta all'esterno. Può citare qualche cambiamento significativo a Trani?

Il carcere è un luogo di storie che si intrecciano, di momenti di condivisione con gli altri detenuti e con lo stesso personale che si prende carico delle loro situazioni familiari, sanitarie, economiche. Momenti di particolare gioia sono stati gli incontri all'aperto tra genitori e figli, e partite di calcio dove gli spettatori erano proprio le famiglie. Inoltre, il lavoro resta certamente uno degli elementi più importanti del trattamento penitenziario, è il primo passo perché una persona possa scegliere i sistemi legali e non quelli criminali. Attraverso il “lavoro”, il soggetto in espiazione di pena può trovare una nuova affermazione della personalità logorata dalla commissione del reato. In questo senso, estremamente importanti sono stati i lavori di manutenzione svolti all'interno del carcere (tinteggiatura dei vari locali, recinzione del muro di cinta), i lavori alle dipendenze della cooperativa Campo dei Miracoli, che provvedeva al confezionamento dei pasti dell’intera popolazione detentiva, nonché di prodotti da forno come i taralli, venduti nei supermercati. Considerata la scarsità delle risorse economiche, rilevanti sono stati i lavori socialmente utili, cioè le attività lavorative a titolo gratuito espletate a favore di associazioni operanti nel sociale nonché a favore del Tribunale, come il progetto di sistemazione degli archivi del tribunale dove in media cinque detenuti hanno preso parte, e delle direttissime in carcere, con minor dispendio di tempo e risorse umane.

Luigi Pagano, storico ex direttore del carcere di San Vittore diceva sempre: "penso a un carcere importante come servizio sociale". Può essere il carcere un servizio sociale? Ed ora che è in Parlamento cosa intende fare per il mondo carcerario: operatori, polizia penitenziaria, gli stessi detenuti?

Oggi si avverte la necessità di rendere visibile queste buone prassi in modo da costruire una rete continuativa di interventi, dove prevalga la cultura dell’inclusione sociale e non dell’esclusione, in modo da prevenire la recidiva e dare più sicurezza. In conclusione, investire nelle carceri significa investire in “sicurezza” e quindi, in maggiore benessere per tutta la collettività. Attualmente c’è carenza di personale di PP e non c’è stato il turnover del personale amministrativo. L’edilizia penitenziaria deve essere adeguata alle norme vigenti di sicurezza, nonché alle innovazioni tecnologiche di controlli sofisticati, dando priorità all'accorpamento e/o chiusura degli istituti di piccole dimensioni che risultano antieconomici.

Qual è stato l’impatto dei detenuti stranieri?

L’incomprensione della lingua e le diverse abitudini religiose, alimentari, culturali, richiedono la presenza assidua di mediatori linguistici e culturali. Nei confronti di questi detenuti occorrono sforzi maggiori per comprendere l’anamnesi e assicurare i contatti con la famiglia, soprattutto dove non sono presenti ambasciate.

In commissione giustizia a che punto è l'iter legislativo riguardo il riordino carcerario?

In commissione giustizia i primi atti hanno riguardato l’ordinamento penitenziario, l’assistenza sanitaria, la mediazione, il lavoro penitenziario. La commissione giustizia si è espressa favorevolmente riguardo all'assistenza sanitaria dove appunto si specifica che la medicina penitenziaria è alle dipendenze dell’ASL e al lavoro penitenziario dove è stata specificata l’esigenza di personale esterno che coordini le attività lavorative, in modo da acquisire competenze e abilità, da spendere all'esterno all'atto della dimissione. È passata la riforma dei minori dove appunto si riconoscono nuove forme alternative alla espiazione della pena, dando rilievo proprio all'età del reo. Altro atto importante ha riguardato il parere circa il riordino delle Forze di Polizia inclusa la PP. Attualmente, il NADEF ha evidenziato la necessità di migliorare le condizioni e il funzionamento del sistema penitenziario mediante il potenziamento delle dotazioni organiche della Polizia Penitenziari e il corpo di Polizia di Stato.

Finita l'esperienza parlamentare, tornerà al suo ruolo di direttore carcerario?

Sono in aspettativa senza assegni, pertanto il mio incarico di direttore del carcere è congelato.