Un invito a partecipare a una riunione, persone riunite a parlare di un futuro politico a misura delle necessità degli individui, un luogo a metà tra un cantiere e un seminterrato dove è appena finita una festa, biciclette legate a un pesante cancello di ferro rosso che ricorda la recinzione di un luogo “sensibile”.

La riunione è al 55 di via di Santa Croce in Gerusalemme, in realtà quella enorme cancellata è chiusa sprangata e li leghiamo le bici, poco più avanti un portone con alcune persone sedute sulle seggiole indica che forse è quello l'accesso a questo palazzo austero di 8 piani dove ci stanno aspettando.

Parte la telefonata per conferma e da lì a pochi minuti ci viene incontro una persona che riconoscendoci ci accompagna dove già gli altri erano seduti in circolo, intenti a iscriversi a parlare; 16 persone, quindi era necessaria la gestione degli interventi, è una riunione seria, ci sono cose da decidere e programmare.

Ascolto con interesse, non intervengo, sono solo ospite.

A riunione terminata, i saluti di rito, rotte le fila, ciascuno se ne va alle proprie cose da fare ma percorrendo il corridoio un occhio va dentro l'oblò di una porta a fianco, dentro ci sono tavoli e un bancone da bar, è un'osteria e dato che erano le 19:30 passate perché non rimanere per mangiare qualcosa? Rimaniamo in tre reduci dalla riunione, entriamo ci sediamo e ordiniamo.

I murales sono bellissimi anche in questa sala, così come lo erano i molti, grandi e colorati nella sala che ha ospitato l'incontro.

Ci chiediamo: ma cos'è questo posto? Ci da il saluto di benvenuto Paolo, un uomo alto e magro, una figura di ruolo in questo posto, glielo chiediamo dove siamo e ci racconta che là dentro ci vivono quasi 170 famiglie ai piani superiori, con uomini, donne e bambini di varie età e nazionalità che non avevano dove vivere. Le domande fioccano e le risposte sono generose, anzi ci invita a seguirlo per mostrarci i luoghi di quel palazzone tutti attrezzati in laboratori: di sartoria, di pittura, di raffigurazioni di arte sacra, di bigiotteria, sale studio per ragazzi, laboratorio di falegnameria, di teatro, di produzione di birra, biblioteca, sala convegni e molto altro ancora. In questo percorso nel labirinto del palazzo ci presentano una suora, suor Adriana, che con un sorriso emblema di pace e serenità spiega il lavoro quotidiano con i ragazzi e le ragazze che porta avanti per insegnare loro mestieri, manualità e vita. Il corteo che si snoda per corridoi e stanze si accresce di persone che si affiancano e raccontano con pari entusiasmo il loro contributo là dentro.

Alla fine ci chiedono: “Volete vedere il tombino?”

Il tombino? Quale tombino? A quel punto, messi insieme i tasselli di tutto quello visto e ascoltato, spalanco gli occhi e a bocca aperta realizzo: “Il centro sociale dove il cardinale ha riallacciato la corrente elettrica!”

Ebbene sì, il caso ci aveva portato proprio in quel centro sociale, noto alla cronaca per il fatto che Papa Francesco aveva dato ordine al cardinale Konrad Krajewski di togliere i sigilli alla fornitura elettrica che era stata chiusa per morosità e questi lo aveva fatto calandosi proprio dentro a quel tombino che è diventato ormai il simbolo della luce, luce intesa in tutti i sensi. L'Acea, società fornitrice di energia elettrica, ha fatto un esposto contro ignoti, sebbene il cardinale elemosiniere e braccio caritatevole del Papa, avesse avvisato Prefettura e Comune prima di fare ciò che ha fatto e avesse lasciato poi sui contatori il suo biglietto da visita.

Ma tracciamo in breve la storia di questo immobile. L’edificio abbandonato comprende 16mila metri quadri di spazi, è stato sede dell'Inam, poi Inpdap e, infine, Inps, e fu trasferito al fondo Immobili Pubblici con Decreto Ministeriale del 21 dicembre del 2004, fondo gestito dalla Investire Sgr, con un valore di mercato, oggi, di 50 mila euro, l'immobile è stato venduto insieme a moltissimi altri immobili nell'ambito delle cartolarizzazioni effettuate dal governo Berlusconi. L'Inpdap prima e l'Inps poi, lo hanno utilizzato in locazione passiva fino al 28 febbraio 2013, data in cui l'immobile è stato lasciato e riconsegnato alla proprietà; dal 12 ottobre 2013 è stato occupato dal movimento Action a scopo abitativo, sebbene la proprietà, pochi mesi prima, avesse fatto distruggere i bagni e reso inutilizzabile l’impianto elettrico proprio per evitare quello che invece accadde.

La Investire Sgr, gestisce il Fondo Immobili Pubblici che di pubblico ha solo il nome poiché gestisce immobili una volta pubblici ma adesso privati con un patrimonio di oltre 7 miliardi di euro distribuito su 44 fondi immobiliari. Sul sito della società, infatti, sono in vendita moltissimi immobili ex pubblici.

SpinTime che rappresenta un coacervo di diversi soggetti del territorio (associazioni, fondazioni, cooperative e altro) si pone come obiettivo, la ricerca tra auto-sostenibilità economica e contributo pubblico, attivando un processo di economia circolare e rigenerazione di spazi abbandonati.

La questione, si evince, non è affatto facile, queste persone stanno aiutando circa 450 esseri umani in gravi difficoltà, mettendo in campo tutte le forze che hanno e l'altra sera attorno al tavolo c'erano proprio quelle che hanno fondato e dirigono lo SpinTime, compreso un volto noto dello spettacolo e della satira, Sabina Guzzanti che fin dall'inizio aiuta il centro sociale e per il quale sta creando la stesura per un film, seguendo parallelamente Cristina, ragazza greca, che là dentro con il Teatro dell'Oppresso mette in scena la vita e la storia di SpinTime.

Suor Adriana è un vero e proprio punto di forza, poiché ha incarnato appieno il senso di carità cristiana e rappresenta la devozione alla missione cristiana di aiuto dell'ultimo, di chi ha bisogno ed è forse il tramite con Papa Francesco.

In questo quadro di generosità e altruismo, si delinea un lato critico che è la natura abusiva della occupazione in atto da 6 anni, un vizio di origine che rende illegale il presupposto dell'azione, ma che al contempo denuncia quanta sia la necessità di spazi abitativi per chi non ha casa né altra possibilità.

È illegale occupare ma è di certo un diritto anche la disponibilità di un posto dove vivere con la propria famiglia. Gli spazi occorrenti talvolta ci sono e potrebbero essere messi a disposizione di chi ha necessità, attraverso una attribuzione legale di palazzi che la pubblica amministrazione non utilizza più, evitando di andare a violare una proprietà privata, consentendo la vera e propria rigenerazione di un bene già pubblico a una funzione pubblica.

In tutti i risvolti della vicenda viene anche da chiedersi anche perché lo Stato abbia prima alienato un numero così elevato di immobili e strutture che erano in uso e poi ha continuato a utilizzarle ma pagando affitti a una società privata, come accaduto per questo stabile fino al 2013. Non sarebbe stato economicamente più vantaggioso rimanerne proprietari fino alle dismissioni delle attività pubbliche all'interno e destinarli poi a necessità abitative? Ma allora quale è stato il vero scopo di quelle vendite? A fronte di questo di queste domande viene da chiedersi se la innegabile illegalità della occupazione non rappresenti una sorta di naturale “reazione organica” del sistema attraverso la realtà del lavoro e dell'accoglienza.

Resta il fatto che abbiamo conosciuto una realtà fuori dalla convenzionalità, dove operano discretamente persone diverse e generose, in cui sembra che l'ecosistema sociale nonostante tutto (ri)cominci a funzionare.