Senza pietà la giustizia diventa crudeltà.

(Metastasio)

C’è una fase nella prima infanzia in cui i bambini sembrano essere fortemente attratti dai neonati: nel periodo in cui sono quasi pronti per iniziare la scuola materna sviluppano una irresistibile attrazione nei confronti di chi, come loro stessi non tantissimo tempo prima, non è in grado di far molto di più che stare sdraiato in una carrozzina a esercitarsi con le labiali.

Quante volte avete visto un tappetto di mezzo metro individuare un contenitore che deve racchiudere un cucciolo più piccolo di lui, aggrapparsi al bordo dello stesso e un po’ traballante alzarsi sulle punte dei piedini per guardare dentro?

Quasi certamente in un passato decisamente remoto lo abbiamo fatto anche noi, e quasi certamente in un passato ancora più remoto mentre ce ne stavamo distesi a cercare di articolare un “BA” come si deve, abbiamo visto comparire nel nostro campo visivo otto ditine, un ciuffo di capelli e due grandi occhi sorpresi e curiosi.

La colonna sonora di questa scena era invariabilmente un coro di adulti che commentavano con cinguettii compiaciuti quanto eravamo teneri e carini.

3 settembre 2019, Cosenza, Italia: un bambino nordafricano di tre anni si è avvicinato alla carrozzina di una neonata e ha ricevuto dal padre di questa un calcio in pancia che gli ha fatto fare un volo di due metri.

Ci sono due forme di razzismo. Con la prima avevo previsto di dover avere a che fare: è quella che porta alcuni individui a considerare altri individui inferiori a loro. La seconda è ancora più atroce, ed è la stessa che a partire dagli anni ‘30 del Novecento ha trascinato l’Europa nel baratro del nazifascismo e 11 milioni di persone innocenti nei campi di sterminio: il razzismo più infame e spaventoso, quello che porta alcuni esseri umani a non riconoscere altri esseri umani come tali.

Nella mia vita non avrei mai pensato di dovermi trovare davanti a una epidemia di questa follia.

La disumanizzazione della vittima presuppone la disumanizzazione dell'aggressore, e sembra che in questo Paese la manipolazione di massa esercitata negli ultimi tempi - sinistramente simile a quella usata negli anni ‘30 dal ministro della propaganda nazista Goebbels - sia riuscita a trasformare un popolo generalmente abbastanza civile come il nostro in una belva con molto poco cervello e ancora meno cuore.

Io ho scarsa fiducia nella bontà della natura umana, sono consapevole del suo lato oscuro, violento, ma sono anche consapevole dello sforzo continuo che l’umanità ha compiuto per poter sviluppare ciò che ci salva dai nostri meccanismi distruttivi e autodistruttivi, dello sforzo che ha permesso alla nostra società di diventare una democrazia, della fatica e dell'impegno collettivo che ci hanno donato i concetti e i principi su cui si fonda ogni società democratica: uguaglianza, libertà, inclusione, giustizia, solidarietà.

Ma come si può essere contemporaneamente italiani e razzisti? Dico, noi che abbiamo il patrimonio genetico più eterogeneo d’Europa, un guazzabuglio in cui ci sono pezzi di DNA di mezzo pianeta includendo pure Celti, Normanni, Fenici e Goti… noi, razzisti???

Noi che siamo un popolo di migranti, ora vogliamo negare il diritto alla migrazione??? Dalla metà dell’Ottocento alla metà degli anni Ottanta dal nostro paese sono partiti 18 milioni di italiani che non hanno fatto più ritorno, sparsi per il mondo per le ragioni che da sempre costringono la gente a migrare: guerra, fame, povertà, ingiustizia, spinti e sorretti dalla forza della disperazione e della speranza.

Io ho la speranza che il diritto protegga i nostri diritti e le nostre vite. Ho fiducia nella legge, nella Costituzione, nel diritto internazionale. Sembra roba abbastanza solida, vero? Sì, fino al giorno in cui l’Italia dichiara il soccorso in mare illegale, contravvenendo ai principi dettati dalla legge, dalla Costituzione e dal diritto internazionale.

Ma non è iniziato adesso, adesso è solo peggiorato.

Non so se vi ricordate di quando stavate supini e inconsapevoli nella carrozzina, ma vi ricordate le tende di Gheddafi a Roma? Nel 2008, il governo Berlusconi sigla un “Accordo di amicizia e cooperazione” con la Libia del Rais, in cui l'Italia si impegna a versare 5 miliardi di dollari in vent’anni, comode rate di 250 milioni all’anno. il senso di tale operazione - che doveva passare come un risarcimento per gli orrori i da noi commessi durante la guerra, che erano davvero molti e atroci - venne di fatto chiarito da Berlusconi che usò la formula “Meno clandestini, più gas e più petrolio”.

Nel 2011, solamente tre anni e 750 milioni di dollari dopo, l'amicizia e cooperazione vengono celebrati a suon di bombe, e con la NATO importiamo un po’ di democrazia uccidendo l'ex amico e gettando il paese nel caos. Ma assicurandoci tutti che i contratti con le compagnie straniere vengano onorati.

Nel 2017, il nostro governo ha dato alla Libia 800 milioni di euro in denaro e equipaggiamenti per “contrastare l’immigrazione clandestina”. La presunta difesa del Paese da una presunta illegalità dei flussi migratori e l’esborso di 800 milioni di euro avviene mentre un rapporto delle Nazioni Unite dimostra l’esistenza di una potente rete criminale di cui la cosiddetta Guardia Costiera da noi finanziata fa parte: ha il ruolo di intercettare i migranti in mare e rinchiuderli in centri di detenzione non ufficiali dove i migranti vengono torturati, stuprati, venduti, uccisi.

Nel 2018, non una oscura ONG ma sempre le Nazioni Unite parla di “orrori inimmaginabili”. Cioè di ciò che è peggio della tortura, la schiavitù, lo stupro. Ma nel 2019 il ministro dell'Interno Salvini continua a dichiarare la Libia un porto sicuro.

Oggi, 20 settembre, un migrante sudanese che tentava di attraversare il Mediterraneo dopo essere stato riportato in Libia è stato ucciso dalle guardie costiere libiche. Lo riporta l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, l’OIM.

Abbiamo le risorse, il cinismo e la crudeltà per diventare complici e mandanti di criminali che estirpano organi, stuprano a morte bambini, e condanniamo chi riesce a sopravvivere e a fuggire alla morte per annegamento.

La disumanizzazione della vittima presuppone la disumanizzazione dell’aggressore. Prima di diventare l'uno e l’altro, troviamo un antidoto, restiamo e ritorniamo umani.

Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto all’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

(Articolo 10 della Costituzione Italiana)