Più che una semplice App, Yousho si propone di diventare uno “state of mind”, cioè un modo automatico di utilizzare lo smartphone ed essere poi associata istintivamente allo shopping online. Un proposito ambizioso ma con una radice etica, perché l'obiettivo è anche quello di rimettere in circolo l'economia locale, fitta di molte realtà di eccellenza che dovranno adeguarsi alla realtà in rapida evoluzione che corre sul web per mantenere non solo la propria identità, ma anche la competitività necessaria per sopravvivere all'interno di un mercato sempre più selettivo.

Yousho è una giovane start-up italiana, finanziata con un progetto della Comunità Economica Europea, che si presenta come un modello economico democratico e concreto, che guarda alla primordiale realtà contadina con delle mire molto ambiziose, dal momento che a qualche mese dal lancio italiano, avvenuto lo scorso mese di dicembre, l'App sta definendo le modalità per lo sbarco in Spagna per poi aprire in altre nazioni europee.

Ne è artefice un team molto dinamico coordinato da Pio Cancro, giovane e brillante imprenditore campano, con cui abbiamo realizzato questa conversazione ricca di spunti e proiezioni verso un futuro che non deve spaventare, nonostante i drammatici effetti del COVID-19.

Si è parlato molto in queste ultime settimane di come sostenere l’economia e di come far uscire le aziende da questo periodo di forzata sofferenza, la storia ci ha insegnato che spesso dietro le crisi si cela invece un'opportunità… secondo lei cosa ci aspetta?

Accadrà quello che succede sempre quando si verifica un cambiamento di portata epocale: resteranno sul mercato solo le aziende che si adatteranno al cambiamento e che sapranno cogliere le sfumature che richiedono le nuove esigenze degli utenti. Ad esempio, nell’ambito della vendita di prodotti e servizi, chi già aveva strutturato un e-commerce non avrà particolari problemi a lavorare, se non quello di ottenere maggiore visibilità. Chi invece inizia ora, avrà più problematiche relative al know-how di strutturazione, strategie di marketing, spedizione e organizzazione aziendale improntata alla vendita online.

Yousho è un’App intuitiva ed efficace, che si propone di aiutare piccoli e grandi e-commerce ad avere più visibilità sul mercato, grazie all'attività di costante monitoraggio dei nostri promotori, conosciuti come Yousher Pro. In questo modo alleggeriamo notevolmente il peso che grava sulle spalle di quei commercianti che non hanno molta esperienza in questo settore, facendoli concentrare su quello che è il core-business della loro azienda, mentre noi ci occupiamo di rendere visibile il singolo e-commerce in mezzo a quella che è diventata la giungla dell’online.

Qual è la ricetta anticrisi dettata o meglio declinata da Yousho? Anche una testata autorevole come Il Sole 24 Ore di recente si è interessato alla vostra soluzione...

La formula adottata da Yousho comprende tre categorie di utenti e, quindi, tre tipologie di sostegno che Yousho propone da quando è nata. Da un lato c'è la possibilità per gli utenti di individuare immediatamente la piattaforma online sulla quale conviene acquistare in ragione del prezzo o della rilevanza del negozio stesso o anche delle caratteristiche dei singoli shop online in base alla loro efficacia operativa; dall’altro invece c'è la possibilità per gli utenti che decidono di fare un upgrade (i cosiddetti Yousher Pro), di aiutare una vasta platea di consumatori, indicando loro le caratteristiche di prodotti e piattaforme che transitano su Yousho. Dall’acquisto effettivamente concretizzato, l’acquirente semplice (denominato Yousher Basic), ottiene un notevole risparmio di tempo, energie e soprattutto denaro.

Questa sequenza non solo è completamente gratuita ma, anzi, prevede anche una ricompensa con dei punti fedeltà allargati a tutte le categorie merceologiche, che potranno essere convertiti in buoni regalo, e anche lo Yousher Pro viene remunerato per i suoi preziosi consigli d’acquisto. Al centro ci sono i merchants, cioè i negozi online che sono presenti sulla nostra piattaforma e che vedono molto facilitato il loro compito di produrre beni o di offrire servizi, circostanza particolarmente reale in questo periodo.

Yousho rappresenterà il veicolo ideale attraverso il quale gli utenti si troveranno ad acquistare su quel determinato negozio online, partner del progetto. È un sistema win-win dove tutti sono soddisfatti: partendo dall’utente che otterrà un acquisto “cucito su misura” per lui, poi il merchant che genererà maggiori e benedette vendite e, infine, lo Yousher Pro che verrà remunerato in base all’efficacia dei suoi consigli d’acquisto.

Su Internet effettivamente gira un altro mondo, anche da un punto di vista economico. Il sorpasso fra reale e virtuale diventerà un baratro ormai irreversibile a favore dell'e-commerce. Non tutti però saranno capaci di realizzare dei veri profitti ma neanche più semplicemente di far partire una vera attività online: quali sono i motivi e cosa è necessario per aggirare queste barriere entrando da protagonisti nel mercato che è più che mai del presente?

In realtà non esiste una vera differenza sostanziale tra negozio online e fisico, cambia solo lo strumento attraverso il quale si vende. Questo è un concetto molto semplice che fatica, però, ad entrare nella mentalità di noi italiani in particolare. Anche lo store online è fatto di persone. Ci sono i commessi che confezionano la merce da spedire, i magazzinieri che controllano i prodotti disponibili e li ripongono nei reparti dedicati, gli addetti che fanno le foto ai prodotti e li inseriscono sul sito, l’assistenza clienti che risponde alle domande degli acquirenti; quindi, l’ecosistema è comunque fatto di persone che compiono determinate azioni.

L’unica differenza è che la vetrina invece di essere solo fisica, è virtuale. I clienti non vanno di persona nel punto vendita fisico ma ovunque si trovino possono acquistare in tutta comodità dal proprio pc o smartphone. In realtà, quindi, non ci sono delle vere e proprie barriere, basta semplicemente guardare la situazione da un’altra prospettiva, aggiornare i propri metodi di lavoro e studiare nuovi modelli di comunicazione e vendita.

Cos’è che fa realmente la differenza tra un imprenditore, o manager di successo, e coloro che invece l'agognato successo non lo hanno avuto? Quanti insuccessi sono necessari prima di venirne a capo? Mi potrebbe definire il significato che per lei ha questa parola?

Ciò che fa differenza è la tenacia e la costanza nel realizzare i propri progetti. Parlo appositamente di progetti e non di sogni perché credo che un sogno sia evanescente, privo di sostanza se non viene messo “su carta”. È inutile lamentarsi di avere sogni infranti che non si realizzeranno mai: se crediamo davvero nella validità delle nostre idee dobbiamo attivarci subito per dare loro una forma concreta. Un altro mantra in cui credo molto è: “Punta sempre al massimo”. Non bisogna accontentarsi di progetti piccoli e poco ambiziosi, che nel giro di poco tempo diventano come invisibili e non lasciano traccia dietro di sé.

Il vero successo è lasciare un’impronta tangibile del proprio operato a tante persone, che grazie alla tua idea hanno avuto la possibilità di migliorare la propria vita. Per raggiungere questo traguardo, la strada può essere davvero ardua, inciampare quindi potrebbe far parte del cammino. A volte può capitare di cadere e farsi anche molto male, ma occorre non demordere e rialzarsi facendo lezione del trascorso e incominciare a prendere confidenza con il percorso che si è intrapreso, per poi iniziare a correre verso gli obiettivi prefissati.

Io non credo per niente nel concetto di fortuna con cui si giudicano le persone che sono riuscite ad affermarsi. Il successo non si raggiunge e soprattutto non si riesce a preservarlo per caso, piuttosto lo si consegue solo dopo una serie di esperienze sul campo che possono essere esperienze vincenti oppure infruttuose, ma sempre ricche di insegnamenti, che poi porteranno verso maggiore consapevolezza, verso l'affermazione. In ultimo ritengo che non lo si possa raggiungere da soli, ovvero in maniera individuale, ma piuttosto occorre avere la capacità preziosa di creare una solida unione di menti e di intenti, identificando e coinvolgendo nei propri progetti chi può credere in maniera altrettanto forte in quello che si sta creando.

Avere una capacità di leadership in qualche modo è sinonimo di comando?

Trovo al contrario che il concetto di leadership sia in antitesi con quello di comando. Un vero leader, o almeno qualcuno degno di essere considerato tale, non ha bisogno di imporre dei comandi da eseguire, perché basta l’esempio per riuscire a coinvolgere i propri collaboratori nel progetto in cui si crede. Il coinvolgimento e la costruzione del team, rappresentano la base per trattare i propri collaboratori non come dei semplici automi ai quali impartire degli ordini da eseguire meccanicamente, ma per coinvolgerli anche nella visione aziendale, facendoli sentire parte integrante dell’organizzazione, che diventa così un unico organismo. Anzi mi viene in mente un quesito che può far meglio intendere il concetto: si può immaginare un corpo capace di mantenersi in vita senza uno dei suoi organi?

Attitudine al rischio, capacità analitiche, flessibilità. Lascerebbe queste caratteristiche relative ad un’impresa in questo stesso ordine?

Nel periodo attuale penso che vada concessa la priorità alla flessibilità, poi alla propensione ad assumersi il rischio d’impresa e, infine, alle capacità analitiche. Nel presente e ancora di più nel prossimo futuro, la flessibilità ricoprirà un ruolo fondamentale nell’ambito delle opportunità di business. Il mercato impone una risposta più che veloce, direi immediata, alle necessità rilevate dal pubblico, che hanno bisogno di essere soddisfatte da chi riesce a individuare questi bisogni latenti. Essere flessibili si rivela una condizione essenziale per sopravvivere nel mondo imprenditoriale. Questo comporta anche una propensione al rischio d’impresa, perché ogni novità porta inevitabilmente con sé dei rischi. Ma il “lavoro” del vero imprenditore è questo, assumersi il rischio d’impresa e farne leva per realizzare progetti ambiziosi.

Quanto alle capacità analitiche, in un mondo saturo di qualsiasi tipo di attività, è l’intuizione che fa la differenza. Naturalmente bisogna trovare un equilibrio tra intuizione e analisi dei dati. Visionario sì, ma anche concreto! Se posso permettermi di aggiungere qualcosa al quesito, menzionerei informazione e formazione. Nulla può far pensare alla flessibilità e alla capacità analitica se non si ha conoscenza di ciò che può essere differente rispetto a ciò che già si fa. E in tale direzione è importantissimo anche fare network, per potersi confrontare e documentarsi sui vari input che ne possono derivare.

Meglio essere autoritari nella conduzione o dare l'esempio?

Sono sempre convinto che il miglior risultato si consegua dando prova agli altri di ciò che si asserisce. In questo modo la necessità di farsi seguire non passa attraverso l’esercizio dell’autorità ma mediante il carattere dell’autorevolezza che gli interlocutori rileveranno nella tua persona.

Come decide di approcciare un settore e che risultati si attende quando un’idea decolla?

Negli anni ho approcciato diversi settori di mercato, nuovi per me. La linea guida che ho sempre seguito è quella di “intercettare” le esigenze del mercato nei vari settori che ho approfondito e poi, una volta valutata la fattibilità del progetto, lanciarmi a capofitto a realizzarlo nel miglior modo possibile, perseguendo il top.

Ma lanciarmi con tutto me stesso, non ha mai significato avventurarmi: l’ho sempre fatto affidandomi ai migliori professionisti, per seguirne le orme, imparare, individuare le persone adatte e le risorse migliori per poi mescolare il tutto come se fosse un insieme degli ingredienti più prelibati. A quel punto, mettendo tutto insieme e mescolando adeguatamente con tanto senso di sacrificio, correttezza, resilienza e determinazione i risultati sono matematici!

È necessario decidere cosa si vuole e dove si intende andare; la mia convinzione sotto il profilo professionale è che il mondo è matematica: tutto ciò che metti, alla fine ti porta il relativo risultato! Ma devi sapere da prima il risultato che vuoi raggiungere, non puoi preparare una torta se non decidi di volerla fare e di conseguenza di quali ingredienti hai bisogno. Sono entrato nel settore del food e sono diventato il primo partner in termini di numero di punti vendita e fatturato per l’azienda con cui ho avviato la partnership. Lo stesso risultato ho conseguito nel settore del non food, nell’abbigliamento, acquisendo nel giro di pochi anni il primato come partner dell’azienda che avevo scelto.

Che obiettivo si prefigge di centrare con Yousho?

L’obiettivo che mi pongo assieme a un gruppo di lavoro che mi stimola di continuo, composto da professionisti arrivati anche da altri settori, che rispettano la loro etica personale in un progetto sano e benefico, è semplicemente quello di diventare l’App per antonomasia su tutti gli smartphone degli italiani e non solo. Pensi a quando, qualche anno fa, nessuno conosceva WhatsApp o Telegram. Ora sono diventate le principali piattaforme di messaggistica nell’intero Occidente con milioni di utenti: il nostro modello è quello, perché i migliori insegnano sempre.