Non si può in questi giorni non pensare all’Afghanistan e al totale fallimento della politica estera che si è interessata per anni a spegnere il fuoco della rabbia di un nemico ostile e ridisegnare un Paese democratico là dove la democrazia non è nemmeno un ricordo… non c’è mai stata.

Ci si chiede mentre prendiamo il sole in vacanza, stesi sui nostri bei lettini insabbiati, davanti al mare Mediterraneo, e tra le file di ombrelloni un continuo vociferare: povera gente, donne intrappolate, bambine tenute segregate a casa… e il terrore delle orde di profughi che ora arriveranno chiedendo asilo politico.

Ma cosa è successo? Come mai dopo anni di missioni umanitarie e di soldi e di vite umane perse in quel lontano Paese, ci si ritrova oggi senza nulla di fatto, anzi medito sul fatto che forse l’intervento occidentale possa aver peggiorato e fomentato ulteriormente queste forme estreme di islamismo.

Ma torniamo all’ Afghanistan… perché tutti sanno e non sanno la storia di questo Paese.

Un Paese che già nasce in difficoltà fisica evidente, in una parte di terra situata tra Oriente e Occidente, è uno dei Paesi più poveri del mondo perché sprovvisto di risorse ambientali e difficile da abitare: è un Paese prevalentemente montuoso, caratterizzato da un clima continentale con estati molto calde e secche e inverni rigidi. Le regioni pianeggianti sembrano deserti rocciosi e, ciò nonostante, la popolazione si dedica all’agricoltura come primaria fonte economica, con scarsissima riuscita. Sono quasi tutti pastori e vivono nel disagio e nella povertà.

Le montagne e clima rigido rendono difficili gli spostamenti e tutta la popolazione si concentra nelle poche città: tra queste la capitale Kabul, e altre città importanti come Kandahar e Herat. Le abbiamo conosciute nell’ultimo ventennio grazie alla tv. Città devastate da incuria miseria e guerre continue.

L’Afghanistan vanta solo un primato: essere posizionato nel mezzo tra oriente e occidente e per questo da sempre è stato devastato dalle guerre infinite.

Vero crocevia di passaggio tra Cina, India, Iran e le steppe del Nord è stato più volte oggetto dei tentativi di conquista da parte di vari popoli. L'Afghanistan risulta essere un insieme di popolazioni diverse per lingua e per tradizioni:

  • Hazari e Usbechi a Nord;
  • Pashtun e Tagichi a Ovest;
  • Beluci a Sud;
  • Pashtun, detti Pathani, a Est.

Quella dell’Afghanistan è una storia tormentata. Sorge come regno indipendente nel 1747, ma da sempre fu sede di guerre sia per la sua posizione strategica che suscitò nell’800 l'interesse di Russi e Inglesi sia per i contrasti interni tra le varie etnie che la popolano che da sempre hanno generato lotte civili.

Nel 1920 l'Afghanistan si libera dalla tutela britannica e vive tranquillo per 50 anni. Purtroppo nel 1973 un colpo di Stato abbatte la monarchia e nel 1978 sale al potere il partito comunista appoggiato dall'Urss ai tempi interessata al corridoio verso il Mediterraneo, che nel 1979 invade così il Paese rimanendo in Afghanistan per un decennio e affrontando un sanguinoso conflitto contro i guerriglieri islamici, oggi noti come mugiahidin.

Già allora vi è la sconfitta della grande potenza sovietica contro una guerriglia atroce e senza remore: nel 1992 infatti i sovietici si ritirano e l'Afghanistan diventa una repubblica islamica, dilaniata da guerre interne tra i vari gruppi di mugiahidin. Tra i gruppi di combattenti prende piede quello più estremista che combatte e fa razzia nel nome del Corano: sono i Talebani, dal nome taliban che vuol dire “studenti delle scuole coraniche”.

Dopo il 1996, i talebani imposero su tutto il territorio una stretta interpretazione della sharia, la legge islamica. Dispiegarono squadre di “polizia morale” agli ordini dell’agenzia per la “Promozione della virtù e l’eliminazione del vizio”.

Il loro regime è fondamentalista e tante le restrizioni che impone:

  • le donne non possono studiare né lavorare, non possono guidare e devono uscire solo con un uomo maggiorenne di famiglia;
  • le donne devono indossare il burqa che le copre totalmente anche occhi, mani e piedi;
  • le bambine vengono spesso date in spose a vecchi uomini talebani, appena diventano donne;
  • non si può ascoltare musica e vedere la tv;
  • il gioco del calcio e altri sport vengono banditi;
  • gli uomini sono obbligati a frequentare le moschee;
  • …etc. etc. etc.

Se non si rispettano le regole vi è spesso la lapidazione pubblica. O la galera. O la morte.

I Talebani, inoltre, tra il 1997 e il 2000 hanno dato ospitalità all'organizzazione terroristica al Qaeda e al suo capo, Osama Bin Laden. Il ripetuto rifiuto di consegnare quest'ultimo alle autorità internazionali determinò, nel 1999, le sanzioni da parte dell'ONU e, dopo l'attentato alle Torri gemelle di New York nel 2001, gli americani ritrovano lo spirito nazionalista, invadono il Paese e rovesciano il regime talebano.

Dopo tre anni di governo provvisorio, molte perdite umane e tanti aiuti umanitari da parte di vari Paesi occidentali, inclusa l’Italia, si sono svolte nel 2004 le prime elezioni democratiche della storia afghana: Hamid Karzai viene eletto alla presidenza della Repubblica.

Ma la verità è che gli afghani non sanno gestire in maniera autonoma una democrazia. Le persone colte sono poche in proporzione alla massa di popolazione che vive di pastorizia e agricoltura e di aiuti umanitari, affidandosi più al pensiero altrui che al proprio.

La verità è che la realtà estremista è troppo radicata nel tessuto sociale e difficilmente estirpabile… come gramigna infestante.

Anni di Missioni Umanitarie, anni di presenza di militari americani e italiani e francesi sul territorio afghano, anni di lavoro per la emancipazione delle donne da parte di molte onlus europee hanno portato a un lievissimo sviluppo sociale che però è stato spazzato via in un attimo, un paio di giorni fa con la caduta di Kabul.

Dopo un ventennio di presenza statunitense Biden ritira tutte le forze americane presenti sul territorio afghano… una scelta maturata negli anni precedenti, non solo di Biden oggi nell’occhio del ciclone, per rafforzare l’economia americana e ridurre le perdite oltre oceano.

Anche le milizie di pace mandate dall’Europa si sono ritirate dichiarando all’unisono: “Adesso il Paese può camminare da solo”.

È bastato pochissimo a riaccendere il rancore nei guerriglieri, è bastato davvero pochissimo a infrangere un equilibrio che, ahimè, si basava sulla forza e sulla ratio di pochi e non su reali convinzioni della popolazione.

E a breve i talebani spegneranno le comunicazioni, spegneranno telecamere e Internet e faranno girare solo le immagini e video da loro scelti. Si torna al Medioevo afgano dove uomini armati possono spaventare, molestare, perseguitare le donne e i bambini ma anche torturare o giustiziare gli attivisti, i giornalisti, i collaboratori delle organizzazioni straniere.

I pochi afghani che hanno creduto nel futuro, coloro che sono riusciti a cambiare stile di vita che hanno apprezzato la nostra libertà e hanno potuto studiare e ricominciare a sognare un Paese democratico, tutti coloro che si sono battuti per poter cambiare l’aspetto politico e sociale del proprio Paese, oggi sono in fuga, oggi sono il bersaglio numero 1 per il nuovo regime islamico.

Uccideranno tutti, non esiste Onu, non esiste uomo.
Uccideranno tutti e basta.
Per questo molti preferiscono uccidersi da soli… magari attaccati alle scalette di un aereo in volo.

Noi siamo in vacanza al mare, in montagna oppure siamo in un bel resort e l’eco della tortura e della guerra che ricomincia crudele, ci arriva un po’ sfocato, lontano… ci fa paura ma non troppo. Cerchiamo di dare spiegazioni a un groviglio di motivazioni politiche ed economiche che ci sfugge… e allora possiamo solo provare pena.

Io sono donna e tutto la mia pena va prima di tutto alle bambine e alle loro mamme che possano avere un corridoio umanitario subito, senza pensare a perché e a come… subito. Donne rinchiuse a casa, mamme terrorizzate per le proprie figlie che possono essere vendute a uomini adulti, spose bambine, donne laureate costrette in burqa per annullare ogni loro pensiero, mogli costrette a servire il marito in silenzio, se va bene senza ricevere delle sassate.

Ma il mio pensiero va anche a tutte le donne giovani ed emancipate che hanno creduto di vivere finalmente libere, hanno studiato, hanno preso la patente, hanno lavorato con l’Onu e hanno amato liberamente, a coloro che hanno assaporato il gusto sano della uguaglianza e della civiltà… ed ora si ritrovano in fuga. Sono il bersaglio dei guerriglieri, le cercano per giustiziarle. Scappano come topi.

Si nascondono in buchi delle rovine e aspettano il nostro aiuto. Ma chi le salverà?

Possiamo ancora accettare inermi che donne colte ed emancipate vengano uccise o rinchiuse da un pastore armato?