Ma da dove arrivano le armi che usano da 20 anni i talebani: in Afghanistan ci sono industrie di mitra e bombe, aerei militari e carri armati? No.

L’esercito di studenti del Corano appare in tutti i giornali ricoperto di armi di ultima generazione e tutto il mondo, dopo l’ondata di pena dei primi giorni, si pone domande e chiede risposte a chi ci governa e ci indottrina.

Abbiamo voluto vedere anche questa volta solo la superficie del problema: miliziani cattivi che attaccano senza regole i buoni Alleati di sempre e Biden e tutta l’Europa che ingenuamente crede di aver terminato il lavoro e decide di ritirarsi.

Quanto male fa la superficialità nell’informazione.

Certo, il problema dei civili e delle donne è primario, la data del 31 agosto come scadenza dell’ultimatum è stata davvero troppo limitante. In più si sono aggiunti il rischio di attentati su militari e civili, e la violenza nelle strade di Kabul si sta fomentando.

L’attenzione dei media è tutto sull’aeroporto, sulla fuga della popolazione, sul mancato rispetto dei diritti dell’uomo. Ma cosa vuoi che possa interessare a loro dei Diritti dell’Uomo? E anche la mia attenzione continua a restare alta sulle dinamiche di fuga, sull’espatrio delle famiglie in pericolo, sulla fuga di più donne e bambini sia possibile da quel Paese devastato dalla violenza.

Però ora si inizia a cercare spiegazioni, a volere risposte. Davvero una potenza come gli Stati Uniti con un intelligence del genere, e i servizi segreti da film americano, hanno deciso di tornare a casa dopo 20 anni e tantissimi miliardi di dollari dello Stato spesi solo perché era giunto il momento di lasciarli? Quando sono arrivati nel 2001 con Bush presidente sono bastate poche settimane a spazzare via con l’operazione Enduring Freedom la resistenza talebana. Possiamo credere davvero che la coalizione guidata dagli Usa abbia perso. Io direi che “ha lasciato perdere”.

Già Trump nel 2017 aveva proposto il ritiro delle truppe perché si erano già spesi troppi dollari. È lui il presidente che parla per primo con i talebani per arrivare ad un accordo. Poi Biden fa della ritirata lo slogan per la sua candidatura: sono morti già 2400 soldati e sono stati spesi quasi 1000 miliardi di dollari. Bisogna cambiare rotta. Per compiacere gli elettori e per leccarsi le ferite.

In pratica è una sconfitta. Per me questa è sconfitta. Hanno lasciato campo libero ai talebani consapevoli di lasciarlo e sono bastati un paio di mesi perché tutto tornasse come prima.

Nessuno spionaggio o servizi segreti o intelligence, nessuno in grado di intercettare l’arrivo della fine? Hanno lasciato che ciò accadesse, abbiamo deposto le armi… nel vero senso della parola.

Deposte. Lasciate. Consegnate. Depositate. Collocate.

A proposito delle armi: chi ha rifornito i talebani di tutte quelle splendide e moderne armi? Incluse munizioni, bombe, carri armati? E come sono state acquistate tutte queste armi? Se il Paese è un terreno aspro e roccioso, se l’economia afghana è poverissima… dove trovano le milizie talebane tutti questi soldi? E perché gli occidentali vendono armi ai talebani? È il gioco a guardia e ladri?

Andiamo per ordine: un rapporto del Government Accountability Office del 2017, ha stabilito che tra il 2003 e il 2016, gli Usa hanno trasferito alle forze militari afghane:

  • oltre 75.000 veicoli militari;
  • 600.000 armi;
  • 163.000 apparecchiature di comunicazione;
  • 208 aerei;
  • 16.000 mezzi di intelligence, sorveglianza e ricognizione.

Tra le altre attrezzature fornite dagli Stati Uniti alle forze afghane ci sono secondo i dati forniti dal Sigar, ispettore generale speciale per la ricostruzione dell'Afghanistan:

  • 7.035 mitragliatrici;
  • 4.702 Humvee;
  • 20.040 bombe a mano;
  • 2.520 bombe;
  • 1.394 lanciagranate.

Alcuni aerei sono stati usati dall’esercito afghano per fuggire appena intuito che il governo di Kabul stava crollando.

Tutto l’arsenale che è stato fornito all’esercito regolare afghano ora è stato sequestrato e viene utilizzato dai talebani. Si tratta di armi, munizioni, aerei e altri equipaggiamenti all’avanguardia per un valore di centinaia di miliardi di dollari. Nelle foto apparse su giornali e in tv l’esercito talebano si mostra ricoperto di armi di ultima generazione e viaggiano su nuovi mezzi americani.

Solo quando si perde una guerra si lasciano le armi…

Ma oltre all’intero arsenale americano ci si domanda anche come per tutti questi anni l’esercito talebano abbia avuto sempre armi e mezzi e come si sia mantenuto per tanti anni di guerra. Il popolo afghano ha dovuto chiedere aiuto all’Occidente e invece i talebani come si sono mantenuti?

A mantenere tutti è la prima economia dell’Afghanistan: l’oppio. Ecco cosa fanno gli afghani nascosti tra le rocce: coltivano l’oppio e lo vendono alla malavita occidentale.

Scrive Roberto Saviano in un suo articolo sul Corriere della Sera:

Prima delle scuole coraniche, del burqua, delle spose bambine, prima di ogni altra cosa i talebani sono narcotrafficanti… l’eroina talebana rifornisce ‘ndrangheta, camorra, cartelli russi, mafia americana, cartelli in Sudafrica… e ora guarda a Est verso Giappone e Cina… l’oppio serve anche per fabbricare farmaci analgesici e anestetici non solo per fare eroina… Gli Usa hanno speso 80 miliardi di dollari per addestrare un esercito afghano e i talebani ne hanno guadagnati 120 vendendo oppio…

Quindi sono loro i ricchi, l’esercito che può e che non ha bisogno di aiuti. Gli studenti del Corano hanno in mano il narcotraffico di mezzo mondo. Ora si scontreranno con i mercati dell’Est coperti dalla eroina proveniente dall’Iran.

Sempre Saviano scrive:

Gli americani spendevano soldi di Stato per mandare i ragazzi in Afghanistan a creare una democrazia e nel frattempo gli afghani aumentavano il mercato illegale dell’eroina e dell’hashish nei Paesi americani ed europei, tramite la malavita organizzata, i narcotrafficanti di tutto il mondo.

E la malavita procura anche le armi, acquistate in maniera legittima o illegittima dai grandi produttori mondiali che sono Usa, Russia, Francia, Germania, Cina, Regno Unito, Spagna. E ci siamo anche noi tra i dieci principali produttori di armi.

In breve, l’oppio ha mantenuto in piedi il regime talebano in tutti questi anni. Gli ha permesso di vivere agiatamente, di avere rapporti con i narcotrafficanti di tutto il mondo, di comprare armi ma non solo anche favori e silenzi nell’unico modo che la malavita conosce: ricatto e violenza.

Hanno imparato, si sono evoluti e sono cresciuti. I nuovi capi sono laureati e hanno vissuto all’estero dove hanno osservato e vagliato il loro mercato. E adesso sono i padroni, forse lo sono sempre stati anche mentre si giocava alla democrazia, e vogliono tenere il popolo nell’ignoranza e nella miseria, dipendenti dall’ unico modo che hanno per sfamarsi: le piantagioni di oppio.

Un popolo che non sa né leggere né scrivere, è un popolo facile da ingannare.

(Che Guevara)