Originario dell'Europa meridionale, Nord Africa e Asia occidentale, il Castagno (Castanea sativa Miller) cresce nei boschi misti di latifoglie, caratterizzati da suoli acidi o acidificati. È un albero che può raggiungere dimensioni imponenti (fino a 30 metri di altezza) ed è un molto longevo (supera i 500 anni).

Presenta foglie intere, con lamina da ellittico-lineare a strettamente oblanceolata, profondamente seghettata sul margine, di colore verde lucente sulla pagina superiore, più chiaro in quella inferiore. I fiori sono riuniti in infiorescenze sessili, disposte all'ascella delle foglie: i fiori maschili formano degli amenti eretti di 10-15 cm, di colore bianco-giallastro, intensamente profumati; alla loro base sono localizzate le infiorescenze femminili, formate da pochi fiori e circondate da un involucro di brattee verdi. I frutti (castagne) sono eduli, di forma semisferica, compressi, con pericarpio cuoioso, lucido, di colore bruno, con una larga base biancastra, riuniti in un involucro (riccio) rivestito di lunghi aculei.

Dal punto di vista etimologico il termine castanea è riconducibile a Kastania, città della Tessaglia o a Kastanis, sul Ponto, dove quest’albero era presente in abbondanza, mentre sativa significa seminato, coltivato. A causa dell'aspetto imponente della chioma e delle proprietà nutritive dei frutti, il Castagno rivendica origini cosmiche: in quasi tutte le tradizioni simboleggia l’asse del mondo (ruolo rivendicato anche da altri alberi), la cui presenza garantiva l’unione tra il Cielo e la Terra e il dispiegarsi di uno spazio sacro. Nel simbolismo dei fiori, infatti, rappresenta la Forza e la Potenza. L’antica scienza spagirica identificava questo albero con l'immagine archetipica di Giove, ricollegandosi al fatto che i suoi frutti, consacrati a questa antica divinità, erano conosciuti con l’appellativo di dios balanoi, ghiande di Zeus.

Nella tradizione popolare i suoi frutti, insieme alle fave e ai ceci, sono consacrate ai defunti, in quanto considerati cibo e veicolo per le anime. Conservare una castagna in tasca o sotto il cuscino, aiuta a tenere lontani gli spiriti malvagi e a proteggersi da ogni forma di malocchio e incantesimo. In passato, i cosiddetti “lupari” erano soliti utilizzare una lunga pertica di legno di Castagno per appendervi e mettere in mostra, i lupi uccisi: la popolazione in segno di riconoscenza, per il servizio adempiuto, era solita elargire generosi doni in natura.

Le castagne sono ricche di carboidrati complessi (amido) e in molte regioni italiane (specie nelle zone montane) hanno rappresentato, fino agli anni '50, la principale fonte alimentare (insieme a patate, verdure e legumi). Oltre ad abbondante sostanza amilacea, contengono percentuali ridotte di protidi, lipdidi, fosforo, calcio, ferro, vitamine del gruppo B, soprattutto B1, B2 e B6 e vitamina PP. In genere, le castagne piccole sono destinate alla bollitura mentre quelle medie e grandi sono più adatte per essere arrostite. La cottura trasforma parte dell'amido in zuccheri semplici i quali conferiscono al prodotto quella tipica gradevole dolcezza che trova unanime apprezzamento. Le Castagne, immerse nell’acqua per un paio di giorni e quindi asciugate accuratamente, possono mantenersi in condizioni ottimali per uno o due mesi. Periodi di conservazione più lunghi (fino a sei mesi) si possono ottenere congelandole cotte (preferibilmente arrostite) oppure crude (all’accorrenza vanno scongelate e cotte immediatamente); comunque, l’essiccazione e la macinatura in forma di farina rappresentano le metodiche di conservazione più pratiche e sicure. Possono essere consumate anche in forma di marmellata, crema e mousse e sono ottime per la preparazione di torte (castagnaccio), crepes, frittelle e polente.

L'industria alimentare propone un'ampia gamma di prodotti a base di castagne, sotto forma di sciroppi, canditi, glassati, puree, creme, zuppe, ecc. In alcuni soggetti il consumo di castagne può provocare fastidiose forme di meteorismo (gas intestinali); tale fenomeno è dovuto alla presenza di alcuni oligosaccaridi che, insensibili all’azione degli enzimi digestivi e “spalleggiati” da un precario equilibrio intestinale (spesso causato da un'alterazione della flora batterica), attivano dei fastidiosi processi di fermentazione producendo anidride carbonica, metano e altri gas. Un ottimo rimedio è rappresentato da un infuso ad azione carminativa (da somministrare dopo i pasti) a base di Anice (Pimpinella anisum) oppure Finocchio selvatico (Foeniculum vulgare), Santoreggia (Satureja montana), Origano (Origanum vulgare) o Alloro (Laurus nobilis). A scopo medicinale le Castagne sono apprezzate per le loro proprietà energetiche, ricostituenti, antianemiche, rimineralizzanti e toniche. L’infuso di foglie e il decotto dei frutti essiccati, per le loro proprietà bechiche, espettoranti e antipiretiche, sono somministrati in caso d’irritazioni bronchiali, con tosse persistente, e stati influenzali, accompagnati da febbre alta e dolori articolari. In passato tali rimedi costituivano l’unica terapia disponibile per la prevenzione e cura della difterite.

Il Castagno, per la sua azione astringente sulle mucose e tonica sulla circolazione venosa, è tenuto in particolare considerazione nel trattamento degli stati diarroici, nella cura delle emorroidi e delle vene varicose. Anticamente le castagne secche, tritate e macerate nell’aceto, erano applicate sotto forma di cataplasmi, in caso di ostruzioni nasali e morsi di animali. Il fiore di Castagno come rimedio floriterapico aiuta a concentrarsi sul presente e a trovare una via d’uscita dalle situazioni difficili. Il rimedio floreale del Dott. E. Bach incentrato su questa pianta, conosciuto con il nome di Sweet Chestnut, trova indicazione «nel trattamento degli stati di depressione e angoscia così profondi da essere intollerabili, dove oltrepassato ogni limite di resistenza non rimane che una buia disperazione (l'oscura notte dell'anima)».

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