In un’era nella quale il cibo è il nuovo mezzo di comunicazione tra paesi e nazioni, oggi non si può non parlare del giusto approccio al cibo. Nella quotidianità l’uomo mangia circa tre volte al giorno, all’interno delle quali deve organizzare il suo tempo per produrre un pasto, che dovrà soddisfare non solo i suoi bisogni fisici, ma anche quelli intellettuali. Dovrà appagare attese sensoriali, piaceri fini a se stessi e, perché no, oltrepassare nuovi confini di gusto. Insomma, in questo mondo di “gastrofenomeni” innovativi, il cibo preconfezionato non è nemmeno da prendere in considerazione. La cucina è un’arte e per questo va rispettata, che si parli anche solo di preparare un uovo al tegamino, investendo le proprie forze e imponendosi di non cadere in tentazioni da microonde, bisogna mettersi alla prova.

Il momento del pasto non dovrebbe essere soltanto legato al nutrimento puro e semplice, ma dovrebbe essere un tempo ben speso da dedicare a se stessi. Soddisfare le proprie pulsioni culinarie, non significa consumare i propri piaceri in solitudine e isolamento, ma essere pronti a condividerli. Tra cene al buio, davanti allo specchio e vere avventure sensoriali in 4D, il pasto non è soltanto un momento della giornata. Diventa così, un fulcro nelle ventiquattro ore, che ci permette di esternarci dalla realtà e ci porta ad apprezzare il singolo istante per un tempo molto più prolungato. Se tutto questo si evolve in un momento condiviso con chi ci sta può a cuore, e, perché no, con uno sconosciuto seduto da solo al tavolo, ci porterà maggiore soddisfazione. Anche una pausa di soli trenta minuti, se si evita di consumarla al bar con un panino e un caffè al volo, può trasformarsi in un insieme di sensazioni appaganti. Bisogna solo scegliere il posto giusto e il piatto perfetto.

Il nostro corpo necessita di un apporto costante e amorevole di calorie per portare a termine la giornata. Per avere questo e molto di più, bisogna essere pronti a rinunciare al televisore accesso, al telefonino in tavola e al computer sotto mano. Solo in questo modo, potremo pensare davvero a cosa si sta mangiando. Il mangiare non è più un semplice mezzo per la sopravvivenza, ma diventa parte del nostro corpo. Si assimila ed entra nel nostro essere. Per questo, è fondamentale porre l’attenzione nel selezionare i prodotti che comporranno il piatto. Ogni scelta che compiamo all’acquisto, pone una grande differenza nella qualità di ciò che mangiamo.

Iniziamo, allora, a pensare al cibo come una fondamentale risorsa della nostra quotidianità, a qualcosa a cui non possiamo rinunciare e che non siamo in grado di sostituire o di abolire. Pensiamo ai popoli, che per primi hanno creato ricette, tradizioni e conoscenze preistoriche ormai quasi dimenticate. È grazie a loro, che oggi siamo in grado di parlare di cucina molecolare, fusion e innovativa. Dalla preistoria, la cucina si è evoluta nel tempo, mutando da luoghi a popoli. È entrata in tutte le case ed è diventata parte integrante di società ed economie. Quello che nel Medioevo e nel Rinascimento era un rifugiarsi nelle grandi quantità di cibo per ricchi e nobili, all’insegna dell’ingrasso e della più pura ingordigia. Oggi, è un degustare assaggi di connubi sensoriali completamente diversi e contrastanti, che solo grazie a continue ricerche, possono illuminare i nostri animi.

Perché non abbandonarsi ai piaceri del cibo, tanto quanto ci abbandoniamo ai piacere della carne e dell’arte, per godere di sensazioni appaganti e complesse? Evolviamo i nostri sensi verso confini sconosciuti, giochiamo col nostro talento e creiamo ricette nuove, scegliamo ristoranti, pub e caffè sbirciando nei loro menù, proviamo qualcosa di nuovo. Mangiamo con gusto e spendiamo il giusto tempo per farlo.