Il 30 aprile alla Guildhall di Londra si è tenuta l’elegante e sciccosa cerimonia denominata, non senza manie di grandezza, "The World’s 50 Best Restaurants". C’è chi dice che non sia una classifica necessaria e c’è chi dice che non sia attendibile. Di certo è un evento mediatico ben studiato e con regole semplici, quasi inattaccabili.

Gli sponsor non hanno diritto di voto e gli 800 votanti hanno un’alta percentuale di ricambi ogni anno. In più ognuno di loro può esprimere 7 preferenze tra i ristoranti che deve dimostrare di aver visitato negli ultimi 18 mesi. Di queste 7 preferenze, 4 sono della proprio regione e 3 in tutto il mondo. L’iniziativa è organizzata dalla rivista Restaurant Magazine e ogni anno è una kermesse di grande impatto, i cui risultati riverberano per mesi nell'universo culinario mondiale.

Forse, a trovargli qualche elemento negativo ci metterei il fatto che i primi tre in classifica sono gli stessi dell’anno scorso e che Renè Redzepi del Noma di Copenhagen, che si è aggiudicato il primo posto, è come il Leonard Messi del calcio per il Pallone d’oro. Sì, qualcuno direbbe che è una noia. Quest’anno l’Italia è andata benino. Ancora primo tra i partecipanti del Belpaese Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena anche se al quinto posto, cedendo una posizione al brasiliano D.O.M., poi ci sono Le Calandre di Massimiliano Alajmo al 32° posto come nel 2011 e il Canto di Paolo Lopriore che scende dal 39° al 46° posto. Mancano all’appello rispetto all'anno scorso il Combal.zero di Davide Scabin, Dal Pescatore di Nadia Santini e Cracco.

Non è andata molto bene neanche ai francesi che devono guardare al 15° posto dello Chateaubriand, gastro-bistrot parigino del fascinoso Inaki Aizpitarte, per trovare un connazionale. Anche se, in tutto, i ristoranti transalpini in classifica sono cinque. Gli spagnoli dimostrano di andare alla grande anche senza Ferran Adrià con il secondo posto del Celler de Can Roca e il terzo posto del Mugaritz e altri tre ristoranti in classifica. Incredibile il balzo al 9° posto del nuovissimo Dinner di Heston Blumenthal di sopra del Fat Duck (al 13°) dello stesso Heston, un ristorante quasi mitologico.

Grande sorpresa la cucina svedese che ha ben tre rappresentanti in classifica: Frantzen/Lindeberg (al n°20), Fäviken (al n°34) e Mathias Dahlgrenat (al n°41). Una sorpresa per una nazione che era sempre stata un po' ai margini, ma tra questo exploit e il primo posto del danese Redzepi che non si stia preparando, dopo la carica spagnola degli anni'90, una nuova era scandinava nella grande cucina internazionale?

In collaborazione con il blog: www.tagliatellealragu.wordpress.com

Le foto sono gentilmente concesse dall'Ufficio Stampa del "The World's 50 Best Restaurants".

Testo di Michela Iorio