Un pizzico di sale, una mela, una bottiglietta di acqua e un po’ di caffè: è questa la ricetta vincitrice con cui il Padiglione Svizzero accoglie i visitatori presenti all’Esposizione Universale di Milano, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Tranquilli, non è una gara di cucina, piuttosto un viaggio ludico e un momento di riflessione personale sul tema centrale della conservazione e sostenibilità, inerente il settore agro- alimentare svizzero.

Quanto cibo consumiamo durante la nostra giornata? Quanta attenzione riserviamo agli sprechi alimentari? Quanto cibo resterà e per quanto tempo, a chi viene dopo di noi? Tre semplici domande a cui però non corrispondono tre semplici risposte, quasi sempre gli interrogativi sono inversamente proporzionali alle risposte. Il motivo? In modo semplice si può affermare che l’essere umano raramente è stato sensibilizzato a condividere e conservare gli alimenti presenti nel mondo per le generazioni future.

Sono migliaia i visitatori che si sono recati a Milano per visitare l’Expo, ultimamente presa d’assalto, proprio come avvenne nel lontano 1789 a Parigi per la presa della Bastiglia, ma quanti di loro hanno vissuto questa esperienza, focalizzandosi sul tema principale e riflettendo sulle modalità da adottare in futuro? Effettivamente, sono state scritte tante cose, adesso proveremo a porci meno quesiti e a darci più certezze. Due realtà sono già certe e consolidate: la Svizzera è stata il primo paese ad aderire e a firmare il contratto di partecipazione all’Expo nel 2011 e il primo paese a presentare ufficialmente il progetto di Padiglione svizzero. Un terzo primato le viene riconosciuto durante la visita, che solo chi ha la determinazione giusta per affrontare l’attesa, riesce a fare: l’interazione con il pubblico, un legame di interconnessione e reciprocità che accomuna il Padiglione e i suoi visitatori, continuamente stimolati a riflettere e contemporaneamente ad agire, secondo coscienza e rispetto verso gli altri.

Questo il concept, con cui il team di giovani architetti della società Netwerch di Brugg ha saputo convincere la giuria di esperti per la selezione dei progetti. L’acqua, il sale, il caffè e le mele sono stati rigorosamente divisi per tema, e distribuiti appositamente in stanze diverse all’interno di quattro torri che si impongono con la propria altezza, al di sopra di tanti padiglioni, quasi a voler rivendicare i loro primati! In effetti, per coloro che possono soffermarsi un po’ di più a respirare l'aria svizzera, è molto semplice riconoscere il quarto primato con cui questo padiglione si è distinto: la quantità di mostre presenti, ben sei!

Visivamente d’impatto, artisticamente basate sul concettuale, tecnicamente innovative e creative: questi aggettivi rispecchiano pienamente la qualità e l’attenzione dedita alla realizzazione delle esibizioni. Sarà che, con una star come Fabrice Gygi, artista ginevrino doc, e quattro special guest d’eccezione, come i cantoni del San Gottardo, il risultato è assicurato. Straniamento, disorientamento e smarrimento sono le sensazioni percepite durante la mostra di Gygi, al pianterreno delle torri, appositamente trasformato in un’architettura-bunker, che racchiude al suo interno uno spazio vuoto, fatto di assenza. Il messaggio dell’artista si focalizza sull’atto di sopravvivenza, inteso come principale preoccupazione e angoscia, sopraffatta dagli sprechi alimentari. Bronzo e marmo di Carrara sono i materiali appositamente utilizzati, volti ad evocare l’eternità contro la precarietà degli alimenti.

L’idea di sospensione del tempo viene percepita anche durante la visita dell’esposizione Cantoni del Gottardo, al cui interno, con 24 tonnellate di granito proveniente dalla Riviera ticinese, è stato realizzato il massiccio del San Gottardo. La sensazione percepita è quella di essere ai pendii del massiccio, complice anche la realizzazione delle bisses, storici canali di irrigazione vallesani di legno, intelligentemente collocati sopra le teste dei visitatori, mentre fanno scorrere l’acqua sul monolito: una vera maestria di ingegno e professionalità che ben riveste l’abito di architettura della società Netwerch di Brugg.

Dopo tanta soddisfazione per gli occhi, vi suggerirei di appagare anche le vostre papille gustative con una sosta al Ristorante del Padiglione, dove, tra un assaggio di formaggio da raclette, vallesano dop e una gustosissima fondue, vi accorgerete che le sorprese artistiche continuano, e Daniel Spoerri sarà lieto di accogliervi con una sua originale e unica opera. State ancora leggendo? Correte a prenotare i vostri biglietti per Expo, fino al 31 ottobre siete ancora in tempo!