La Federdoc è la Confederazione Nazionale dei Consorzi Volontari per la Tutela delle Denominazioni dei Vini Italiani. Costituita nel 1979, è l’organismo che rappresenta quasi l’intero universo delle Denominazioni italiane: sono 75 i Consorzi di Tutela che aderiscono a Federdoc che li rappresenta e li supporta a livello istituzionale, giuridico e legislativo. Durante tutto l’anno promuove le denominazioni tutelate con campagne di informazione e valorizzazione in Europa e nel mondo. Federdoc si può dunque definire “la denominazione d’origine” dei consorzi italiani. Per conoscere più da vicino la sua attività abbiamo rivolto alcune domande al presidente, Riccardo Ricci Curbastro, agronomo ed enologo, amministratore in Franciacorta dell’omonima azienda vinicola.

Presidente, il prossimo anno la Federdoc compie 40 anni. Un traguardo e un appuntamento importante per il vino italiano. Proviamo a fare un bilancio di questi decenni e del ruolo che la Federdoc ha assunto nella certificazione e nella promozione della qualità della filiera vitivinicola nazionale?

È dal 1979 che la Federdoc svolge la sua attività come unico Organismo Interprofessionale del settore vino in cui le componenti agricole, industriali, cooperative e commerciali si riuniscono per affrontare, con sinergia e costruttività, le problematiche esistenti e per ricercare soluzioni condivise e il più possibile garantiste.
Credendo fortemente nel valore delle nostre eccellenze vitivinicole, nella loro peculiarità e nella necessità di avere a disposizione strumenti che consentano la loro massima protezione, la Federdoc ha lavorato in questi anni seguendo due percorsi paralleli destinatati rispettivamente: uno alla valorizzazione delle D.O. italiane in Europa e nel mondo anche grazie alla creazione di un sistema di controlli oggi tra i più performanti al mondo; l’altro al rafforzamento della rappresentatività del settore presso le Istituzioni nazionali ed europee al fine di ottenere politiche di tutela idonee alla sua specificità.

Siamo costantemente impegnati, insieme ai nostri Consorzi associati, con campagne di promozione e valorizzazione realizzate in collaborazione con il Mipaaf e l’UE per aumentare la conoscenza dei vini a D.O. presso gli operatori di settore, la stampa, i trade ed i consumatori. Riteniamo infatti che le attività di informazione abbiano permesso in questi anni di contrastare l’avanzata dei competitor, consentendo la conquista di nuove mete di mercato e la lotta di fenomeni di contraffazione compiuti a danno dell’immagine dei nostri prodotti di qualità. Per rafforzare la protezione delle nostre eccellenze abbiamo intrapreso rapporti costanti con le Istituzioni nazionali, partecipando attivamente a tutti i tavoli di filiera per rappresentare in modo puntuale le esigenze del comparto e le istanze provenienti dai tutori delle Denominazioni di origine Italiane ovvero i Consorzi di tutela. Grazie al sodalizio con l’associazione francese Cnaoc abbiamo inoltre dato origine ad una Federazione europea dei vini ad origine – Efow - che ha reso possibile avviare una collaborazione a più voci - spagnole, portoghesi, ungheresi, italiane e francesi - con una rappresentanza permanente a Bruxelles dove ora siamo considerati importanti stakeholder del settore, apprezzati per l’impegno profuso nei dossier del comparto e per la promozione di soluzioni innovative alle nuove frontiere dell’agropirateria.

Quale ruolo la Federazione intende svolgere dopo questi primi 40 anni? Quanto è cambiato lo scenario del vino italiano in questo periodo?

Proseguiremo la nostra attività dando continuità a quanto realizzato negli anni precedenti a difesa del valore delle Denominazioni di Origine Italiane. Ovviamente il trascorrere degli anni ha mutato anche le sembianze dello scenario vitivinicolo in cui operiamo, facendo emergere nuove esigenze e problematiche annesse. Penso, ad esempio, ai nuovi attacchi sferrati contro il nostro patrimonio a Denominazione che richiedono forme nuove di tutela e strategie di protezione sempre più sfidanti a fronte della potenza del canale comunicativo di Internet. Sul web troviamo quotidianamente prodotti che evocano il nome d’importanti Denominazioni italiane, prodotti venduti liberamente ed in grado di indurre in errore il consumatore nelle sue scelte di acquisto. La Federdoc si è fatta promotrice negli ultimi anni d’importanti iniziative che hanno come obiettivo aprire una nuova era di tutela “dematerializzata” delle I.G. che consenta di avere una protezione non solo “off –line” delle nostre eccellenze ma anche “on-line”. Abbiamo a questo scopo concluso protocolli d’intesa con l’Ispettorato Centrale della Repressione Frodi , l’Associazione italiana Consorzi Indicazioni Geografiche e alcuni dei principali e –market place esistenti - E-bay e Alibaba - creando un ottimo strumento di monitoraggio del web e dei flussi commerciali e consentendo la segnalazione dei casi di contraffazione o illegittimo riferimento ad una Denominazione di origine. È questo il binario che dobbiamo e vogliamo percorrere nei prossimi anni per fronteggiare la contraffazione delle nostre eccellenze ed innalzare i loro livelli di tutela, evitando così di perdere gradualmente il valore della nostra ricchezza territoriale e del know- how che ritroviamo in esse.

Qualità, eccellenza, sono ormai sinonimi della produzione italiana che si è affermata nel mondo. Accade però che qualcuno cerchi di imitarci e di replicare i nostri prodotti. Quali iniziative e quali strumenti mette in atto Federdoc per difendere gli elementi strutturali e fondanti del nostro vino a livello globale?

Le nostre Denominazioni di Origine sono apprezzate in tutto il mondo grazie alle loro caratteristiche e ai loro standard produttivi e qualitativi. La loro grande rinomanza le rende bersaglio quotidiano di fenomeni di contraffazione, italian sounding, ecc. Per limitare i danni di questi comportamenti illegittimi dobbiamo porre la massima attenzione al mercato, valutando la potenziale pericolosità di alcune iniziative e cercando al tempo stesso, come già evidenziato, strumenti innovativi di tutela. Un esempio positivo in tale direzione è stato l’accordo stipulato dalla nostra federazione europea – Efow- e la società aggiudicataria dei nuovi domini di secondo livello “.wine” e “.vin”. L’obiettivo dell’accordo è stato evitare una libera e sfrenata assegnazione di questi domini Internet a favore di soggetti estranei al mondo del vino. In questo modo siamo riusciti ad evitare che soggetti terzi potessero utilizzare nomi di rinomate I.G. europee al fine di pubblicizzare i contenuti dei loro siti web, utilizzabili come strumenti di divulgazione di errate informazioni relative alla denominazioni stesse. Ovviamente la Federdoc in parallelo continua a seguire da vicino le trattative relative agli accordi bilaterali, rispetto ai quali ribadiamo la necessità che vengano protette le Indicazioni Geografiche nei Paesi Terzi senza ricorrere a strumenti di protezione alternativi, come quello rappresentato dal sistema dei trademark.

La tutela costituisce uno dei principi base del vostro lavoro, insieme alla cura dei disciplinari di coltivazione e produzione. Un lavoro, si può ben dire, che non si interrompe mai come quello a difesa delle denominazioni d’origine che rappresentano la vera forza e la vera identità dei vini italiani in Europa e nel mondo intero?

Il Disciplinare, ogni Disciplinare rappresenta un contratto con il consumatore che evidenzia per tutti prodotti luogo d’origine, uve, metodi di lavorazione e maturazione oltre alle caratteristiche del vino finito, in quanto tale deve essere verificato e certificato, i piani di controlli inizialmente affidati ai Consorzi sono oggi seguiti da organismi terzi a loro volta accreditati, tuttavia la loro azione si esaurisce all’imbottigliamento mentre quella dei consorzi continua sui mercati con campionature volte a garantire l’identità dei nostri vini sugli scaffali di tutto il mondo.

Tra gli impegni statutari di Federdoc, anche quello di promuovere attività di studio, presentare proposte e collaborare con il Parlamento e con le istituzioni locali per tutto ciò che attiene alla vite e al vino. Qualche esempio?

Considerato che obiettivo principale del nostro lavoro è la tutela di uno tra i patrimoni più preziosi del nostro Paese, è impensabile abbassare la guardia, lasciarlo incustodito e preda di barbari saccheggi. Il nostro impegno deve essere costante e tradursi in un’attività propositiva, soprattutto se pensiamo che il settore vino rappresenta un volano importante della nostra economia e che la produzione vitivinicola italiana rappresenta in valore circa 14 miliardi l’anno, di questi circa 3.5 provenienti dai vini a Denominazione di Origine. Non proteggere il loro valore equivale a non proteggere la nostra economia. Per questo siamo sempre in prima linea per seguire, attraverso rapporti con le Istituzioni Europee e nazionali, i dossier più significativi del settore, collaborando fattivamente ad una sua regolamentazione più adeguata alle esigenze di produttori e consumatori.

Come esempio di questa nostra attività propositiva posso citare il lungo lavoro svolto per la stesura del Testo unico della vite e del vino, che ha rinnovato la disciplina nazionale del settore apportando importanti semplificazioni sul piano dei controlli e sanzionatorio. Attualmente siamo impegnati, con i nostri colleghi francesi, portoghesi e spagnoli, ad individuare delle soluzioni idonee al problema dell’etichettatura nutrizionale del vino, cercando di soddisfare le esigenze informative del consumatore senza intaccare la specificità del settore e confliggere con le sue caratteristiche essenziali; proposte che presenteremo alla Commissione Europea per una loro valutazione.

La ricerca in campo enologico è continua e fa passi da gigante, qual è il vostro contributo in questo ambito?

La Federdoc ritiene strategico il raggiungimento di nuove frontiere di certificazione che tengano conto dell’attenzione rivolta dal settore al tema della sostenibilità sotto le sue molteplici forme. I consumatori sono orientati sempre di più verso prodotti di qualità certificati come sostenibili, le aziende hanno la necessità di uno strumento che sintetizzi e comunichi con immediatezza l’impegno rivolto in questa direzione. Per questo abbiamo dato il nostro contributo alla costituzione di una società, “Equalitas”, che ha come “mission” la creazione di un protocollo di attestazione di sostenibilità ambientale, sociale ed economica arrivando ad implementare un sistema efficace di certificazione delle aziende, dei territori e dei prodotti. Ci auguriamo che questo standard consenta alle aziende di avvicinarsi sempre di più alle esigenze del consumatore con un modo di agire ancor più responsabile. I nostri vini a Denominazioni di Origine uniranno all’eccellenza qualitativa, la garanzia di pratiche meno impattanti che consentiranno la preservazione della biodiversità dei nostri territori.

Avvicinarsi al vino richiede conoscenza ed educazione al consumo. Anche queste sono finalità istituzionali della Federazione. In che modo vi muovete in questa direzione?

Come già detto la Federdoc, attraverso i contributi UE e del Mipaaf, promuove le denominazioni di origine italiane attraverso delle campagne di promozione ed informazione che vengono attuate ogni anno in Europa e nel mondo. I nostri programmi prevedono lo svolgimento di attività ed azioni che hanno come scopo promuovere l’immagine dei vini D.O.P. presso gli operatori e i media del settore, informare i consumatori sugli standard di controllo applicati ai vini di qualità e far comprendere l’importanza del sistema italiano di tracciabilità del singolo prodotto dal vigneto alla bottiglia, valorizzando il legame del prodotto con il territorio e le sue diverse caratteristiche, mostrando ai vari target di riferimento come l’influenza di quest’ultimo distingua in modo univoco i nostri vini. Realizziamo, a questo scopo, moltissime attività come seminari di degustazione, consumer action, degustazioni presso Ho Re Ca, partecipando anche alle più importanti manifestazioni e fiere del settore.

Quale sostegno può dare una corretta informazione nel promuovere i vini italiani? Qualche criticità da segnalare?

Senza una corretta e completa informazione è impensabile che gli operatori possano conoscere, e conseguentemente valutare correttamente, i nostri prodotti e che i consumatori possano compiere le loro scelte di acquisto senza essere indotti in errore. Ovviamente non dobbiamo sottovalutare anche l’importanza delle forme di comunicazione da adottare per veicolare le giuste informazioni sul nostro patrimonio a D.O.. Spesso viene tralasciato un aspetto fondamentale dell’attività di informazione ovvero la definizione delle giuste strategie di comunicazione. Dovremmo cercare di sfruttare le potenzialità delle strategie più innovative come quelle “social” che consentono di raggiungere un pubblico vasto e variegato in modo rapido e accattivante, attraendo l’attenzione di tutti i target di riferimento. In questo modo potremo, oltre che comunicare le caratteristiche qualitative dei nostri prodotti, avvicinare al nostro mondo anche le nuove generazioni, come quella dei “Millennial”, promuovendo anche un’opportuna educazione a un consumo corretto del vino.