Bastia, Belvedere Langhe, Clavesana, Cigliè, Dogliani, Farigliano, Monchiero, Rocca di Cigliè sono tra i comuni che formano il ventaglio della Dogliani DOCG. Sono tutti piccoli centri posti a ridosso del Tanaro in Alta Langa, regione storica piemontese frastagliata, aspra e impervia che guarda da vicino la confinante Liguria.

Visitarli significa entrare nel cuore di un Piemonte rimasto autentico il cui carattere traspare anche dalle terre coltivate con equilibrio e senza esagerazioni. E come fortunatamente accade per gran parte dei luoghi naturalmente appartati o non inseriti in grandi contesti turistici, questa zona ha conservato praticamente intatto gran parte del suo fascino che, con discrezione, condivide con i suoi frequentatori, gratificati da una piacevole sensazione di privilegio e di esclusività.

È un rigoglioso e fertile anfiteatro collinare, un mondo in cui fuga e avventura sembrano ancora possibili, che conquista per la sua eleganza e bellezza.

Per rendersene conto è sufficiente affacciarsi da uno dei numerosi poggi e osservare i dintorni. Con lo sguardo si potranno accarezzare il movimento delle suggestive vallate e la bellezza di un territorio vario e vivace dove riquadri di vigne, macchie boschive, prati a sfalcio, campi di cereali, coltivazioni di alberi da frutto, gelsi, noccioleti, allevamenti zootecnici e apicolture si avvicendano in un’armonica ed equilibrata geometria che sposa alla perfezione centri abitati, borghi medievali, vecchie cascine e gruppi di case sparse.

E con cielo terso, è possibile ammirare anche lo sfondo scolpito dell’arco alpino messo lì apposta per proteggere la comunità rurale, erede di quella che trovò in Augusto Monti prima, in Cesare Pavese e Beppe Fenoglio poi, i suoi formidabili interpreti e narratori. I loro testi sono utilissimi strumenti per capire la storia di un mondo che ci sembra più antico di quello che è in realtà, la sua evoluzione e i suoi mutamenti, e raccontano con estremo realismo le grandi difficoltà e le privazioni, le superstizioni e le contraddizioni, ma anche i grandi sentimenti e gli ideali, i riti e la solidarietà di un microcosmo contadino che è riuscito nonostante tutto a mantenersi integro.

Questa è la cornice di una regione enoica che sta conquistando fama e considerazione, riservando anche tante affascinanti sorprese legate alle tradizioni come quella di accendere suggestivi e bene auguranti falò sulle cime delle colline, per propiziare buoni raccolti e ricche vendemmie. In questi luoghi, un illustre precursore, l’economista, statista e primo Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, nonostante gli impegni istituzionali, nei primi decenni del Novecento, ha amministrato fruttuosamente le imprese agricole di famiglia, tuttora attive.

Nell’immaginario corrente il Dolcetto è un vino fresco, semplice, dal gusto fruttato, da bere giovane, senza tante pretese ma il Dogliani DOCG, pur realizzato con le stesse uve, è un vino di spiccata personalità e di notevole finezza. Deve essere invecchiato almeno 12 mesi prima della commercializzazione per acquisire un bel rosso rubino con riflessi violacei, profumi di frutti freschi, mora e ciliegia selvatica, un sapore armonico e fragrante adatto ad accompagnare le ricette più robuste della gastronomia regionale come il fritto misto alla piemontese - emblema della cucina del non spreco, tradizionalmente conviviale, tipico del periodo autunnale e invernale - bollito misto - composto da diversi tagli di carne accompagnati da verdure bollite e salse – e taglieri di formaggi.