Appena arrivato dalla Cina, intorno alla metà del Seicento, non ebbe un grande successo. Quell'acqua calda colorata, così scura da apparire sporca, quell'odore particolare delle foglie essiccate e messe in fusione generarono solo diffidenza. In effetti il tè in Europa, prima in Portogallo e Olanda e subito dopo Oltremanica, altro non era considerato se non un medicinale. Ci volle un matrimonio di alto rango, quello tra Carlo II d'Inghilterra e la principessa portoghese Caterina di Braganza per farlo diventare una bevanda di classe da sorseggiare nella porcellana cinese.

Nell'arco di un secolo la fama del tè nei salotti inglesi crebbe così tanto da trasformarlo in una passione nazionale, oggetto di tasse elevate e del conseguente fiorire di un lucroso contrabbando. E poi, intorno alla metà dell'Ottocento, ci fu quella duchessa sempre affamata, Anna di Bedford, che si inventò una merenda speciale per mettere fine al suo languorino delle 4 del pomeriggio: un vassoio con tè, pane, burro e dolci. Si accorse che funzionava e il suo spirito ne fu molto lieto, anche se la sua circonferenza di vita avrebbe avuto di che lamentarsi.

Nel Paese dove, in barba alla globalizzazione, le misure si prendono ancora in 'feet' e non in metri, le distanza si calcolano in miglia e mai in chilometri, la bilancia ci pesa in 'stones' e non in chilogrammi, le tradizioni hanno un valore aggiunto, e guai rinunciarci. Così il 'tea-time' era ed è rimasto un piacevole appuntamento, al lavoro come in famiglia, a cui negli ultimi anni si è aggiunto un altro piacere, quello degli affari. Perché il tè, con tutti i suoi nobili accessori, ormai è entrato a pieno titolo nel 'pacchetto turistico' londinese. Non che gli inglesi abbiano rinunciato all'esclusività dei loro club e dei salotti dell'aristocrazia, ma vendono questa amata consuetudine, naturalmente a caro prezzo, pressoché in tutti gli hotel e locali pubblici della capitale, ad esclusione dei pub.

È il cosiddetto 'Afternoon tea', occasione sociale di colloqui, pettegolezzi e abbuffate a suon di musica davanti a impeccabili camerieri. I prezzi variano dalle 30 alle 70 sterline; il menù, invece, è uguale da sempre perché ogni tradizione che si rispetti non deve cambiare. Dunque, prima di tutto il rito del tè, che ovviamente può essere scelto tra decine di varietà. La teiera, in argento o in porcellana, sarà riscaldata prima di lasciarvi scendere un cucchiaio delle preziose foglioline (guai le bustine) perché così sprigionino tutto il loro aroma. A questo punto sarà aggiunta l'acqua calda e in pochi minuti il tè è pronto per essere mescolato nella tazza con il latte fresco (niente limone, per carità!). L'aggiunta di zucchero non sarebbe contemplata dal regolamento dell'afternoon tea perché, come Henry Fielding ebbe a scrivere, l'amore e gli scandali sono i suoi migliori dolcificanti.

La festa vera e propria comincia quando sulla tavola arrivano i finger sandwiches, sempre cinque e sempre con identici ingredienti. Non possono infatti essere dimenticati quello al salmone, né quello con uova e maionese, per non parlare dell'immancabile sandwich al cetriolo. Se infatti il tè è il re della tavola, il 'cucumber' è il suo gran ciambellano. Al massimo si potrà discutere se deve essere sbucciato oppure no, ma la mancanza di questo ingrediente tagliato a fettine trasparenti, lasciato per un'ora con un po' di sale e appena qualche goccia di aceto a perdere l'acqua in eccesso e poi adagiato graziosamente tra due strisce di pane scuro appena imburrato, renderebbe qualsiasi inglese decisamente 'disappointed'. Come Algernoon, ozioso gentiluomo londinese descritto da Oscar Wilde (L'importanza di chiamarsi Ernesto) del tutto terrificato all'idea che il suo servitore non avesse trovato al mercato i cetrioli per i suoi sandwich.

Il sipario del secondo tempo dell'afternoon tea si apre con l'arrivo di due 'scones', sorta di biscotti morbidi e appena sfornati, da spalmare con gli altri due master dell'evento: clotted cream (a metà strada tra burro e panna montata) e marmellata di fragole. Poi è la volta dei pasticcini, di nuovo cinque, con cioccolata, limone, frutta e, spesso, il cocco.

Alla fine, se non avete ancora chiesto il bis (cosa possibile e persino sollecitata) e se ancora pensate di riuscire nell'impresa, vi arriverà una grossa fetta di torta e magari un facoltativo bicchiere di champagne. Questa la parata culinaria e questo il 'business', che funziona così bene da essere ormai arrivato anche sul famoso 'double decker bus', il rosso autobus a due piani che rende inconfondibili le strade di Londra. Cinque le partenze giornaliere da Victoria e da Northumberland Avenue per sorseggiare il famoso tè accompagnato dal tradizionale menù, mentre il turista viene scorrazzato in lungo e in largo per la capitale. Certamente 'unusual', anche se non proprio 'cheap', visto che il tour costa 45 sterline.

Ovviamente il prezzo sale non appena si mette piede negli hotel. Il Ritz con gli specchi e i fiori della sua Palm Court offre una delle più eleganti sale londinesi con una lista d'attesa che può arrivare anche a due mesi e un 'dress code' severo. Di una bellezza raffinata e molto amato dai turisti è il Thames Foyer del Savoy hotel. Intima e classicissima la Venetian room del Lanesborough hotel davanti a Hide Park. Meno appariscente, però British fino all'ultima poltrona, la sala del Goring hotel, vicino a Buckingham Palace, ancora molto frequentato dall'alta aristocrazia londinese.

Ma come sempre gli inglesi amano scherzare anche su loro stessi. Di British, infatti, ha mantenuto solo l'humor la sala da tè di Sketch, in una traversa di Regent Street. Tutto in rosa, opere contemporanee alle pareti, camerieri vestiti da meccanici, bagni a forma di uova con cinguettii vari di uccellini all'interno, è certamente il locale oggi più alla moda, frequentato soprattutto da giovani, sempre e comunque alla ricerca di 'afternoon tea'. Poco lontano, al Sanderson, hotel moderno in una traversa di Oxford Street, hanno inventato il Mad Hatters Afternoon tea, ispirato all'opera di Lewis Carroll Alice nel Paese delle Meraviglie.

E per chi ama i gatti c'è un posto tutto speciale proprio alla fine di Brick Lane. Niente dress code, ma, al suo posto un rigido codice di comportamento: i gatti di sala, in tutto 17, non possono essere svegliati, né presi in braccio, né cibati; solo una persona per volta può accarezzarli e i bambini sotto i 12 anni non sono ammessi, perché potrebbero disturbare gli amati felini. Per il resto l'Afternoon tea è come tradizione comanda. Non pensate di entrare senza prenotazione: in giornata è sempre fully booked!

Cosa ci sarà, dunque, in quella misteriosa tazzina in cui si celebrano gioie e si affogano dispiaceri? Una 'nice cup of tea' per gli inglesi è come un diamante, cioè 'per sempre'. Si dice che Lord Wellington ne avesse costantemente una a disposizione anche durante le sue campagne militari, e che William Gladstone, quattro volte primo ministro con la regina Vittoria, fosse un fanatico dell'Assam tea e ne tenesse sempre una bottiglia pronta. Viene da chiedersi quante volte oggi Theresa May faccia ricorso a una tazzina di tè per cercare di rasserenare la rovente sfida su Brexit.