Arrivano i primi caldi e con essi cresce il desiderio di bere qualcosa di fresco e dolce. Un gelato per favore, anzi no. Una granita.

Alla frutta, al pistacchio, al cioccolato o al caffè. Nelle sue mille sfumature di gusto e colore è quel dessert che ci priva di ogni senso di colpa. Va bene la dolcezza… ma noi donne si sa, di paranoie ne abbiamo.

Quella vera (perché tutte le altre sono pure imitazioni) arriva dall’isola più a sud d’Italia, con un clima unico e una storia infinita. È padrona di orgoglio e tradizione: la Sicilia.

Non ha né la consistenza del gelato né quella del sorbetto, non è dura, ma nemmeno liquida. È semplicemente granita.

Una prelibatezza originariamente prodotta grazie alla neve che veniva trasportata dalle montagne su carri coperti di paglia. Unico sollievo in quelle che erano le torride estati siciliane.

Le origini della ricetta sono antichissime e risalgono al Medioevo. I “nivaroli” dopo aver raccolto la neve la accumulavano in pozzi ad alta quota, coprendola con la paglia nei periodi caldi per isolarla. Una volta trasportata in paese veniva consegnata agli osti che la miscelavano alla spremuta fresca di agrumi. Ciò che ha permesso la trasformazione del prodotto in granita è il “pozzetto”. Un tino di legno in cui veniva inserito un cestello di zinco che, avvolto da un sacco di juta contenente neve e sale raffreddava (senza mai congelare), mentre delle pale giravano costantemente il prodotto.

In tempi più moderni si è trasformata in un pasto completo grazie all’abbinamento con la “brioche col tuppo”, un soffice pane dolce di forma bombata con una piccola sfera sulla sommità; che riprende lo chignon che le donne di allora erano solite portare chiamato in dialetto “tuppo”.

I macchinari sono ovviamente cambiati, ma la sapienza e le tecniche sono rimaste le stesse che, unite a ingredienti inimitabili, fanno si che la granita “vera” si possa degustare solamente in Sicilia, trasformata dalle province in base ai propri ingredienti.

Dal pistacchio di Bronte nel catanese, al caffè nel messinese, passando poi per i gelsi, le mandorle e i limoni che costellano gran parte del territorio.

Signora indiscussa del periodo estivo, disseta e sazia mente e corpo, mentre il suo gusto unico e introvabile vi renderà bramosi di una terra magica, i cui abitanti sono soliti consumarla a colazione e pranzo, in alcuni casi anche a cena, magari accompagnata da un bicchiere di limoncello… ma quella è un’altra storia.