Roma, città eterna e cuore d’Italia. Culla di cultura e bellezza che si pone agli occhi dei milioni di turisti con il fascino di una donna misteriosa. Di giorno in un modo, di notte in un altro, le luci che incorniciano vie e palazzi raccontano storie diverse, evidenziando ognuna un punto su cui far viaggiare curiosità e fantasia.

Penso che ognuno di noi abbia criteri diversi da seguire mentre viaggia, il mio è la gastronomia.

Mi piace pensare che tutt’oggi, all’ombra della globalizzazione esistano ancora quegli angoli nascosti in grado di narrare storie e tradizioni attraverso abbinamenti perfettamente equilibrati.

Che si parli di supplì, pinsa, pasta alla gricia, all’amatriciana o alla carbonara, carciofi, saltimbocca, abbacchio e centinaia di altri piatti il limite è la sola fantasia degli chef e delle massaie che ne reinterpretano le dosi.

Magari sono reduce anche io di pregiudizi e dicerie, ma parliamoci chiaro… a Roma non si va in cerca di finezza o sobrietà, quanto più di esperienze e sapori forti, intensi e di piatti la cui sola vista ci offre un senso di appagamento raro da trovare.

Se aveste voglia di qualcosa di veloce i supplì di “Bonci” sono una sorpresa (trash provare nomi da TV? Forse, ma la tanto decantata abilità mi incuriosiva).

Il piccolo “Pizzarium” a due passi dal Vaticano è interamente occupato dal bancone in vetro e legno al cui interno viene esposta la pinsa che, sfornata a ritmo di danza vi stupirà con i colori dei mille condimenti proposti. I supplì (fidatevi se vi dico che uno non basta) sono fritti al momento. Una sottile crosta di panatura croccante protegge un cuore di riso, sugo e mozzarella filante che vi farà crescere l’acquolina a ogni morso.

Se invece aveste voglia di dedicare un po’ di tempo al pranzo o alla cena, l’abbacchio al forno con patate e la carbonara (rigorosamente al dente e con guanciale) de “La Fraschetteria” di Mastro Giorgio vi conquisteranno. Forse uno dei pochi quartieri non eccessivamente preso di mira dai turisti. Due porte di vetro separano dalla strada un piccolo cortile (dove è possibile mangiare) nascosto nel verde. Una deliziosa trattoria nel cuore di Testaccio grazie a cui dimenticherete di essere in città. Ogni piatto dall’antipasto al dessert è rigorosamente preparato in casa secondo ricette tradizionali e con prodotti locali. Ogni giorno vengono proposti piatti fuori menù: l’abbacchio al forno, ad esempio, è la specialità del sabato, mentre i classici della cucina romana non mancano mai. All’interno del locale un piccolo banco cattura sguardo e attenzione: formaggi, salumi, mostarde e liquori. Una collezione curata dall’oste con passione e meticolosità volta a offrire un assaggio della ‘sua’ Roma a coloro che desiderano provarla. Un angolo di paradiso scoperto per caso e di cui non per caso ho fatto il bis.

Se da Testaccio aveste voglia di fare una passeggiata in direzione Colosseo perché non passare dalla piazzetta dei Cavalieri di Malta e dare una sbirciatina dalla serratura del palazzo… garantisco che ne vale la pena.

Roma non è solo una città, è la dimostrazione che tradizione e innovazione possono convivere valorizzandosi a vicenda e offrendo alle persone che come me sono costantemente alla ricerca del bello, del buono e del nuovo esperienze sempre diverse.