Lo street food in Italia è qualcosa di eccezionale, specialmente la sera, la notte e soprattutto d’estate. È reperibile praticamente ovunque: in una rosticceria del centro, in una stradina nascosta, o in un chiosco dietro l’angolo.

È praticamente diffuso su tutta la penisola, e si può trovare dappertutto in diverse versioni; questo è il caso, ad esempio, della pizza al taglio e di tutti quei fritti da rosticceria, supplì, crocchette, olive ascolane, fino al classico tramezzino.

Alcune specialità, invece, si trovano solamente in certe zone, legate ad un piccolo paese; basta spostarsi di qualche chilometro e se ne trovano altre. I nomi sono tantissimi, le varianti altrettanto numerose.

Voglio parlare di quel buon cibo che mi ha colpito e che spesso attrae visitatori da tutto il mondo quando decidono di provare il vero street food italiano.

Miasse: origine Piemonte – Valsesia

Dolci o salate non c’è differenza, sono sempre qualcosa di veramente buono: la loro storia parte dal lontano XV secolo nella Valsesia, una valle alpina in provincia di Vercelli.

In passato venivano utilizzate spesso in sostituzione del pane, oppure come parte di un piatto unico e ricco e oggi, oltre a tutte queste consolidate modalità di consumo, sono diventate un take away molto amato.

Utilizzando farina bianca o di mais, uova e latte, vengono cotte sul fuoco con un particolare strumento, chiamato ferro delle miasse: sono praticamente due piastre circolari di ferro poste su lunghi manici che vengono riscaldate sul fuoco vivo e sulle quali si versa l’impasto semiliquido per cui le miasse risultano molto sottili e croccanti.

Non viene mai aggiunto il sale e si mangiano quasi sempre al naturale, ovviamente è la varietà nella farcitura che le rende veramente speciali, anche e soprattutto grazie ad altrettante specialità locali come, ad esempio, il formaggio fresco aromatizzato al peperoncino, o il gorgonzola, poi ci sono varianti che vanno dagli affettati, al miele, alla marmellata di mirtilli e anche panna e Nutella.

Cicchetti: origine Veneto – Venezia

Cicchetti, dal latino ciccus, piccola o modesta quantità di cibo. Tutto ha inizio a Venezia nel XIII secolo, quando gli scambi commerciali erano elevatissimi, sia provenienti da oriente via mare, sia da occidente via terra; le due dogane costituivano un punto di incontro tra i commercianti, che erano soliti bere un bicchiere di vino, mentre attendevano documenti, o per festeggiare uno scambio commerciale, e si mangiava in modo frettoloso; poche cose per accompagnare il vino, durante una pausa, appoggiandosi su una pietra o su un tavolo rialzato, praticamente un’anticipazione della vita frenetica di qualche secolo dopo.

I cicchetti sono generalmente molto piccoli e l’utilizzo degli stuzzicadenti è obbligatorio, identifica proprio i cicchetti; cubetti di insaccati, pezzi di formaggio, panini mignon, tranci di tramezzino farcito o con crema spalmata, rotoli di verdure grigliate, olive, pezzi di frutta, e tutto quello che si può tirare su con uno stuzzicadenti. Queste specialità si trovano particolarmente nei bacari, le classiche osterie veneziane, e le polpette a base di carne alla veneziana sono sempre al centro dell’attenzione.

Lampredotto: origine Toscana - Firenze

Nel 1100 la nobiltà inglese, durante le battute di caccia, era solita mangiare il pane con la lampreda, una prelibatezza di mare. L’usanza si diffuse in Europa ed anche tra i nobili fiorentini; tuttavia, forse per il fatto che provenisse da lontano, o forse perché il popolo di Firenze chiamava in modo simile una squisitezza cittadina, poco tempo dopo il lampredotto divenne un piatto tipico fiorentino, anzi il panino tipico di Firenze. Il panino al Lampredotto è un bollito di carne, di abomaso, una delle quattro sezioni di stomaco di bovino, con pomodoro, cipolla, prezzemolo e sedano. Tagliato il pane e imbevuta la parte superiore con brodo di bollitura, si riempie con la carne tagliata a pezzetti senza aggiungere altro o con una salsa preferita, secondo i gusti.

Cicchetti di carne alla veneziana

Ingredienti:
400 g di carne di macinata (manzo secondo la tradizione)
100 g di mortadella macinata
100 g di pane bagnato nel latte strizzato
1 patata bollita schiacciata
1 uovo
Mezzo spicchio d’aglio schiacciato
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
pangrattato
1 l di olio per friggere

Disporre in una ciotola gli ingredienti, ad esclusione del pangrattato che viene messo in un piatto grande e piano. Amalgamare formando delle palle di circa 80 g ciascuna. Impanate nel pangrattato e friggete nell’olio a 170 °C per 5 minuti.

Buona degustazione e ricordate gli stuzzicadenti!