La leggenda narra di un legionario romano al servizio di Pompeo, stanco dal continuo marciare, che non volle più proseguire come ultimo della fila, e quindi miles imus, fermandosi diede il nome a Millesimo. Ancora più affascinante un’ardita tesi che forte di un documento imperiale dei primi anni del secolo X definisce gli abitanti come plebs melosina, per indicare la loro indole mite e la loro abilità nel canto melodico. Una più certa origine è quella etimologica derivante dal termine locale mrè, che indica le zone soggette alle stagionali inondazioni del fiume Bormida.

Un documento certo nel 1206 è quello del marchese Enrico II Del Carretto, apud pontem Millesimi, che fa redigere l’atto di fondazione del Comune, accompagnandolo a tutta una serie di vantaggi ed immunità per chi avesse scelto di abitare all’interno del borgo.

Il XIII e il XIV secolo, sono un periodo di particolare benessere economico per Millesimo grazie proprio alla stabilità del feudo dei Del Carretto, con una economia contadina, artigiana e commerciale particolarmente attiva, segue un periodo di declino anche dovuto alla guerra tra Spagna, Austria e Francia, quest’ultima con un tentativo di occupazione sventato dal Governatore di Milano, fino al 1713, quando con il trattato di Utrecht il borgo passa al Regno di Savoia.

Oggigiorno Millesimo sta cercando di recuperare quell’antica poesia, che si respira nelle strette vie, nelle vecchie case dei contadini, nella Bormida attraversata dal famoso ponte e nel suo centro storico, con la caratteristica forma a triangolo, con il Palazzo dei Del Cerretto come punto di riferimento, già presente in molte carte d’epoca, anche in quella di Napoleone del 1806, e con il tracciato delle vecchie mura e le quattro porte di accesso.

Il Ponte della Gaietta, o “ponte vecchio”, uno dei pochi esempi in Italia di ponte fortificato. La struttura risale al XII secolo ed è citato nell’atto di fondazione del borgo. La torretta serviva come porta di sorveglianza per l’accesso dal lato occidentale.

Il castello, edificato da Enrico II a difesa della zona, con i castelli di Cengio, Cosseria e Roccavignale costituiva un quadrilatero a protezione della via tra Piemonte e Liguria attraverso le Langhe. La torre in pietra, il maschio e la parete est sono le parti più antiche, oggi recuperate ad utilizzo civile.

Villa Scarzella, circondata da un bellissimo giardino ai piedi del castello, fu edificata nel 1855 da Giuseppe Scarzella con l’intenzione di essere una residenza familiare estiva. La villa poi venne migliorata dal figlio ingegnere Alberto Scarzella, sindaco di Millesimo dal 1888 al 1913, oggi sede del comunale Museo Napoleonico.

Fuori del centro storico sorge Santa Maria ‘extra muros’, un edificio di stile romanico, diviso in tre navate con un campanile del XV secolo. Dopo secoli di incuria e di abbandono a partire dal 1960 è stata restaurata e restituita ai fedeli.

Il Monastero di Santo Stefano fu acquistato dal marchese Enrico II del Carretto e donato nel 1216 alle monache dell’ordine cistercense di Santa Maria de Betton (in Savoia). Accanto all’originale chiesa romanica, trasformata nel ’600 in forme barocche, nel XV secolo fu aggiunto il chiostro con eleganti capitelli in pietra arenaria. Internamente abbellito con dipinti ed affreschi, nel 1802 il monastero venne soppresso e da allora è proprietà privata, restaurato poi nei primi del ‘900.

La festa nazionale del tartufo, è l’evento più importante di Millesimo, si svolge ogni anno alla fine di settembre ed ha come protagonista il fungo sotterraneo e misterioso, difficile da trovare se non con abilità tramandate di padre in figlio, che gli intenditori conoscono col nome di tartufo nero di Millesimo.

Una risorsa viva e nascosta, dal gusto unico e molto amato, grazie all’aroma e ai profumi, al retrogusto boschivo che lascia un senso di magia e di arcano nel piatto. Un primo, un secondo o un contorno, qualunque pietanza con un ingrediente raffinato come il tartufo riuscirà a deliziare i palati più esigenti.

Tagliatelle al tartufo

Dar ricordare che il tartufo è un sapore forte, e che non tutti sono in grado di apprezzare, se troppo intenso, quindi bisogna assicurarsi che gli ospiti o commensali vogliano sentire il gusto pieno optando in questo caso per il taglio a scaglie, come di seguito descritto, oppure da grattugiare delicatamente sia in padella che nel piatto.

Ingredienti per 4 persone

tagliatelle 250 g
tartufo nero 60 g
burro 50 g
olio extravergine di oliva 40 ml
aglio 1 spicchio
sale e pepe q.b.

Pulire il tartufo in modo accurato, anche sotto l’acqua corrente, e tagliarlo a fette sottili una volta ben asciutto.

Mettere olio, burro ed aglio in padella e cuocere fino a quando l’aglio sarà imbiondito, rimuovere l’aglio e aggiungere alcune delle scaglie di tartufo. Cuocere appena, poi lasciare insaporire in padella a fuoco spento, nel frattempo, bollire le tagliatelle in acqua salata, e scolarle quasi al dente. Mettere le tagliatelle in padella e mescolare aggiungendo il pepe. Servire nel piatto decorando con le restanti scaglie di tartufo.