Azedine Alaïa tempra il corpo con l'epitelio della mente.
Comprende le parti che formulano l'immagine e comprende le parti che fanno la sostanza della carne.
Il corpo è conosciuto nelle sue attività aeree e come da un calco origina il volume che più gli si accosta.
La dimensione fisica emerge dal principio dei pieni e dei vuoti per la sapiente osservazione di quanto si svolge all'interno dell'abito: in ciò che è direttamente a contatto con la pelle e di come tale contatto esprime il desiderio.

Azedine Alaïa si è fatto cultore della forma del corpo e l'ha riprodotta nell'abito come visione epiteliare.
L'operazione è paritetica alla scultura, ma con “materia morbida”.
Ecco il tema che connette Villa Borghese, casa della scultura romana e la descrizione, narrazione e partizione del corpo che Azedine Alaïa fa con l'abito.
Il tunisino Alaïa si forma, come couturier, brevemente da Dior, poi da Guy Laroche e Mugler, ma prima ancora studia scultura all'Accademia di Belle Arti di Tunisi.
Con la sua moda vuole dedicare al corpo femminile il desiderio imperituro dell'uomo, il prostrarsi alla bellezza della forma e della concupiscenza dell'inarrivabile.
Azedine Alaïa è l'ultimo grande couturier autenticamente completo, ha bevuto dalla sapienza di Balenciaga la costruzione e l'autonomia scultorea vestimentaria.
Taglia, cuce, innerva, costruisce e monta la scena del corpo e lo plasma e dilata verticalmente e longitudinalmente in clessidre ospiti della femminilità.
Bernini, Canova, la scultura classica e le pigmentazioni minerarie nelle loro più variegate declinazioni in relazione con il derma fluido della carne dell'abito umano di Alaïa.
Raffaello, Giulio Romano, Botticelli... la carne e il desiderio dei corpi dipinti con le pennellate dei corpi vivi ammantati di materia compenetrativa dell'identità dell'uomo per la vita di comunicazione che l'uomo vive nell'interdisciplinarità delle arti.

Villa Borghese e l'opulenza del Cardinale Scipione che di questo consesso di espressioni estetiche si fa anfitrione attraverso il tempo. Mecenate colto e scrutatore dei corpi trascendenti l'antico per la modernità dei linguaggi dell'arte interconnessi tra loro.
La villa per la villeggiatura dei cantori dell'immagine e la sua comprensione nel tempo.
Azedine Alaïa assurge alle pagine della Storia della Scultura per la storia dell'evoluzione anatomica e la sua funzione per l'estetica; scrive con le curve e le lascia toccare dal desiderio.
Accede alla natura delle cose al punto di approdo alla forma animale: immanenza del corpo come invenzione per l'anima.
Della sostanza della carne ne apprende le superfici e le lavora d'alabastro, che sia pelle su pelle o fibra, cogliendo la dimensione fisica con quell'accenno all'eros che è l'equazione d'incontro con l'occhio.
I colpi alla materia sono le fenditure che aprono al sole lo spazio del perimetro femminile delle creature di Alaïa.

Nello scrigno della scultura Capitolina si esperisce la sostanza elettiva dell'armonia della forma nell'esperienza terrena. Il metafisico è l'epitelio dell'abito creativo che l'arte esprime nel corpo e si manifesta nelle costruzioni d'autore della Collezione Borghese a confronto con quelle del couturier tunisino.
Azedine Alaïa tornisce le forme del femminile con affondo nell'eros e narrazionre epiteliare; il punto focale è la “vita” come principio autoriale.

La mostra Couture-sculpture. Azzedine Alaïa in the history of fashion, curata da Mark Wilson, è in corso fino al 25 ottobre a Villa Borghese, Roma.