Pitti Filati può rappresentare una grande opportunità per il perfezionamento dei fashion designer. Alla consueta sfilata di fine anno scolastico (2016/17) di Accademia Italiana, AI, la scuola di moda più antica di Firenze, in un Obihall strapieno (2000 persone), il motivo ispiratore è il gioco Centoottanta uscite, con una media di 5 abiti per ciascuno dei laureandi della scuola di moda che si appresta a spiccare il volo nell’ambito lavorativo.

Abiti progettati e cuciti a mano uno a uno, come impone la scuola. Mentre indossatrici e indossatori si avvicendano sul palco fra gli applausi, sembra proprio che molti dei designer vogliano lanciare un messaggio: sì, giocare è bello, siamo giovani e lo sappiamo fare. Completi per dormire, per le feste o il lavoro, molti da donna e solo pochi, molto ironici, da uomo, nei più incredibili materiali e spesso in ardite sovrapposizioni. Colpisce un uso di tessuti di plastica e silicone, nello strato più esterno del capo di vestiario. È una scelta che da una parte grida modernità, dall’altra consente di non fare orli. Il taglio laser, che non ha bisogno di rifinitura ben si presta a quei materiali, ma va bene anche per la nappa, utilizzata negli spezzati su gonne di tulle azzurro, anch’essi sfilati la stessa sera. La sperimentazione di nuovi materiali induce un diverso modo di assemblaggio delle parti dell'abito, cucito spesso con nuove tecnologie.

Ed ecco che ai laureandi arriva un prezioso consiglio da colui che loro stessi hanno suggerito come meritevole del Premio Piramide dell’Eccellenza, che ogni anno, in occasione della sfilata, il direttore di AI consegna a un maestro di creatività e alto artigianato nel fashion internazionale. Il prescelto di quest’anno è Stefano Ricci, designer e stilista fiorentino, 45 anni di passione e lavoro nel mondo della Moda Uomo. Così si rivolge a loro: "È necessario non solo fare schizzi, ma proprio fare gli abiti. Ed è di estrema importanza conoscere bene i materiali". L’indicazione di quest’uomo di successo, se da una parte è una conferma del metodo che la scuola ha imposto per la sfilata finale, e cioè di far cucire da loro stessi a mano i modelli creati dai laureandi, dall’altra indica che l’aggiornamento su nuovi tessuti e nuove tecniche è un must per riuscire a emergere in un campo così pieno di aspiranti. Consiglio valido, ovviamente, per gli studenti di tutte le scuole di moda. Un motivo in più per studiare moda a Firenze, visto che, due volte l’anno, a gennaio e giugno, in questa città si svolge la fiera Pitti Immagine Filati, manifestazione leader nel settore, con uno sguardo attento alle innovazioni tecnologiche.

Ogni edizione si articola in tre parti: lo Spazio Ricerca, un osservatorio sperimentale dove vengono analizzate e lanciate le tendenze per le prossime stagioni. Qui si sceglie un tema e lo si svolge con abiti visionari in cui il protagonista è il tessuto di maglia, dalle trame variegate e innovative. The Passenger è il tema dell’edizione 80, l’ultima, ed è dedicato al viaggio e a tutti i viaggiatori, sotto la direzione artistica del fashion designer Angelo Figus e dell’esperta in maglieria Nicola Miller. Il KnitClub è l’area di Pitti Filati che vede protagonisti i maglifici di qualità. Aziende capaci di interpretare le volontà tecniche e creative dei visitatori del salone. Una valida opportunità di confronto commerciale tra i maglifici espositori e i buyer, i designer e gli uffici stile dei più famosi brand internazionali di moda che frequentano da sempre questa fiera. Un progetto che alimenta idee e favorisce una più avanzata integrazione di tutta la filiera. Infine si possono trarre molte indicazioni dagli espositori, per i risultati delle ricerche e le novità che puntualmente ogni anno portano in filati e tessuti. Linea più ha mostrato nel suo stand, a gennaio, le prime sperimentazioni di filato di carta. E in una delle edizioni precedenti aveva portato prototipi di tessuti di trina realizzati con una stampante 3D.

Da quest'anno i tre brand Zegna Baruffa, Chiavazza e Botto Poala, riunitisi in un'unica azienda, riescono con questa sinergia a creare novità che si aggiungono allo speciale filato denominato cashwool, che è un vanto della Baruffa dal 1978, con caratteristiche di morbidezza, leggerezza e termicità non inferiori al cashmere, e con disponibilità di di 330 colori. È un campo, anche quello dei filati, nel quale è possibile trovare lavoro uscendo da una scuola di moda. Come dice Francesco Galli, fondatore di Millefili, azienda prima produttrice in Italia del cardato: "Ci avvaliamo di stilisti che interpretano le tendenze moda e orientano la nostra collezione".
C’è quindi un feedback continuo fra la creazione dell’abito e quella di filato e tessuto.