“Guardatelo correre: è il canto più armonioso, non energico, non veemente, che si possa ascoltare in uno stadio...la sua distesa falcata è quanto resta di una lievitazione quasi superiore...il tempo non significa nulla. Una lancetta non può garantire i miracoli, li può negare”

(Gianni Brera su Ottavio Missoni)

Queste sono le parole che meglio definiscono l'atletica prestazione della vita di Ottavio Luca Giulio Missoni, conte di Ragusa (Dalmazia), detto amichevolmente Tai.
Rappresentante di spicco dello sport italiano si è presto appaiato agli acclamati campioni dell’epoca (nasce nel 1921) con la sua classe innata per la corsa, gli ostacoli, il nuoto e il giavellotto: dall’età di 16 anni ha segnato la storia atletica del nostro paese.
Perché Missoni, da olimpionico, ha posseduto di Olimpia lo spirito di colui che posa le fasce muscolari nello spazio a favore di esso.
Perché dal muscolo e dalla sua elasticità si evince la torsione e lo slancio che caratterizza l’elemento che ha fatto sino ad oggi da portabandiera a questa sua filosofia: la maglia.
Perché da sportivo, Ottavio, ha saputo trascendere il tempo e ha visto l’arte del movimento come moto grafico sul pianeta e nel sociale.
I disegni che si esprimono nell’etere attraverso il gesto del corpo sono divenuti tracce motorie sui corpi di ognuno dei suoi testimoni nella moda.
Questa è visione geometrica per la geometria che ad ogni forma appartiene e che si esprime in natura come vita e sua essenza relazionale.
La scomposizione molecolare che, all’occhio, l’arte di Missoni ha prodotto nella moda e nella maglia, ha seguito quelle “Forme uniche della continuità nello spazio”, di boccioniana memoria, che fanno della presenza della luce la battuta essenziale per tracciarne i flussi e le attività grafiche dell'essere umano. Missoni ha interrogato il sole con lo “spettro agonistico” che lo ha fatto correre attraverso i suoi raggi per coglierne i toni più acuti, da quelli metallescenti delle medaglie vinte a quelli dell'esperienza genetica dell'arte: i colori.
Ottavio ha fatto anatomia cromatica dell'atto creativo. Ha tradotto il luminismo che è proprio della giustapposizione coloristica in motore di racconti autoriali attraverso la sua voce.
Nel sodalizio affettivo e professionale con la moglie Rosita ha dato corpo alla maglieria come elemento di espressione grafica del ritmo che nasce dal concetto di incontro muscolare e sanguigno tra i pigmenti. Attraverso il sistema dell'accoppiamento atletico di temi grafici e cromatici, reiterati sulle superfici tramate a mosaico, ha dato voce ad una prestazione decorativa ad onore dell’arte e delle sue più alte esperienze.
Questi legami umani e materici sono la base del successo Missoni perché dalla fibra muscolare dell’atleta e dall'abbraccio che ne deriva alla disciplina sportiva è arrivato al sentimento per la coppia e al caldo abbraccio della lana. Attraverso l’intreccio poetico con l'arcobaleno ha dato origine a un caleidoscopio formale che ha attraversato l’esperienza artistica e avanguardista della pittura del ‘900 sino ad approdare al DNA famigliare.
La famiglia e la porzione di vita che ha continuato a dedicare allo sport lo hanno reso esempio di un cromatismo di emozioni dall’azione simultanea che lascia la moda per l’impronta dello stile.

I figli, Luca Missoni e sua sorella Angela, portano avanti rispettivamente Archivio e Direzione Creativa del marchio di famiglia. Rosita resta vigile e attiva testimone di una vita votata alle corsie percorse dal moto del colore che in Missoni, dallo sport alla moda, è sempre stato da record…