Hubert James Taffin de Givenchy ha creato una moda semplice, fatta di gonna e blusa. Il suo è stato lo stile del quotidiano.

Aristocratico della couture: conte, nato a Beauvais, figlio primogenito di Taffin de Givenchy, della antichissima dinastia veneziana dei Taffini, assorbe la passione per i tessuti dal nonno che al tempo era direttore della manifattura di Beauvais e collezionista di costumi di scena. A due anni Hubert resta orfano del padre. L’eleganza dalla madre fa di lei la sua prima musa: all'età di sette anni già le disegna abiti che ne esaltano la bellezza.

Dopo un periodo di formazione all’École National Supérieure des Beaux Arts di Parigi, durante il quale lavora nell'atelier di Jacques Fath, viene accolto nel 1946 da Robert Piguet e nel 1947 nell'atelier di Lucien Lelong prima e di Elsa Schiaparelli dopo. Di quest'ultima diverrà direttore artistico della boutique di Place Vendôme. Nel suo curriculum compare il tentativo, senza successo, di entrare nell'atelier di Christobal Balenciaga. Lo incontrerà a New York anni dopo, nel 1953 e per Hubert sarà sempre il suo mentore. Da quell'incontro diverranno grandi amici sino alla morte del maestro nel 1972. Nel 1952 Hubert de Givenchy fonda la sua maison al numero 8 di Rue Alfred de Vigny a Parigi.

La famiglia non apprezza la sua scelta professionale. Nonostante le opposizioni si dedica alla couture con grande talento e passione sin dalla sua prima collezione dal titolo profetico: Separates. Protagoniste la gonna e la camicia e su tutto la volontà di mixare i canoni fuori dai rigidi codici dell’epoca. Nasce la celeberrima Blusa Bettina, camicia iconica che prende il nome da colei che l’ha ispirata, la modella mito Bettina Graziani che diventerà in seguito la sua press-agent.

La moda di Givenchy respira del sentimento dell’epoca e le frequentazione dei musei parigini e delle gallerie arricchiscono le visioni creative del giovane Hubert. Nel ‘37 Christobal Balenciaga rivoluziona il concetto di sartoria e Alta Moda, con tailleur semi accostati e forme ovalizzate di abiti a sacchetto in Gazar di seta: il tessuto diviene protagonista dei tagli e delle geometrie nella sua purezza espressiva. Nel ‘47 arrivano le corolle di Dior e la sua esplosione di volumi a vita stretta (New Look). Nel 1952 nasce il “Made in Italy”, nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, con Giovanni Battista Giorgini.

“Oggi non esiste più la moda, esistono le tendenze”.

Con questa affermazione Givenchy codifica il passaggio tra epoche e stabilisce il senso del produrre creazioni di stile rispetto a quelle che sono le esigenze del mercato. Lo stile vive dell’emozione del suo creatore e di una proprietà estetica sociale di definizione e disegno del proprio corpo. La tendenza supera questo concetto ed entra nel meccanismo della produzione dei bisogni indotti dai consumi. Stile e tendenza si influenzano sino a neutralizzarsi vicendevolmente, ma lo stile rimane oltre il tempo e lo spazio.

Inarrivabile connubio, tra musa e creatore, è stato quello stabilito da Hubert de Givenchy e l’attrice Audrey Hepburn. Caso emblematico di cristallizzazione di un canone estetico insuperato. Nel 1953 la Hepburn veste i panni di Sabrina, per la regia di Billy Wilder. Il regista vuole che si vesta haute couture e chiede alla Hepburn di fare shopping a Parigi guidata dalla costumista Edith Head. Giunta da Givenchy, il couturier si trova dinanzi a una ragazza in maglietta, pantalone Vichy e ballerine. Non è la Hepburn più famosa, Katherine, che si aspettava di vedere, ma basta una prova d'abito a far nascere la folgorazione tra i due. In seguito la vestirà in molti dei suoi ruoli cinematografici il più famoso dei quali resta Holly Golightly di Colazione da Tiffany.

Oltre che nel cinema la Hepburn ha vestito le creazioni di Hubert nel privato e nelle occasioni pubbliche, nelle cene di gala e come ambasciatrice dell’UNICEF. Prende vita un nuovo canone estetico che rimarrà negli annali della storia del cinema e del costume. Dalla loro amicizia e collaborazione nasce uno stile inconfondibile fatto di scarpe basse, abiti al ginocchio dai volumi appena accostati al corpo, di linee pulite e nette, capelli raccolti e tubini neri.

Nel 1988 Givenchy vende la Maison al magnate francese Bernard Arnault, mantenendone la direzione creativa fino al 1995, anno nel quale si ritira dalle passerelle: gli succede John Galliano, poi sostituito da Alexander Mcqueen, Julien Mcdonald, Riccardo Tisci ed oggi, prima donna della storia della maison, Clar Waigth Keller. Si è spento il 10 marzo 2018, nel sonno. Di lui resta questo modello di perfezione tra forma, anima e professione che in tutte le sue donne ha saputo trasfondere con grazia assoluta e dono di beltà. Il mondo ha sognato e sogna Audrey e questo sogno ha vestito Givenchy.