2013: le ragioni sociali che muovono le mutazioni del vestire sono sempre più legate al denaro. La riflessione sui fenomeni di moda si muove in orizzontale: mi espando e quanto più mi espando tanto più ragiono e divengo argomento, tema, atteggiamento e suo contenuto. La forza di questa espansione è data dall'intensità della proposta comunicativa più che dal suo reale contenuto. L'atteggiamento, nella sua relatività, non è più una conseguenza del valore della proposta ma la proposta stessa.

Oggi sempre di più la moda è atteggiamento che ha come principale connotazione il valore aggregativo/distintivo necessariamente duale per innescarne nascita e rapida fine. Il tempo ed il luogo per riflettere sul “valore della moda” è sociologico e solo invertendo i suoi termini diviene estetico: moda di valore. Se la ponderazione è così impostata il concetto si carica di un contenuto progettuale di ampio respiro e si scollega dalle logiche della redditività e del marketing.

Ora che si è in tanti a cercare in tale mezzo espressivo la liberazione del corpo è più che mai prosastico sottolineare il ruolo di una moda di valore. La prosa si lega al racconto e necessario è uscire dal racconto stesso per entrare nella poesia: moda di valore. La prosa e la poesia possono essere alleate quando si tratta di espressione artistica (non più solo di moda). Se la moda le sposa entrambe entra nel sociale e lega se stessa all'affermazione estetica dell'uomo e alla ragione critica.

Due esempi di rara grandezza

Yves Saint Laurent ha riflettuto sulla donna e ne ha compreso l'instabilità emotiva, la vulnerabilità sociale imposta dai mutamenti della moda e dalla mutevole conformazione dell'umore del suo corpo. Per Yves la donna troppo spesso perdeva in serietà d'approccio alla vita nella continua mutazione delle fogge dei suoi abiti imposta dalla moda. Saint Laurent si fa portatore del valore della stabilità del ruolo sociale al femminile trasferendovi i canoni dell'abbigliamento maschile. Attraverso lo smoking e il tailleur pantalone, il femminile cristallizza la sua importanza sociale prendendo forza proprio dalle fogge immutate dell'abbigliamento maschile.

Emblema del femminismo e dei suo contenuti sovversivi, la divisa sociale della giacca e del pantalone è portabile da entrambi i generi e in egual misura e forza. Tale potere deriva dall'inconscio, stabilizzatore di certezze, dell'universo maschile coniugato al femminile. La struttura è spallata e costruisce la sua silhouette nel trompe l'oeil di un sovracorpo immutabile quanto occludente e canonico. Per Saint Laurent è il punto di arrivo per una nuova esperienza del femminile: il potere come evoluzione del costume sociale del '900, come espressione delle possibilità visibili ed invisibili dell'universo donna.

Rei Kawakubo si è posta in prospettiva rovescia rispetto al senso che l'Occidente aveva ad Oriente. Il terrore innescato dall'atomica in Giappone aveva portato il governo nipponico ad instaurare una politica economica filo-occidentale in offuscamento di ciò che era tradizione e cultura giapponese.

Il popolo si è trovato a viaggiare in Europa alla ricerca di un'identità altra rispetto alla sua. Vestire all'occidentale e credere nei dettami della moda, in prima linea quella francese, era ritenuto d'importanza assoluta. Rei Kawakubo si ribella all'asservimento psicologico ed economico voluto dal governo e crea un nuovo senso a quanto l'Occidente proponeva di sé. Sovverte il significato delle cose e si lascia alle spalle i canoni dati per formulare un nuovo lessico: “Comme des Garçons”. Il nome non ha senso e la scomposizione delle strutture risponde alla logica di una forza non più occidentale ma neo-nipponica. Elusione e scomposizione sono i termini di una vera rivoluzione dei costumi che da origine al “post-atomico” dove per atomico si definisce l'Occidente e nel post c'è il nuovo Oriente. I canoni della moda occidentale vengono snaturati al fine di dare nuova espressione e forza ai contenuti di ripresa della propria identità sociale. La ripresa dei termini e dei fenomeni francofoni sono solo all'apparenza omaggio al dominio culturale di Parigi perché in realtà espressione priva di senso e carica di quella forzatura dei contenuti atta a creare la segnaletica dell'estetica del Sol Levante.

Questi sono due esempi di come la creatività sposi il sociale e si faccia politica di emozioni rivolte al superamento della stasi involutiva delle relazioni di potere. Oggi si richiede di tornare a credere in una produzione creatrice di riflessione e liberazione dalle posture sociali che tessono nell'invisibile nuove forme di costrizione orizzontale per una morale sempre più a misura di profitto. L'equazione della moda, per tornare vincente, sposta il suo asse prospettico in verticale, dove il senso morale del suo agire è in funzione della bellezza.