Un po’ di pudore… e di decenza, per favore! Ha fatto notizia, in questa ultima caldissima e interminabile estate, l’iniziativa di un sindaco di una notissima località balneare italiana, che con un’ordinanza ha vietato di “circolare, ovvero sostare a torso nudo, in costume da bagno o scalzi nelle aree pubbliche” del perimetro urbano della città. Le televisioni si sono precipitate sul posto a raccogliere con interviste volanti i commenti dei residenti che si sono detti tutti d’accordo col sindaco.

Mi è tornata alla mente, per quegli improvvisi processi mnemonici, che improvvisamente si innescano, un’escursione estiva di tantissimi anni fa, quando eravamo assai giovani e assai squattrinati, sul corso principale di una località rivierasca, chiuso da tutti e due i lati da fabbricati moderni e banali, all’ora del passeggio e dello shopping.

Il mare c’era; ma non si vedeva. Ma si capiva che nascosto da qualche parte doveva esserci a giudicare dall’abbigliamento dei turisti. Passeggiavano in calzoncini corti, alcuni cortissimi, con gli infradito ai piedi, camicie aperte su petti maschili villosi e abbronzati o su prosperose scollature, con occhiali da sole sul naso e fantasiose pagliette a protezione del sole che ormai era bello e tramontato. Di tanto in tanto se ne vedeva qualcuno particolarmente affaticato con la camicia completamente aperta sul costume da bagno che tornava dalle fatiche della spiaggia.

Non sappiamo se in quella località dove ci trovammo giovanissimi per un giorno, non consentendoci le nostre giovanili finanze permanenze più lunghe, sia mai stata emessa un’ordinanza del genere o se, dai tempi della nostra gita ad oggi, i villeggianti abbiano preso l’abitudine di andare in giro più coperti.

La misura adottata da questo sindaco sarebbe auspicabile, comunque, nelle città, anche non marinare e non sempre meta di turismo massiccio. Oggi, infatti, la tendenza a spogliarsi sempre di più, un po’ per mostrare i tatuaggi – perché se non li mostri che te li fai a fare? – un po’ per il caldo, un po’ per la moda, sembra che abbia preso velocemente piede, sia al mare con costumi sempre più esili e sgambati, sia nelle strade cittadine.

Verrebbe il sospetto, se non avessimo cognizione della scarsa attenzione alla nostra tradizione culturale, che stia ridiventando di moda quel vecchio proverbio che recitava “chi mostra gode, chi vede crepa”. Che, detto per inciso, sarebbe un simpatico suggerimento per i tatuaggi parlanti e discorsivi che si vedono di tanto in tanto sulle gambe dei nostri ragazzi.

Insomma, il nostro abbigliamento estivo va facendosi sempre più leggero ed essenziale. Come sono diversi gli attuali costumi da bagno rispetto a quelli dei primi del Novecento, quando si prendeva il sole e ci si buttava in acqua, se ci si buttava, praticamente vestiti.

E appartengono ormai al passato remoto gli scandali che diedero vigorosi scossoni alle nostre coscienze e ai patri e casti censori per abbigliamenti ritenuti offensivi del comune senso del pudore.

Una brillantissima trasmissione televisiva di varietà, La Piazzetta, scritta da Marcello Marchesi e Dino Verde, con musiche di Lellio Luttazzi, presentata dal duo Billi e Riva, ebbe vita solo un mese, da novembre a dicembre del 1956. Fu censurata e spenta perché la soubrette Alba Arnova si era esibita in un ballo con una calzamaglia color carne che aveva dato l’impressione di danzare a gambe nude: cosa ritenuta assai trasgressiva dei regolamenti di allora e molto impudica.

Per non parlare dell’allarme suscitato nei benpensanti, nei moralisti e in quelli che si sono sempre chiesti “dove andremo a finire”, quando nel 1963, Mary Quant inventò la rivoluzionaria minigonna.

Fatale domandarsi se i capricci della moda, che, si sa, sono imprevedibili imporranno in futuro di continuare a spogliarci anche d’inverno. O, al contrario, se torneremo a coprici, con gonne e cappotti alle caviglie, con cappellini con la veletta.

Chissà!

Viene alla mente un film di Totò del 1962, forse uno dei meno noti: Totò di Notte. Totò e Macario, due suonatori squattrinati alla ricerca di una buona scrittura, girano per night e balere, mescolandosi a ballerine e a spogliarelliste. Ad un certo momento Totò scopre Macario che spia dal buco di una serratura. Incuriosito chiede di sbirciare anche lui, scoprendo con estrema meraviglia che l’amico sta osservando una donna bellissima completamente vestita. Allo stupitissimo Totò, Macario spiega che, dopo aver visto tantissime donne nude, gli è venuto irresistibile il desiderio di vederne, anche se di nascosto e furtivamente, una abbigliata di tutto punto.

Come dire: tutto può succedere nel futuro della moda e nel mutare del comune senso del pudore: anche che si torni al mare con i fantasiosi, eleganti e pudicissimi costumi nei quali le nostre bisnonne si fecero fotografare, senza dissimulare quel pizzico di malizia che quell’abbigliamento per loro un po’ osé, per noi più che castigato, suggeriva.