Stilista? Non proprio. Designer? Nemmeno. Trovare un'etichetta adatta a questo giovane creativo toscano non è scontato. Vuoi per le sue origini tutt'altro che legate al mondo della moda; vuoi per il modo in cui lavora alle sue creazioni, Tommaso si avvicina di più a certe figure di quel rinascimento artistico che dalle sue terre prendeva piede qualche secolo fa, piuttosto che al modello del couturier _tout court. Il suo è, infatti, un plasmare più che un disegnare, un dare forma alla materia che si concretizza via via attraverso una serie di procedimenti artigianali, che partono dalla scelta dei materiali alla loro lavorazione e colorazione; e che fanno di ogni pezzo un _unicum, come nelle migliori consuetudini di bottega.

Nascono così, da un perfetto connubio di tradizione e tecnologia, le borse senza tempo firmate Cecchi de' Rossi: materiali e colorazioni brevettati da Tommaso stesso, laureato in Agraria e cresciuto in questo angolo di Toscana dove il bello si lega alle suggestioni estetiche che la natura stessa continua a regalare. Ma qui la retorica legata ai prodotti del Belpaese c’entra poco: la profonda consapevolezza di ciò che ha fatto della Toscana una regione conosciuta e amata in tutto il mondo, seppur presente, rimane sottesa.

Il vino, le pelli di qualità, la bellezza agreste - e allo stesso tempo incredibilmente raffinata del paesaggio - l’affabilità e la maestria degli artigiani, divengono il motore nascosto di un nuovo linguaggio che attraversa la moda e arriva alla contemporaneità. Incontriamo Tommaso in occasione della Paris Fashion Week P/E 2014, direttamente nel suo show-room nel Marais, il quartiere modaiolo parigino per eccellenza, il petit village dalle architetture medievali dove, tra un mercato coperto e una boutique, nelle sue innumerevoli rues, si decidono le sorti della moda mondiale.

La location scelta per le borse Cecchi de’ Rossi è decisamente originale: una galleria d’antiquariato dove sacche, valigie e pochette si sposano magnificamente con gli oggetti esposti, risaltando e amalgamandosi alla perfezione con quel sapore di antico e unico proprio di un _Cabinet de Curiosités. _E’ lui per primo a far notare come grazie a questa scelta si eviti un’esposizione asettica, a favore invece di un dialogo tra le borse e il contesto in cui sono inserite, dove il cuoio si mescola ai mille altri materiali e oggetti già presenti, e le sue “sculture da indossare” si pongono in relazione diretta con i reperti di altre epoche e luoghi.

Le sue opere sono lontane dall’idea dell’oggetto-accessorio, del semplice “suppellettile” di vestiario da abbinare all’abito. Sono borse che vivono di vita propria, che avvolgono il corpo per entrare in osmosi con esso; o per “aumentarlo”, modificandone la forma e rendendo confortevole il movimento. I modelli che maggiormente rimandano a questa relazione intrinseca con il corpo umano sono, senza dubbio, gli appartenenti alla linea_ Morphic_. Borse in cuoio plissetato, da portare a zaino, a borsetta, o come sacche monospalla. Estendibili, allargabili, pieghevoli, nella loro forma marsupiale ricordano un ventre materno, più o meno esplicitato, adattandosi al corpo di chi le indossa e definendo un’estetica vagamente post-human e, allo stesso tempo, iperfunzionale.

Quello di Cecchi de’ Rossi è uno studio concreto che parte, in primis, dal corpo e del suo stare in relazione con il mondo esterno, e che si traduce in un lavoro di dedizione e cura che risiede in ogni piega e sfumatura delle sue borse. Ed è proprio quando si accinge a mostrarle e spiegarle che trapela il suo agire in prima persona, il tempo e la passione impiegati, l’impegno speso per ogni singolo prodotto. Una delle prime cose che intende precisare è come non ci siano vere e proprie collezioni primavera/estate o autunno/inverno, ma nuovi modelli che vengono via via elaborati, o perfezionati, nei mesi tra una stagione e l’altra. Dato importante per almeno due motivi: il primo è che in questo modo si evita di cadere in un sistema produttivo che fagocita le idee creative senza veramente lasciare loro il tempo di essere assorbite e ricontestualizzate. Il secondo, che questo stare al di fuori delle "scadenze di stagione", garantisce maggiormente ai prodotti realizzati il valore di oggetti senza tempo, che trascendono il presente per ispirarsi al passato e legarsi al futuro.

Detto questo, vero è che in occasione dello show-room nella capitale francese, sono state seguite delle linee tematiche non molto distanti dai parametri attorno ai quali si concretizza solitamente una collezione. EMOTIONS_SS14 prende piede, infatti, da emozioni o stati d’animo - come tenerezza, tranquillità, desiderio, volontà - che ispirano la realizzazione di questi modelli, le loro forme, la loro natura intrinseca (incredibilmente espressa nelle foto della campagna SS14, di Leonard Gomes-Ferenczi. Ogni linea diviene così espressione di un determinato sentimento, di una precisa spinta vitale che procede attraverso tagli e tessuti, colori e pelli. Ma anche materiali innovativi, come la carta lavabile della linea Tenderness: una serie di borse dall’appeal più femminile, leggere e resistenti, color carta da zucchero e geometrie squadrate.

Si contraddistinguono per la loro texture originale ma anche per il sistema di molle presente nei manici, studiato sul peso specifico delle borse e l’oscillazione del corpo in fase di movimento, garantendo un maggior comfort a chi le indossa. O ancora, Deseo: linea di borse realizzate in paglia trattata, con parti rimuovibili in cuoio e un corpo centrale scomponibile. Con il loro sistema di cerniere e lacci si definiscono come borse destrutturate, dove la zip - vista anche nelle ultime collezioni di Junya Watanabe e Givenchy - torna alla ribalta, e da semplice elemento industriale diviene specifica di una nuova couture, che mescola il punk alle riscoperte estetiche del grunge. Insieme vanno a definire un'eleganza ribelle e accattivante, che si esplica anche nel dare la possibilità al cliente stesso di divenire agente attivo sul prodotto finale, di giocare coi volumi e le forme, di rimodellare la borsa sulle proprie esigenze.

Ma è il cuoio il vero elemento che contraddistingue il lavoro di Cecchi de’ Rossi. L’utilizzo di un pellame di qualità quale cervo, cavallo e vitello; la tradizione conciaria delle sue terre; la speciale tintura tramite i residui del vino... tutto ciò fa delle sue borse in pelle oggetti preziosi per la loro ricercatezza, oltre che per l’estrema attenzione al dettaglio che in esse risalta. E così abbiamo la linea di valigie, definita non per nulla Luxury, costituita da una sorta di monoliti in cuoio, di diverse dimensioni e colori, la cui caratteristica distintiva è il non avere altri supporti o strutture che il cuoio stesso. Linee semplici, minimali, dal gusto classico - sculture ricche di una storia ancora da scrivere, di viaggi ancora da intraprendere. Così come le Shopper, essenziali e geometriche, ricavate da un solo pezzo di cuoio, senza cuciture e strati aggiuntivi; la più grande delle quattro è lì, appesa a un gancio di fronte a uno specchio. Bellissima, sembra attendere soltanto di scivolare attorno a una spalla, per avvolgere il busto e arricchire la figura di chi la indossa.

Il suo atelier parigino diventa, così, un viaggio all’interno di un altro mondo, quello che si racconta e si manifesta attraverso i suoi lavori, nell’odore che da essi si diffonde - di mestieri antichi e di nuove vite - nei colori della terra trasformati in palette dalle tinte sfumate. Al di fuori, la giostra dei nuovi stilisti e designer presenti durante la settimana della moda parigina, tra cui Tommaso si staglia con il suo mix di spontaneità e determinazione; e un talento grazie al quale, dopo appena tre anni di avvio del brand, sta già ottenendo un ampio successo sia di pubblico, che di addetti ai lavori. E siamo solo all’inizio.

Articolo di Giulia Tonucci

Per maggiori informazioni:
www.cecchiderossi.it