Sono tornata sul luogo del delitto dopo anni di assenza autoinflitta, dopo una celebrazione grottesca di fine lavori costituita da disco night, cocktail in bicchieroni di plastica e ballerine nude in gabbia, questo il grande finale della settimana francese dedicata ai very important people del turismo, lo zoccolo duro del viaggiare a sei zeri, la crème de la crème del travel trade occidentale: me, straordinariamente, inclusa, seppure a inizio carriera.

Non ho proprio rotto la mia promessa di non partecipare mai più a una fiera del turismo di lusso, difatti stavolta arrivo come corrispondente del Wall Street International e non da operatore, eppure un senso di Giuda Escariota mi ha preso quando mi hanno chiesto il pass.

Il sospetto di potermi ritrovare davanti ad agenti di viaggio a sette stelle con occhio porcino, da una parte, e ragazze in micro ghingheri per il loro intrattenimento da quell’altra, mi ha tenuto lontana come un'essenza repellente: nel viaggio al massacro che è stato (ed è) diventare una piccola imprenditrice, la serata di fine lavori della fiera di Cannes ha costituito un'indimenticata pietra miliare, una di quelle bruciature che non è neppure divertente commentare a posteriori.

Dentro la Condè Nast Traveller Fair di Londra, per fortuna, non c’è traccia di ballerine nude. Le novità sono poche ma buone, alcune hanno una faccia fresca ma un back-bone bancario importante, altre sono il nuovo frutto di un piccolo sogno antico e, per quanto suoni strano, l'esperienza mi ha insegnato che sono le uniche che dureranno nel tempo. Ci sono ragazzine molto belline con foglietti esplicativi in mano: you should stop here, dice una, we have a unique product and a movie to show you what we do. Le dico “potresti essere tu quella che porta il suo prodotto in fiera invece che la ragazza immagine, non credi?”. Mi guarda come se fossi cretina, e probabilmente ha ragione.

La donna immagine mi mette malinconia - forse perché ho una figlia femmina? Forse perché sono stata allevata come un piccolo spartano da una mamma che amava suonare la chitarra più che tirare i tortelli? Chi lo sa da dove arriva questo prurito che mi prende quando vedo una donna utilizzare il suo corpo come un'arma di massa invece che come un magico incantesimo, eppure è fastidioso.

A me le donne piacciono molto. Questo piccolo preambolo non ha nulla a che fare con il diritto di una donna di essere nuda e invitante. Neppure penso che ogni cosa sia colpa degli uomini o che le donne vere non si depilino le gambe. Anzi. Dico solo che spesso abbiamo approfittato del tavolo delle pari opportunità solo per ballarci sopra senza mutande, che questa continua verifica della propria sensualità presso la sponda attraenda non ha portato che squallore nel trito dibattito uomo-donna. Mi interessa lasciare un piccolo testamento alla mia bambina, qualcosa che possa leggere fra qualche anno per trovare la sua direzione, alla sua maniera, nella pienezza viva della sua unicità: la magia di noi stesse, per me, è l'unico passo in avanti possibile, quello che proviene dalla forza creatrice, costruttiva, che noi donne possediamo, una forza che sa ostacolare la distruzione, la morte, senza fare alcuno sforzo se non ascoltare se stessa.

Quindi mi sono scelta dieci donne che ce l’hanno fatta senza farsi crescere la barba, che sono belle, famose, realizzate e femminili. Me le sono scelte con cura apposta per passare qualche ora con loro senza dovere pagare, praticamente, e celebrare qualcosa che esiste e che non smette di affascinarmi: una donna piena, realizzata, che non ha dimenticato se stessa nella corsa al successo.

Marcella Martinelli, quindi: the style whisperer, l'enciclopedia vivente - e silente - del riferimento estetico, la cultrice dello stile che dirige il suo concerto senza curarsi di una parola che non ama, e non pronuncia: trend. Martinelli è cresciuta in Svizzera e contaminata in Londra, con una cultura vastissima nel campo della moda, fotografia e pubblicità, una personalità di peso quando si parla di styling, donna edotta e raffinata che ama fare citazioni, mescolare, rinnovare, tirare fuori, decostruire per semplificare e amplificare quei pochi, illuminanti elementi che costituiscono l'unicità di una persona. E’ una stylist famosa per i suoi riferimenti, una devota della bellezza, una creatura straordinariamente gentile e delicata che ha partorito un numero di immagini iconiche dei nostri tempi.

Helena Bonham Carter, Julia Roberts, Jerry Hall, Pedro Almodovar, Angelica Houston. E poi Dita Von Teese, Sienna Miller, Jeremy Irons, Simon Le Bon, Russell Crowe, Helen McCrory: ecco un piccolo pezzettino del suo curriculum. Un numero di telefono, il suo, considerato "socialmente utile" in periodi di red carpet e lanci promozionali.

Ci incontriamo al Bell & Crown di Londra, grazie all'intercessione di amici comuni. Marcella riempie la stanza, sembra Silvana Mangano e indossa un fiore rosso fra i capelli. E' vestita di nero e accompagnata dal bellissimo marito (naturally). Mi colpiscono la sua pelle, liscia, perfetta, senza un filo di trucco, e ancora di più i suoi occhi d'argento vivo.

Marcella Martinelli si racconta.
"Il mio primo lavoro è arrivato quando ero ancora studentessa al London College of Fashion. Per caso sono arrivata a Vivienne Westwood. In questa avventura ho fatto, rifatto, smontato e rimontato un po' di tutto per un intero anno e ho affrontato la mia prima grande responsabilità: lavorare alla sfilata di Pall Mall. Poi mi sono misurata nello styling, con il mio primo servizio per il fotografo Jean Baptiste Mondino e il gruppo degli Urge Overkill - famoso per la canzone Girl you will be a woman soon nella colonna sonora di Pulp Fiction. Questa esperienza mi ha lasciato ancora più curiosa nei confronti della moda e della gente, anche se ho capito da subito che quello che mi interessa davvero è creare un'immagine unica, irripetibile - come dice Yves Saint Laurent: fashion fades, style is eternal.

Ci deve essere corrispondenza assoluta fra il contenuto e la forma esteriore, a prescindere da quello che corre, dai tempi, dalle pressioni. Aggiungo che non si può e non si deve accettare alcun compromesso: le idee, la creatività, non si possono diluire o deformare. Io ho lavorato duro, continuo ancora oggi a non risparmiarmi: non si arriva da nessuna parte senza una dedizione religiosa per quello che si fa, qualunque cosa sia.

ll peggiore tradimento verso me stessa sarebbe non avere piu voglia di creare, di partecipare, lasciare che si perda l'entusiasmo per la vita e, di conseguenza, per il processo che chiamiamo creatività. La joie de vivre fa parte di me, del mio quotidiano, umano e artistico. E' importante che ogni giorno mi porti una piccola sorpresa e faccio di tutto perché accada.

Non ritengo che ci sia alcuna utilità nel trattenere ricordi o sensazioni di esperienze negative: non è proprio nella mia natura, e non sarei franca con me stessa se non eliminassi in maniera costante quelle che ritengo scorie, scarti, della mia esperienza. Abbiamo la tendenza a considerare le esperienze negative come un pretesto per migliorarci, ma io trovo che il mio margine personale derivi da luoghi opposti a quelli della rabbia, della noia, dell'odio.

Ho ricordi meravigliosi che riguardano il mio lavoro, ad esempio il sorriso e il calore umano che mi sono stati trasmessi da Anjelica Houston quando ci siamo trovate per la prima volta assieme sul set di un servizio per Style Magazine Usa: questa donna e professionista incredibile mi ha aiutato a credere in me stessa, mi ha fatto sentire felice di avere a che fare con questo mondo e le devo molto in termine di self-confidence.

Ho aiutato Jeremy Irons nella scelta del guardaroba per une delle sue piece teatrali e anche la sua fiducia nei miei confronti è stata vitale. Anche questa è stata una prima volta, chiaramente ho sentito moltissima pressione.

Lo shoot fotografico con Helen McCrory per i BAFTA dell'anno scorso rimane uno dei più memorabili: la sua grazia, la sua bellezza, la sua infinita gentilezza mi ispirano e continuano a farlo ogni volta che la vesto per un red carpet o evento internazionale. Questa artista è veramente eccezionale.

E' la fiducia che mi viene accordata da un grande attore, da un grande artista, da un grande fotografo, ogni volta che scelgono proprio me per un lavoro di grande caratura che mi rende felice, ispirata: è quella sensazione di essere la professionista giusta nel posto giusto che mi fa crescere. Alle ragazze di oggi, domani e ieri raccomando, come a me stessa: non smettere di essere curiosa, sii onesta e metti via l'orologio quando lavori."

Con oltre dieci anni di esperienza nel settore, Marcella annovera fra i suoi clienti fotografi, celebrities, editori e stilisti di moda.