La Primavera-Estate del 2018 ha visto l'ingresso dei coniugi Luke e Lucie Meyer alla direzione creativa del marchio Jil Sander. Il loro sodalizio affettivo è divenuto professionale traducendosi nella visione congiunta di uno dei marchi più emblematici dello stile essenziale.

La pulizia formale, di questo marchio originario di Amburgo, sposa la costruzione di un'anatomia del quotidiano che individua nelle linee ricercate e nei tessuti sofisticati la traccia planimetrica di un corpo plausibile espresso dall'assenza di sovrastrutture.

Le costruzioni di Jil Sander, geometricamente disegnate per la figura umana, alludono all'epidermide sociale del vestire e non alle proiezioni ideali fuori dalla logica del portabile.

Jil Sander ha una storia longeva e affonda i suoi natali nel percorso dell'omonima fondatrice.

Heidemarie Jiline Sander, nasce il 27 novembre 1943 a Wesselburen, in Germania. Studia design tessile alla Krefeld School of Textiles. Si laurea in Ingegneria tessile nel 1963 e conclude i suoi studi all’Università della California. In questo ultimo biennio formativo si muove tra Los Angeles e New York e lavora come fashion editor per la rivista McCalls, esperienza che proseguirà nell'editoria tedesca, al suo rientro in Germania, alla morte del padre.

Il 1968 è l'anno di Amburgo.

Jil (così viene chiamata) decide di aprirvi la sua prima boutique multimarca. Qui vende nomi conclamati come Thierry Mugler e Sonia Rykiel e propone le sue prime creazioni realizzate con la macchina da cucire della madre partendo da un purismo formale che le rimarrà legato per sempre.

Dopo 5 anni, nel 1973, fonda la casa di moda Jil Sander. Nel 1974 viene presentata la prima collezione femminile. In essa i cardini germinativi di uno stile che ha fatto della purezza espressiva la forza che fa dell'assenza l'acuto della presenza: “Less is more”.

Nella scelta dei materiali la base d'appoggio di una filosofia lontana dal pauperismo e ricca di esperienza tattile e corneale. Il tratto del suo modellato sorprende per linearità ed i suoi rilievi si modellano idealmente seguendo il concetto di semi-aderenza impostato dalla rivoluzione dimensionale di Balenciaga nel secolo scorso.

Il sodalizio con il concetto di sintesi ed evoluzione fa di questo emblema del minimalismo la cesura ideale con chi ha espresso nel tailleur pantalone il senso dello stile che più fonde i generi ed il loro bisogno comportamentale in un'unica esperienza, da Coco Chanel, a Yves Saint Laurent, passando per Walter Albini e Giorgio Armani.

Questa tedesca ha neutralizzato i colori e ha raccolto nel gesto la precisione incisoria della Katana giapponese (Uchigatana) per rivelare le forme. Le sue cromie, quando presenti, sono sature e totalizzanti oppure sfumate nell'atmosfera sino ad ibridarsi figliando nella loro negazione.

Con una camicia bianca di gusto maschile, la giacca che ne accresce il vigore e la falcata avvolta nel pantalone, con il più assoluto rigore sartoriale, Jil Sander ha raccontato e ancora racconta, di un'intelligenza e passione per il proprio tempo: sigla di quella femminilità sapiente che nel furto formale dal maschile al femminile vede l'affermazione della donna sulle maglie espressive del corpo che più desidera esprimere fuori dagli stereotipi.

Dal 1997 propone la sua visione dell'universo maschile e le essenze olfattive per lei e lui ne dilatano l'umore.

Il 1999 è l'anno dell'acquisizione da parte del Gruppo Prada ed in pochi mesi i dissidi interni la portano ad abbandonare la sua creatura.

Si susseguono alla direzione creativa del brand Milan Vurkmirovic e Raf Simons, passando per Rodolfo Paglialunga, sino agli attuali Luke e Lucie Meyer e tra questi, per due volte (nel 2003 e nel 2013) la Sander è tornata al timone del marchio per un breve periodo.

I fasti delle origini si sono visti con la guida del belga Simons (2005-2012) ed oggi con Luke e Lucie Meyer che ne hanno rinvigorito la storia recente.

Nel percorso formativo e professionale della svizzera Lucie vi sono gli studi di marketing della moda al Polimoda di Firenze dove ha incontrato suo marito, e oggi partner professionale, il canadese Luke Meyer, giunto nel capoluogo toscano per uno scambio formativo di sei mesi per studiare sartoria mentre era al Fashion Institute of Technology di New York.

Dopo aver continuato gli studi di moda a Parigi, Lucie approda da Louis Vuitton, al fianco di Marc Jacobs ed in seguito da Balenciaga, sotto la guida di Nicolas Ghesquiére.

Presente da Dior, nel periodo di transizione da Raf Simons a Maria Grazia Chiuri, è nominata direttrice creativa ad interim, con Serge Ruffieux, delle collezioni haute couture e prêt-à-porter donna della Maison di Avenue Montaigne.

Nel curriculum del canadese Luke Meier, vi è una formazione in finanza alla Georgetown University di Washington D.C. e politica aziendale all'Università di Oxford. Tra New York e Firenze avviene il suo approccio con il progetto moda. Professionalmente, grazie all'incontro casuale con James Jebbia, fondatore di Supreme, diviene head designer del marchio che ha portato lo stile skatewear fuori dai contesti skatebording e con tale incarico vi rimarrà per otto anni.

Parallelamente collabora con Carhartt dove conosce il suo futuro socio in affari: Arnaud Faeh che segue lo studio stile del brand e con il quale, nel 2013, fonda il marchio di streetwear di lusso OAMC (Over All Master Cloth) di cui è ancora oggi mente creativa. Tra i più sofisticati marchi del settore è una fusione di sartorialità italiana, ispirazione avanguardista orientale ed un approccio al mercato con modalità “Made in USA”.

Dunque Haute Couture e Street Wear fusi insieme per rieditare Jil Sander, etichetta principe dell'essenzialità, dal 2008 di proprietà del conglomerato giapponese Onward Holdings Co. Ltd.

Interamente di produzione Made in Italy, la moda di Jil Sander, si esprime attraverso i Meyer come la traccia dell'inchiostro sulla pergamena, come un libro sul corpo. I toni appartengono alla neutralità della pagina bianca vestita dell'immaginazione che un racconto a quattro mani può realizzare.

Dall'origami al kimono, dal nodo alla piega, dal taglio alla frangia costellati da trasversali quanto monolitici accessori dalle forme pure ed estreme (ad esempio, i grandi sandali geta e la Sombrero Bag della Primavera-Estate 2019) i temi della moda di Luke e Lucie si permeano di spiritualità attraverso le fusioni tra dimensione immateriale e superficie e rivelano contenuti dall'alto profilo artigianale, propri delle lavorazioni che attingono alle tecniche dell'alta moda, disvelando segrete geometrie costruttive.

Le prime campagne comunicazione dei Meyer per Jil Sander vengono realizzate per la Primavera-Estate 2018 con l'acclamato regista tedesco Wim Wenders e sono costituite da una serie di cortometraggi che si sviluppano in 5 scenari diversi, girati a Berlino.

L'umanità e la passione che Lucie e Luke Meier hanno infuso nella collezione Primavera-Estate 2018 si riflettono nella campagna pubblicitaria che l'accompagna, un’ode alla purezza delle emozioni e al delicato equilibrio tra innocenza e raffinatezza (...).
Un profondo senso di attesa pervade i film che, nei momenti di maggior pathos, si interrompono lasciando lo spettatore sospeso nel tempo e nello spazio, profondamente catturato dalla narrazione e curioso di scoprire come si evolverà.

(Jil Sander)

Da questa esperienza espressiva s'impagina il dialogo con una comunicazione di valore intrinseco all'uomo e alla sua natura più intima e che evolverà nel sentimento “panico” che avvolgerà le comunicazioni successive ed i progetti autoriali legati all'universo del brand.

Le collaborazioni editoriali come A Magazine, del maggio 2020, dichiarano quella “Difesa della Natura” che da sempre si è espressa nell'arte del tedesco Joseph Beuys e che in Luke e Lucie Meyer vive simbioticamente alle loro esperienze.

Nel 2018 il rinnovato flagship store , nel quartiere di Omotesando, a Tokyo, svela il nuovo concetto di boutique ideato dal rinomato architetto John Pawson, noto per il suo approccio al design rigoroso e minimale, ma al tempo stesso emozionale, reale.

Purezza, intimità e intensità (…). La boutique, con il suo pavimento in pietra calcarea e le pareti rivestite in legno di ciliegio e intonaco a calce, utilizza materiali naturali per evocare una dimensione di profonda calma, avvolgente. Lo spazio, immerso nella quiete e inondato dalla luce, emana un'aurea di eternità.

(Jil Sander)

Con Pawson prosegue la collaborazione storica del marchio per le sue ambientazioni e ogni intervento riqualificativo, da Parigi a Milano, vive di questo longevo dialogo ed efficace interpretazione.

Uno scrigno privato aperto al pubblico è invece quanto realizzato nel concept-store di via Sant'Andrea, nella città della Madonnina. Questo luogo bianco diviene sperimentazione contenutistica dove esprimersi, oltre l'abito, con installazioni che dilatano la prospettiva dello stile nell'anima.

Un luogo dove esercitare liberamente le pulsioni creative al di là della moda.

La stratificazione formale è la cifra stilistica di un tempo che ritrova la lirica della neutralità come acuto pensiero sulla forma che nel lavoro di coppia si potenzia nell'acustica di quella L. che chiude Jil e che oggi raddoppia in stile e consapevolezza: Lucie e Luke... Meyer.