Messapi, greci, romani, bizantini, longobardi, normanni: sono solo alcuni dei popoli stabilitisi nell’antico territorio salentino di Surano, una vivace realtà che da oltre 25 anni è leader nella produzione di calzature e sneakers uomo–donna con il Calzaturificio Emmegiemme Shoes s.r.l.

Nata nel 1993 grazie all’iniziativa e allo spirito imprenditoriale dei suoi soci Rocco Gnoni e Maria Pia Morciano, l’azienda ha sviluppato nel corso degli anni una solida formazione dei suoi dipendenti, fondando un’accademia per consolidare e sviluppare il comparto produttivo d’eccellenza e un incremento della qualità delle materie prime e della sostenibilità, utilizzando esclusivamente energia solare auto-prodotta. Impegnata nella ricerca continua di materiali e di processi di produzione innovativi, il calzaturificio ha oggi deciso di lanciare il suo progetto di brand MAIMAI, una collezione di sneakers per donna ad alto posizionamento, declinate esclusivamente in materiali pregiati ed ispirate nel design all’idea salentina di bellezza, con una chiara previsione di espansione sui mercati italiano ed estero. Abbiamo incontrato Rocco e Salvatore Gnoni, rispettivamente padre e figlio, protagonisti di questa nuova realtà, sottoponendoli ad una doppia intervista per svelarci la nascita di questo progetto.

Come è stata costruita l’identità del brand MAIMAI?

Salvatore Gnoni: È stato un percorso abbastanza casuale, o meglio, naturale. Abbiamo principalmente risposto ad una domanda del mercato. L’identità di MAIMAI fonde lo stile chic nel concetto sporty. Piano piano lo stile si è consolidato in quelle proposte che sono sempre più rappresentative e iconiche, come ad esempio il patchwork, un modello che noi chiamiamo New Matcha

Rocco Gnoni: ...Che tra le varie proposte è tra quelle che riesce a mettere maggiormente in luce il nostro know how produttivo, la nostra professionalità. L’identità del nostro marchio è fatta anche, se non soprattutto, di questo. MAIMAI è nata per mettere in luce la raffinatezza delle nostre produzioni. Dietro a questo nome c’è la storia della nostra lingua. Nel nostro Salento ancora oggi “maimai” è un modo di dire, è l’affermazione di una negazione sostanziale. Dove poi, alla fine, prevale il lato positivo. “Maimai” è, in sostanza, quasi un sì. È poi facile da comprendere, perché comunque è una espressione dialettale salentina assolutamente accessibile. È italiano e suona anche esotico.

L’identità salentina in cosa si riconosce?

Salvatore Gnoni: Sicuramente si riconosce nei colori. Usiamo tonalità che richiamano la sabbia, il sole, il mare... l’arancione è il nostro tramonto. I colori esprimono la nostra identità e la fanno conoscere, anche all’estero. Alcuni dettagli delle lavorazioni poi sono riconducibili alla nostra cultura barocca. Richiamano i rosoni delle chiese di Lecce, la nostra città. Si può quindi riconoscere la “salentinità” che noi, attraverso il nostro prodotto, vogliamo fare conoscere nel mondo. Il nostro è sicuramente uno stile internazionale, ma l’idea è di richiamare alcuni dettagli della nostra identità salentina.

Punti di forza e di debolezza di essere un brand Made in Sud?

Salvatore Gnoni: Partiamo dai punti di debolezza. È abbastanza difficile essere lontani, geograficamente, da quello che è il cuore pulsante della moda, da Milano, Parigi o Londra. Le distanze sono sicuramente un ostacolo. Nel nostro lavoro sarà sempre necessario avere un contatto diretto con la committenza. Come punto di forza abbiamo la voglia di fare, comune ai nostri conterranei. Possiamo anche definirla una voglia di “riscatto”. L’orgoglio di poter produrre qualcosa che ci fa riconoscere positivamente nel mondo. La caparbietà di chi vuole mettersi in gioco.

Rocco Gnoni: Aggiungo che la prova di quanto dice mio figlio, che è cresciuto in azienda, è racchiusa nella storia della nostra azienda. La perseveranza nell’affrontare i diversi momenti della vita di un’azienda rispecchia questa determinazione, questa caparbietà “Made in Sud”. La voglia di riscatto è un motore davvero imbattibile e riguarda tutta l’impresa, dall’operaio all’imprenditore.

Salvatore Gnoni: Posso aggiungere qualcosa di poetico? Al Sud è poi anche facile essere ispirati. Siamo circondati dalla storia e dalla bellezza. Possiamo trovare tanta poesia, nel mare, nei colori della nostra terra e anche nelle persone.

Come nasce la passione per le calzature?

Rocco Gnoni: Nasce in età giovanissima. Dopo un percorso scolastico professionale avevo trovato posto come manutentore in un calzaturificio. Ero in una fase della vita in cui volevo apprendere tutto e ad ogni costo. E la calzatura mi interessava moltissimo. Dopo i primi nove anni di lavoro mi ritrovo però inaspettatamente disoccupato. Di lì scattò qualcosa nel mio percorso di vita. Ero a Roma per battermi per il mio posto di lavoro insieme ai miei colleghi. La mia energia fu notata da un consulente che mi disse: perché sprecare tutto questo entusiasmo in un’impresa che ormai non si rialzerà più? Perché non indirizzare questa forza in qualcosa che sia tuo? È stata questa persona ad incoraggiarmi e con lui, che era nel commercio della calzatura, ho fatto un lungo percorso insieme, circa 17 anni. Siamo tutt’ora grandi amici. Il mondo della calzatura è molto complesso. Ci sono tante e tante problematiche da risolvere. Per questo probabilmente arriva la passione. L’amore matura nel tempo.

Salvatore Gnoni: Io ci sono nato nelle scarpe. Mi ricordo che quando avevo tre anni volevo andare a trovare la mamma e vedere come cuciva. Mi facevano sedere lì vicino. Già da piccolo così sapevo come si facevano le scarpe. Poi durante le vacanze estive mi infilavo sempre in azienda, volevo vedere le varie fasi di lavorazione e riuscivo anche a fare qualcosa in prima persona. Volevo fare esperienza diretta della produzione. Poi quando sono arrivato a Milano per gli studi universitari... beh, Milano è la capitale della moda. Mi sono sentito ancora più coinvolto. Ho scoperto la dinamicità di questo sistema, che mi piace molto, e di lì ho trovato ulteriori stimoli per progredire in questa mia passione.

Il design di una sneaker da chi viene deciso?

Salvatore Gnoni: Credo che il design venga effettivamente “deciso” dal consumatore. Noi cerchiamo di capire i desideri e le necessità e di tradurle in una proposta attuale ed efficace. Siamo un mini team dove la parte creativa è demandata ai nostri designer e noi, semplicemente, cerchiamo di mantenere il DNA del brand e interpretare sempre meglio cosa vuole il mercato. Il design, quindi, viene deciso da una squadra composta da designer, modellisti e commerciale.

Cosa ispira la vostra collezione Fall-Winter?

Salvatore Gnoni: Ci sono tanti riferimenti al mood urbano. C’è un modello con la tomaia definita da una texture a grid che potrebbe ricordare le grate della metropolitana milanese. La costruzione confortevole delle suole suggerisce un uso prolungato sull’asfalto. L’ispirazione viene dalla strada... o meglio, potremmo dire anche direttamente dall’asfalto. I toni scarichi della palette dei colori sembrano decisamente rubati allo stile della città e alla sua estetica.

Il giornalista Paolo Rumiz afferma che “camminare è un altro modo di stare al mondo. Quando si cammina, si vive una situazione estremamente particolare, si tocca il terreno con le piante dei piedi, nobilissimi organi di senso. Il viandante è come un San Tommaso che si fida solo delle proprie emozioni”.

Quali emozioni vorreste che i vostri clienti provassero, indossando una sneaker MAIMAI? Rocco Gnoni: Mi piacerebbe che prima di tutto si sentisse sé stessa. Sicura di sé. Nella prima domanda già avevo parlato del sentirsi “con i piedi per terra”. Ecco... vorrei che le nostre sneakers regalassero questa consapevolezza alle nostre clienti. E poi vorrei che si sentissero leggere. La nostra cliente è una donna dinamica, che lavora. Deve sentirsi leggera e al tempo stesso sicura di sé.

Salvatore Gnoni: mi ha rubato la risposta perché anche per me è il sentirsi sé stesse l’emozione più bella che possiamo generare nelle nostre clienti. Tutto questo non può che trasferire gioia e fiducia. Nonché aiuta a sentirsi “giusta”.

“La qualità segue la formazione”: come mai avete deciso di aprire un’accademia di formazione interna?

Rocco Gnoni: Da una parte si può dire che l’idea della formazione sia nata anche da un’esigenza. Formare il nuovo personale avrebbe evitato problemi nel mantenimento della qualità del prodotto. Una persona inesperta, alle prime armi, può fare danni seri... Poi però, visti i riscontri positivi, ci siamo appassionati e ci siamo ritrovati a studiare nuove modalità per attrarre i giovani e coinvolgerli. Abbiamo di fatto percepito la responsabilità che l’impresa può e deve avere per includere le risorse umane del territorio e investire sul passaggio generazionale. Apprendere nuove competenze in azienda, nel luogo di lavoro, è sicuramente di grande gratificazione personale e contribuisce a che ci sia il giusto entusiasmo nel percorso professionale di un giovane.

Cosa ha significato per voi la produzione di sneakers, da oltre 26 anni, per conto dei più prestigiosi marchi del lusso americani e francesi?

Rocco Gnoni: 27 anni di attività sono una considerevole parte della vita. Non riesco a vedermi separato dalla mia attività. Produrre per tanti brand internazionali importanti è stato fondamentale per capire che avremmo potuto fare anche qualcosa per noi, per la nostra azienda. Così è nato MAIMAI. È come se fosse il figlio della consapevolezza, che ci esprime al meglio.

Salvatore Gnoni: aggiungo che lavorare con molti brand del lusso significa imparare l’attenzione per il dettaglio e capire che la qualità è un elemento fondamentale.

Differenze tra il mercato italiano e il mercato estero?

Salvatore Gnoni: Facciamo tanto estero. Soprattutto estero. Il mercato italiano è più difficile. Perché l’Italia è il giardino dell’Europa, è fonte d’ispirazione. Esportare all’estero disponendo di un articolo Made in Italy di qualità è sicuramente un percorso vantaggioso. In Italia essere made in Italy non basta. Occorre differenziarsi, essere percepiti come un marchio che, anche attraverso la sua immagine, possa portare valori da aggiungere alla qualità che spesso si tende a dare per assodata. Il consumatore italiano è più maturo e per conquistarlo... bisogna sudare!

Il tuo valore aggiunto all’azienda? Tre aggettivi per descrivere la tua personalità.

Salvatore Gnoni: Rispondo io sui tre aggettivi di papà: esigente. O meglio, molto esigente. Comprensivo e, allo stesso tempo, severo. Per quanto mi riguarda sono sicuramente solare, molto positivo, mai abbattersi e quindi anche caparbio. Il mio valore aggiunto all’azienda spero di dimostrarlo in futuro. Mentre il valore aggiunto di mio padre, se posso rispondere io anche su questo, è la conoscenza profonda del prodotto e del mercato. Io senza di lui non saprei muovermi all’interno di questo mondo.

Sneaker è sinonimo di street style e young generation, la cultura di strada ha ormai invaso il mainstream: durante la pandemia, la realtà digitale è stato un po’ il vostro “canale di strada” per comunicare con i vostri clienti?

Salvatore Gnoni: Puntiamo molto sul digitale. È essenziale per avere il contatto diretto con le nostre clienti. Avere un costante feedback sul gradimento delle nostre proposte oggi è imprescindibile. Così è possibile costruire un rapporto che nel tempo potrà consolidarsi e crescere sempre di più.

Progetti futuri?

Salvatore Gnoni: Sempre sul piano digital punteremo a rafforzare il rapporto con le nostre consumatrici implementando una sezione blog nel sito che ci permetterà anche di approfondire temi, ispirazioni e prodotto e, cosa che abbiamo già avviato, l’e-commerce. Stiamo sostenendo sempre di più questo canale di vendita proprio che ci permette di crescere anche in visibilità.

Rocco Gnoni: Sul piano industriale stiamo già puntando alla piena softwerizzazione della produzione. Ogni calzatura avrà la sua identità, ovvero la RFID, l’identificazione a radiofrequenza che, tramite microchip interno, permetterà di monitorare ogni passaggio della nostra calzatura garantendone la tracciabilità, dalla sua costruzione fino alla vendita. L’obiettivo è garantire al rivenditore, ma anche al consumatore finale, un percorso certificato, dove la filiera sia quindi completamente trasparente.