Penso che avere a fianco un angelo sia un po' la speranza di tutti. Avere qualcuno che ci supporta e ci conforta nei momenti difficili è una delle massime forme di amore. Io, ad esempio, penso di avere un angelo accanto, e si manifesta in mia moglie, che mi supporta e sopporta allo stesso tempo, speriamo ancora per molto!

È lo shoe-maker Claudio Lombardi a spiegarci come è nata l’idea del suo brand di calzature “Yoko Angel”, un nome che unisce la forte passione per la cultura asiatica, yoko in giapponese ha diversi significati, tra i quali “accanto, di fianco”, all’amore per l’arte italiana e per la propria terra, Angelo è infatti anche il nome di suo papà.

Nativo toscano, di Viareggio, insieme a sua moglie, Barbara Crescioli, stilista e creativa di Firenze ma conosciuta in Cina, Claudio ha fondato un nuovo concept di scarpa, sporty urban, che mira a coniugare stile e confort, in un prodotto unico e originale. “Racchiusi nel nostro prodotto, ci sono diversi concetti di base, il tocco sportivo - vedi la costruzione della suola - unito al tocco cittadino, vedi i diversi materiali utilizzati, tipo cavallino e glitter, perfetti per poter indossare la stessa scarpa in diverse occasioni, dall’ufficio allo shopping, e anche per serate in compagnia. Per ultimo, ma solo in termini di scrittura, dobbiamo dire che all’interno delle calzature abbiamo una zeppa in latex, che rende la camminata molto confortevole, rialza sul tallone ed evita così il mal di schiena”.

Un prodotto davvero unico, capace di coniugare in modo armonico stile, confort ed eleganza, utilizzando materiali ecosostenibili, come la gomma naturale per la suola che dona morbidezza e comodità a chi indossa un paio di Yoko Angel. “Nei miei oltre trent’anni di esperienze in Asia, ho avuto la fortuna di visitare molti Paesi, e ho potuto condividere pasti, viaggi, lavoro, con molti di questi popoli. In uno dei miei trascorsi in Vietnam insieme a delle carinissime persone locali, di Ho Chi Min, mi sono trovato in una piantagione di Hevea, ossia l’albero della gomma, ed è lì che ho pensato di usare quel prodotto naturale per fare la suola. L’India invece mi ha colpito per la varietà dei colori sgargianti ed è qui che ho pensato all’uso della tela cotone riproposto in varie campiture cromatiche per alcuni dei nostri modelli, cercando di far ritrovare alle clienti le stesse mie emozioni”.

Sicuramente lo Stato che ha maggiormente ispirato Claudio nella progettazione dei suoi modelli è il Giappone, con la sua antichissima storia e con la frenesia ordinata dei tempi moderni. Shibuya, il nome del quartiere giapponese più conosciuto al mondo, è anche il nome scelto per i modelli estivi del brand. “Durante i miei viaggi, a volte mi trovavo a dover stare per periodi lunghi in hotel e vedevo che molte persone andavano ai ristoranti, o in giro per la struttura, con le solite infradito, allora ho pensato che sarebbe stato elegante scendere con scarpe che potessero essere comode ma eleganti allo stesso tempo. Così nacque la Yoko Angel che secondo me può rendere anche una vacanza in completo relax, un modo di essere fashion sempre. Il Giappone con le sue calzature da Geisha, mi ha ispirato sicuramente più di altri posti. Quanto belle ed eleganti sono? Poi non credo ci sia un quartiere più urban di Shibuya, un mix di gente, caos e colori, un viavai continuo e per di più a piedi. Stiamo producendo anche altri modelli per l’inverno 2021/22, oltre alle Shibuya con pelo interno, avremo anche un mezzo stivale in montone con doppia suola, novità assoluta, dei quali, una versione completamente borchiata. Il suo nome è Giza, altro quartiere di Tokio, altro posto dove si cammina molto per necessità e svago”.

L’amore per la cultura asiatica è sicuramente predominante nell’animo di Claudio che ha dovuto scegliere la Cina anche come base per la produzione, date le difficoltà tecniche di reperire fabbriche capaci di realizzare la vulcanizzazione della suola, dove le scarpe vengono inserite in forno per due ore, a 120 gradi di calore. “Dopo una ricerca fatta in Spagna, Italia e Portogallo, non abbiamo trovato nessun produttore capace di realizzare le nostre scarpe. Non avevano i macchinari per fare mescolare il caucciù e non riuscivamo ad avere la gomma calda, appena uscita dalle macchine, per poter fare la lavorazione che ci serviva. Una volta uscite dal forno, infatti, le nostre scarpe vengono scartate con carta vetro, sia a macchina che a mano, e qui avveniva anche il problema di lavorazione, perchè le fabbriche che abbiamo contattato non hanno personale adatto alle operazioni richieste. C’è da dire che la nostra suola, non è uno stampo ma un semplice foglio di gomma di 3,5mm di spessore, questo significa che l’operatore, deve, dopo aver preso i segni sulla tomaia, attaccare completamente a mano la suola stessa, onda su onda… Lavoro tutto artigianale, dove si allungano molto i tempi produttivi, ma si riesce ad avere una flessibilità ed elasticità uniche”.

L’unicità risiede anche nello showroom che Claudio e Barbara hanno aperto nel marzo 2021 a Pietrasanta, un vero e proprio viaggio nel tempo e nelle diverse culture: “Fin da piccolo ho sentito dire che il corpo umano è la miglior opera d’arte mai fatta. Io sono un appassionato d’arte, mi piace guardare al di là di quello che si vede a primo sguardo in una statua, in un quadro, o altro, che al primo impatto possono piacere o meno, tutto quello che c’è dietro e soprattutto dentro, capire l’anima di un artista. Nel mio showroom voglio che i miei clienti riescano a rivivere un po' delle mie emozioni vissute in Asia; come poter vedere le Tigri del Bengala di notte, mentre loro passeggiavano ed io ero seduto su un albero a 20 metri da terra, il tutto dopo aver attraversato un bel po’ di giungla e fiumi, più o meno dieci ore di viaggio. Oppure la sensazione che ho provato, attraversando un fiume in secca, con le tigri che avrebbero potuto cibarsi di noi. Poi le metropolitane, Hong Kong, Jakarta, Hanoi, Shanghai e così via, dove i grattacieli si confondono con le baracche, milioni di persone per strada che ti invitano a casa loro per un tè o per una cena, magari a base di animali dei quali non conoscevi l’esistenza, insalate con fiori di banana, dolci fatti con il Durian (che solo l’odore ti farebbe scappare) ma poi scopri che è delizioso, street food che sono buonissimi, frenesia pura! Tutti questi periodi trascorsi fuori dall’Italia, hanno fatto di me una persona diversa, non ho necessariamente bisogno di una fissa dimora per sentirmi a casa, per me casa è dove posso conoscere, imparare, stare acceso tutto il giorno, poche pause mentali e tanta fame di esperienze. Noi siamo arte che cammina”.