Qualunque fiore tu sia, quando verrà il tuo tempo, sboccerai. Prima di allora una lunga e fredda notte potrà passare. Anche dai sogni della notte trarrai forza e nutrimento. Perciò sii paziente verso quanto ti accade e curati e amati senza paragonarti o voler essere un altro fiore, perché non esiste fiore migliore di quello che si apre nella pienezza di ciò che è. E quando ciò accadrà, potrai scoprire che andavi sognando di essere un fiore che aveva da fiorire.

(Walter Gioia)

La moda non è qualcosa che esiste solo sotto forma di abiti. La moda è nel cielo, nelle strade, la moda ha a che fare con le idee, il mondo in cui viviamo, ciò che accade.

(Coco Chanel)

Sono in tanti a pensare che la moda sia un argomento futile, ma sono altrettanto in tanti a pensare che sia un argomento molto serio, che vada al di là delle apparenze nel quale lo si vorrebbe limitare. Un argomento che comprende non solo l’abbigliamento ma il gusto di una società, i modelli di comportamento. È un importante fenomeno sociale sviluppatosi parallelamente allo sviluppo della società.

Per la sociologia classica la moda rappresenta da un lato l’imitazione di un modello esistente che garantisce la coesione sociale. Ci uniformiamo cioè ad un modello socialmente accettato sottolineando la nostra appartenenza alla comunità, ad essere come gli altri. Dall’altro lato la moda rappresenta la differenziazione personale degli individui che appaga il nostro bisogno di distinguerci dagli altri e di mostrare un certo status sociale e culturale, oltre che la propria agiatezza.

C’è stato un periodo, quello del lockdown, che ha pesato fortemente sulla nostra psicologia e socialità questo stesso ha inevitabilmente influenzato la moda. Molti marchi hanno implementato la loro sostenibilità ambientale, altri hanno optato per il valore della “comodità” dovendo tutti trascorrere molto tempo in casa. Non essendoci più eventi pubblici la nostra vita è stata ridimensionata ad una dimensione di essenzialità. Parallelamente è cresciuta la dimensione del sogno per arginare paure, ansie, fragilità. E la Mostra del Cinema di Venezia con molti look da favola è stato un esempio della voglia di vivere e sognare che è tornata allo scoperto dopo un lungo periodo di ombre. Bellissima, tra le altre, Elisa D’Ospina, portavoce di una battaglia che rifiuta gli irreali canoni fisici tradizionalmente richiesti alle modelle, che ha indossato un abito con bustino in pizzo ricamato a mano ed un’ampia gonna realizzata con 100 metri di organza nera. Un abito realizzato dallo stilista Simone Racioppo, classe 1977, che da “sempre” si dedica alla creazione di abiti ed accessori di haute couture tenendo alto il livello del made in Italy.

Una sfida, quella di Racioppo, che l’ha visto impegnato negli ultimi anni anche in collaborazioni con altri stilisti. Nel 2018, infatti, ha costituito la società Manifatture Lusso insieme a Brunella Di Benedetto che per 25 anni ha lavorato con importanti stilisti del calibro di Alexander Mc Queen, Giambattista Valli, Valentino, Vivienne Westwood. Vengono così creati progetti per conto terzi che vanno dai bozzetti dei modelli, alla realizzazione del campionario fino anche alla realizzazione dei prodotti finiti.

In un mercato moda in ripartenza, dopo la pandemia, questa fusione è prima di tutto un segnale importante della voglia ed interesse internazionale per le produzioni Made in Italy.

Ma anche di voglia di rimettersi in gioco e ricominciare a sognare, aggiungiamo noi!

Dico ricominciare a sognare perché è di questo che abbiamo bisogno, soprattutto in un settore come quello della moda che è stato il comparto che più di tutti ha subito gli effetti della pandemia. Secondo i dati Confartigianato, infatti, la caduta dei ricavi in questo settore nel 2020 è del 21,2%, doppia rispetto alla media delle imprese con minori vendite per 17,9 miliardi di euro, se consideriamo poi i tredici mesi da marzo 2020 a marzo 2021 la perdita di fatturato sale a 20,6 miliardi di euro.

I consumi delle famiglie per vestiario e scarpe si sono ridotti del 19.7% mentre le esportazioni si sono ridotte del 19.5%, intensità doppia rispetto alla media manifatturiera (10%). Confindustria Moda prevede nell’arco dei prossimi 3 anni una perdita di fatturato rispetto al 2019 di circa 9 miliardi di euro e la chiusura di circa 6.500 imprese (il 15%) con la perdita di circa 70mila posti di lavoro (il 17.8%). È per questi motivi che la crescita di un’impresa come quella di Racioppo deve rallegrarci tutti perché può diventare uno stimolo di crescita per tanti altri e gli italiani che in questo settore sono leader mondiali ne saranno sicuramente all’altezza.